Página principal  |  Contacto  

Correo electrónico:

Contraseña:

Registrarse ahora!

¿Has olvidado tu contraseña?

UN SORRISO PER TUTTI
 
Novedades
  Únete ahora
  Panel de mensajes 
  Galería de imágenes 
 Archivos y documentos 
 Encuestas y Test 
  Lista de Participantes
  
 ◄ ISCRIZIONE AL GRUPPO 
 ___CHAT___ 
 INDICE BACHECHE 
 ◄ BENVENUTO/A 
 GENERALE 
 " TUTTI I MESSAGGI " 
 ۞۞۞۞۞۞۞۞۞۞۞۞۞ 
  
 ◄◄◄ CHAT 
 ◄ ACCADDE OGGI 
 ◄ OROSCOPO DEL GIORNO 
 ◄ MESSAGGIAMOCI 
 ◄ AIUTO PC 
 ◄ AMORE 
 ◄ AUGURI 
 ◄ CONSIGLI & CURIOSITA´ 
 ◄ ATTUALITA´ 
 ◄ ARTE DI RAIOLUAR 
 ◄ GRAFICA DI ROM* 
 ◄ IL LOTTO DI NANDO 
 ◄ INDIANI D´ AMERICA 
 ◄ RICORDI & FOTO DI GIANPI 
 ◄ UMORISMO 
 ◄ MUSICA ANNI 60 / 70 ♫♪♫ 
 ◄GRUPPI MINORI ANNI 60-70 
  
 ◄ POESIE ISCRITTI 
 ◄ POESIE CLELIA ( Lelina ) 
 ◄ Clelia ♦ RACCONTI ♦ 
 ◄ POESIE & ALTRO NADIA 
 ◄POESIE DI NIKI 
 ◄ POESIE PREDILETTA 
 ◄ POESIE QUATTROMORI 
 ◄ POESIE TONY KOSPAN 
 ◄ ROBYLORD ♥ 
  
 OMAGGIO A KAROL 
 ◄ RICORDANDO EL CID 
 ◄ LEZIONI DI POESIA 
 ◄ SEZIONE SVAGO 
 ◄MATERIALI DA USARE► 
 ◄ CUCINA ITALIANA 
 __________________________ 
 Home Home 
  
 
 
  Herramientas
 
◄ ATTUALITA´: Nati oggi
Elegir otro panel de mensajes
Tema anterior  Tema siguiente
Respuesta  Mensaje 1 de 32 en el tema 
De: solidea  (Mensaje original) Enviado: 07/07/2011 07:07


 
 
 

Fu ministro delle finanze nei governi Rattazzi, La Marmora e Lanza. Fu inoltre il primo alpinista italiano a raggiungere la vetta del Monviso (1863) fondando nello stesso anno il C.A.I. (Club Alpino Italiano). Ricoprì anche la carica di presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Dopo essersi laureato a vent'anni in ingegneria idraulica ed essere entrato nel Regio Corpo delle miniere si specializzò a Parigi  in particolar modo sugli studi cristallografici. Rientrato a Torino, Sella insegnò geometria all'Istituto Tecnico. Fu tra il 1854 e il 1861 che concentrò le sue energie nello studio della cristallografia sia teorica sia morfologica. Quintino Sella, con il volume Sui principi geometrici del disegno e specialmente dell'axonometria, diede sistematizzazione alla rappresentazione degli oggetti mediante l'assonometria. Un'altra sua opera fondamentale fu Teorica e pratica del regolo calcolatore del 1859 che contribuì moltissimo alla diffusione dei nuovi strumenti di calcolo in Italia. Mentre era intento al riordino e all'ampliamento della collezione di minerali provenienti da miniere e cave degli Stati del Regno di Sardegna, giunse all'invenzione della cernitrice elettromagnetica per separare i minerali di rame dalla magnetite. Dimessosi nel 1860, per motivi politici, dalla cattedra di mineralogia , fu in seguito tra i protagonisti politici del neonato stato italiano, in particolare nel ruolo di intransigente ministro delle finanze e, nel 1870, battendosi per la conquista di Roma, come capitale del nuovo regno. Ricoprendo la carica di ministro delle Finanze si impegnò a fondo nel pareggio del bilancio statale (lui stesso definì la sua politica una economia fino all'osso), arrivando a privatizzare molti degli enti pubblici e degli immobili appartenuti alla Chiesa, ma soprattutto imponendo nuove imposte o inasprendone altre, tra le quali l'impopolare tassa sul macinato. Fu il ministro che volle dare la concessione dei cantieri navali San Rocco di Livorno alla famiglia Orlando, interrompendo il flusso di perdite accumulate dai cantieri e dando nuova vita alla città. Appassionato di alpinismo, durante il tempo della sua esperienza politica fondò - con altri otto appassionati - il 23 ottobre del 1863 il Club Alpino Italiano per rilanciare e ampliare la conoscenza culturale alpina italiana. Fu a capo della prima spedizione italiana che raggiunse la vetta del Monviso a quota 3.841, insieme ai fratelli verzuolesi Di Saint Robert. Il Club Alpino gli ha dedicato alcuni rifugi alpini, tra i quali: Rifugio Quintino Sella al Monviso sul Monviso, il Rifugio Quintino Sella nel versante sud del Monte bianco ed il Rifugio Quintino Sella al Felik nel gruppo delle Alpi Pennine. Nel 1853 Quintino Sella sposò la cugina Clotilde Rey, la quale gli sopravvisse per 31 anni. È sepolto nel cimitero monumentale del Santuario di Oropa, posto a più di 1.000 m di altezza. Per le sue ricerche nel campo della cristallografia, gli è stato intitolato il minerale sellaite



Primer  Anterior  18 a 32 de 32  Siguiente   Último  
Respuesta  Mensaje 18 de 32 en el tema 
De: solidea Enviado: 02/08/2011 06:23
 
 
 
Isabel Allende Llona
(Lima, 2 agosto 1942)
è una scrittrice cilena.

È una delle autrici latinoamericane di maggior successo al mondo, avendo dato alla letteratura sudamericana un contributo enorme. Ha scritto romanzi basati sulle sue esperienze di vita, ma ha anche parlato delle vite di altre donne, unendo insieme mito e realismo. Attualmente vive in California con suo marito, avendo ottenuto la cittadinanza americana nel 2003. A tre anni dalla sua nascita, in Perù, nel 1945 il padre, Tomas Allende, divorzia e abbandona la famiglia; la madre decide di tornare in Cile con i tre figli e andare a vivere nella casa del nonno a Santiago. Grazie all'aiuto del cugino del padre Salvador Allende, futuro presidente del Cile,  a Isabel e ai suoi fratelli non mancherà la possibilità di studiare e di vivere senza problemi economici. La casa del nonno sarà poi evocata nel primo romanzo, La casa degli spiriti, del 1982  che trae spunto dalle vicende della famiglia Allende. Nel 1956 la madre si risposa con un diplomatico e a causa del suo lavoro la famiglia farà dei soggiorni all'estero, prima in Bolivia, poi in Europa e in Libano, soggiorni che le permetteranno di conoscere un mondo diverso da quello da lei fino ad allora conosciuto nella casa del nonno. Tornata in Cile, nel 1962 si sposa con Michael Frias, da cui avrà due figli, Paula e Nicolàs. Da questo momento si dedicherà al giornalismo, mestiere che sarà da lei sempre molto apprezzato. Dopo il colpo di stato di Pinochet dell'11 settembre 1973, lascia il Cile nel 1975 trasferendosi a Caracas, in Venezuela, dove rimane fino al 1988. A quell'anno risalgono il divorzio da Frias ed il successivo matrimonio con William Gordon, con conseguente trasferimento in California, dove risiede tuttora, a San Rafael. Ne Il mio paese inventato Isabel rivela che Il piano infinito parla della vita di suo marito William. Nel 1991 improvvisamente la figlia Paula, a ventotto anni, si ammala di una malattia rara e gravissima, la porfiria, che la trascina in un lungo coma. La madre Isabel non abbandona la figlia per tutto il tempo e rimane al suo capezzale; durante tutto questo tempo comincia a scrivere, raccontando i ricordi della loro vita insieme in una commovente autobiografia. Un anno dopo la scomparsa della figlia, avvenuta nel 1992, la Allende pubblica gli scritti nel libro Paula (1995). Come molte altre personalità, nel 2000 ha partecipato alla vasta campagna di sensibilizzazione mondiale "Respect" promossa dall'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite: sulle note dell'omonima canzone di Aretha Franklin, diversi personaggi noti (fra cui, oltre alla stessa Allende, anche il segretario di stato Madeleine Albright e il premio Nobel Rigoberta Menchú Tum) hanno cantato e ballato. In tempi più recenti Allende si è dedicata alla stesura di una trilogia per ragazzi dedicata ai nipoti: i primi volumi sono stati La città delle bestie e Il regno del drago d'oro poi ha seguito l'ultimo volume La foresta dei pigmei. Il 10 febbraio 2006 ha partecipato alla Cerimonia di apertura dei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006 portando, insieme ad altre sette donne famose, la bandiera olimpica. Nel maggio 2007 è stata insignita a Trento della laurea honoris causa in lingue e letterature moderne euroamericane. Nel Settembre 2010 è stata insignita con il Premio Nazionale Cileno per la Letteratura


Respuesta  Mensaje 19 de 32 en el tema 
De: solidea Enviado: 03/08/2011 13:49

 
 
 
 

Pietro Ferreira "Pedro"
(Genova, 3 agosto 1921Torino, 23 gennaio 1945)
è stato un partigiano italiano.
Tenente di fanteria e poi comandante di divisione nella resistenza insignito della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Pietro Ferreira, nome di battaglia "Pedro", allo scoppio della guerra si arruolò come volontario e frequentò la scuola ufficiali di Moncalieri. Ad ottobre 1941, iniziò l'Accademia Militare di Modena al termine della quale, nei  1943, partecipò alla operazioni di guerra in Dalmazia come Sottotenente di fanteria in servizio permanente effettivo. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, da Spalato si mosse verso il Friuli entrando nelle formazioni partigiane. Passò poi in Piemonte entrando nella brigata di Giustizia e Libertà «Italia Libera»  operando a Cuneo nella Valle Grana. Dalla 1ª Divisione Alpina GL, nelle Valli di Lanzo, si trasferì poi in Valle d'Aosta organizzando, nella valle di Champorcher, le brigate "Mazzini" che furono il nucleo da cui si formò la 7ª Divisione Alpina GL che Ferreira comandò tra il Canavese e la Valle d'Aosta. L'8 agosto 1944 fu catturato dai nazifascisti a Torino ma riuscì ad ottenere la libertà grazie ad uno scambio di prigionieri. Il 31 dicembre 1944 cadde nuovamente in mano nemica causa il tranello tesogli a Milano da un finto finanziatore della resistenza che lo fece arrestare dai fascisti. Portato a Torino fu processato dal "Tribunale Contro Guerriglia" il 22 gennaio 1945 e condannato a morte, la fucilazione fu eseguita il 23 gennaio 1945 nel Poligono Nazionale del Martinetto di Torino da un plotone della Guardia Nazionale Repubblicana. Insieme a Pietro Ferreira furono trucidati altri 9 partigiani. Gli fu conferita la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Medaglia d'oro al valor militare alla memoria - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro al valor militare alla memoria
  «Fiera figura di partigiano, dopo avere combattuto contro il tedesco oppressore in terra straniera, accorreva sul patrio suolo per continuare la lotta di liberazione. Le valli di Lanzo, di Chialamberto e di Aosta conobbero la sua insonne attività che le trasformò in potenti baluardi contro l’avanzata nemica. Champercher, Bardonetto, Gressoney videro brillare il suo valore in audaci azioni che costituiscono luminose pagine della storia partigiana. Catturato una prima volta e liberato in seguito a scambio di prigionieri riprendeva il suo posto di combattimento finché, caduto per la seconda volta nelle mani dell’avversario, veniva condannato a morte. Nell’attesa dell’iniqua esecuzione scriveva il suo testamento spirituale dedicato ai compagni di lotta, e, al canto degli inni della Patria, con sul petto il distintivo di partigiano, affrontava il plotone di esecuzione e cadeva dopo avere comandato, eretto nella persona, il fuoco fratricida, gridando « Viva l’Italia».»
— Torino, 23 gennaio 1945

Respuesta  Mensaje 20 de 32 en el tema 
De: solidea Enviado: 04/08/2011 06:52
Timi Yuro
nome d'arte di Rosemarie Timotea Aurro
(Chicago, 4 agosto 1940Las Vegas, 30 marzo 2004),
è stata una cantante statunitense .

Nata da genitori italiani originari del Molise, si sposta giovanissima con la famiglia a Los Angeles, dove si esibisce qualche volta nel ristorante aperto dai suoi. Sottoscrive un contratto discografico con la Liberty Records ed esordisce con Hurt (1961. Il suo stile vocale potente ed emozionale ricorda quello di Dinah Washington, tanto che molti ascoltatori pensarono che Timi fosse una cantante di colore. Hurt arrivò al quarto posto della classifica americana di vendite e fu portata al successo in Italia cinque anni più tardi da Fausto Leali con il titolo A chi?. Il primo album,  risale al 1963 e contiene pezzi country e standard melodici, reinterpretati in chiave soul. Si esibisce in numerose città statunitensi e partecipa come "spalla" alla tournée australiana di Frank Sinatra del 1962. Nel 1965 viene invitata in Italia al Festival di Sanremo, al quale partecipa con due canzoni E poi verrà l'autunno e Ti credo. Tornerà nel 1968 con Le solite cose di Pino Donaggio. Verso la fine degli anni sessanta la sua stella è ormai in declino. Appena dopo il suo matrimonio (1969), decide di lasciare il mondo dello spettacolo. Nel 1976, il gruppo dei Manhattans rilancia Hurt in versione disco-music e molti disc jockey nel Regno Unito e in Olanda utilizzano la sua voce campionata per alcuni remix di successo. Yuro è incoraggiata a ricominciare, ma nei primi anni ottanta le viene diagnosticato un tumore alle corde vocali. Viene operata, ma perde la sua potente voce. Il suo ultimo disco, Timi Yuro sings Willie Nelson, risale al 1984. Il cancro tornerà ad aggredirla alla gola e Timi muore nella sua casa di Las Vegas nel marzo 2004.


Respuesta  Mensaje 21 de 32 en el tema 
De: solidea Enviado: 05/08/2011 05:18

Esordisce nel cinema a 15 anni in Guendalina di Alberto Lattuada (1957) e da allora inizia una lunga carriera che la porterà a diventare una delle maggiori interpreti del cinema e del teatro italiano. Ancora poco più che adolescente, nel 1958, figura fra gli interpreti di Padri e figli, sceneggiato televisivo . Nel 1959 è valletta nel programma TV "Il Musichiere", condotto da Mario Riva, facendo coppia con Patrizia Della Rovere. A partire dagli anni sessanta inizia a lavorare in teatro. Proprio nel 1960 interpreta Giulietta a Verona nell'ambito del Festival Shakespeariano, dove incontra Gian Maria Volonté, che sarà il suo compagno di vita per molti anni e dal quale avrà una figlia. Con Volonté, Gravina condivide anche un forte impegno politico. Candidata per il PCI nel collegio di Milano alle elezioni politiche del 4 giugno 1979, subentra in qualità di prima dei non eletti al defunto Luigi Longo, sedendo tra i banchi della Camera dei deputati dal 23 ottobre 1980 all'11 luglio 1983. Dopo anni di impegno teatrale, nel 1967 torna al cinema con ruoli più maturi, interpretando I sette fratelli Cervi  e, l'anno successivo, Banditi a Milano  accanto a Volonté. Di tutt'altro genere il ruolo dell'indemoniata Ippolita Oderisi nel film L'anticristo (1974). Oltre al teatro e al cinema, partecipa anche a diversi sceneggiati televisivi, tra i quali il famosissimo Il segno del comando del 1971. Con gli anni '90, abbandona sempre più la televisione per dedicarsi esclusivamente al teatro, dove è diretta dai massimi registi italiani. Tra le interpretazioni più significative spicca quella di Mirandolina ne La locandiera di Carlo Goldoni


Respuesta  Mensaje 22 de 32 en el tema 
De: solidea Enviado: 06/08/2011 07:11
Lucille Désirée Ball
(Jamestown, 6 agosto 1911Beverly Hills, 26 aprile 1989)
è stata un'attrice statunitense.

Affascinante e spigliata, dotata di verve comica non comuni, oltre ad interpretare diversi film per il cinema ha lavorato molto anche in televisione: famosissima in tutto il mondo la sua situation comedy Lucy ed io (I Love Lucy). Lucille Ball mosse i primi passi nel mondo dello spettacolo posando come modella per una rivista, e nel 1933 riuscì ad interpretare un ruolo, nel film Il museo degli scandali (1933); dopo questa sua prima interpretazione ne seguirono altre in piccoli ruoli . Dopo una serie di ruoli brillanti, tra cui quello dell'attricetta senza lavoro in Palcoscenico (1937), e della partner dei deliranti fratelli Marx in Servizio in camera (1938), nel 1942 fu impegnata in una parte drammatica nel film Dedizione (1942), con Henry Fonda. Nel 1940 sposò il direttore d'orchestra di origini cubane Desi Arnaz, con il quale interpretò la famosa serie televisiva Lucy ed io (dal 1951 al '57), in cui mise in evidenza tutte le sue spumeggianti doti di attrice comica, nel ruolo di un'affascinante e un po' svagata madre di famiglia le cui velleità artistiche le procurano comici guai. Il matrimonio con Arnaz - da cui nacquero due figli, Desi jr. e Lucie - terminò con il divorzio nel 1960, e l'anno successivo l'attrice si risposò con Gary Morton. Sempre nel 1960 interpretò la commedia cinematografica Un adulterio difficile (1960), in coppia con Bob Hope, e due anni dopo tornò sul piccolo schermo con la sit-com The Lucy Show, che proseguì sempre con grande successo fino al 1968. La fortunata serie cambiò poi titolo in Here's Lucy e impegnò l'attrice fino al 1974, dandole l'occasione di recitare anche accanto ai suoi due figli. Negli anni settanta tornò nuovamente sullo schermo nella versione cinematografica del musicalMame (1974), di scarso successo, che avrebbe rappresentato la sua ultima esperienza cinematografica. Dopo diversi anni di assenza dal piccolo schermo, nel 1986 tornò ad essere spigliata interprete di una gradevole sit-com, dal titolo Life With Lucy, che però non riscosse il successo sperato. Lucille Ball morì a causa di un aneurisma all'aorta nella sua casa di Beverly Hills nell'aprile del 1989.


Respuesta  Mensaje 23 de 32 en el tema 
De: solidea Enviado: 31/08/2011 07:14
Richard Basehart
 è stato un attore statunitense.

Nativo di Zanesville, trascorse gran parte della sua infanzia in un orfanotrofio dopo la morte della madre, e quando suo padre, Harry Basehart, non fu capace di badare ai suoi quattro figli. Intenzionato inizialmente a seguire le orme del padre nel giornalismo, il tredicenne Richard iniziò a recitare in piccoli ruoli all'interno della compagnia teatrale cittadina. Dopo aver terminato le scuole superiori si unì ad una compagnia di teatro nel 1932, senza lasciare il lavoro di reporter . A metà degli anni trenta si unì alla compagnia di Jasper Deeter  recitando per cinque anni in diversi classici del teatro. Alla fine degli anni trenta si spostò a New York in cerca di fortuna nei teatri di Broadway. Nel 1939 conobbe l'attrice Stephanie Klein che sposò agli inizi del 1940. Continuò a cercare una svolta nella sua carriera teatrale e nel 1942 si unì alla compagnia teatrale di Margaret Webster, tuttavia la sua carriera cambiò rotta solo nel 1945 nella commedia The Hasty Heart quando gli venne affidato il ruolo principale del soldato scozzese, interpretazione per la quale vinse il New York Drama Critics Award nel 1945. Fu da quel momento che la carriera di Basehart intraprese anche la via del cinema con il suo primo contratto con il mondo di Hollywood. La sua prima pellicola fu Dimmi addio del 1947, a cui seguì il film drammatico Il grido del lupo  del 1947 . Il merito di Basehart in questo periodo della sua carriera cinematografica fu quello di scegliere con molta attenzione i suoi ruoli, affinché non venisse riconosciuto con un unico stereotipo di personaggio a cui potesse essere in seguito costretto a legarsi. La prima interpretazione a dargli una certa notorietà fu nella pellicola poliziesca Egli camminava nella notte del 1948, nella quale Basehart interpreta magistralmente il ruolo di un tecnico elettronico dedito al furto. Nei successivi due anni Basehart interpretò diversi ruoli importanti, il più noto dei quali è il dramma storico Il regno del terrore del 1949, nel quale l'attore interpreta magistralmente il ruolo di Maximilien Robespierre, responsabile del bagno di sangue che seguì la Rivoluzione Francese. Nel 1950 Basehart venne chiamato ad interpretare uno dei ruoli più difficili ed impegnativi della sua carriera nella celebre pellicola drammatica  La 14ª ora. Fu durante le riprese di questa pellicola che sua moglie Stephanie, fu colta da un malore che si rivelò essere un tumore cerebrale del quale morì poco tempo dopo. Dopo aver terminato le riprese del film Basehart lasciò gli Stati Uniti e si trasferì in Italia, dove conobbe l'attrice Valentina Cortese che sposò nel 1951. Tra i principali lavori a cui ha preso parte ricordiamo i film degli anni cinquanta La strada (1954) e Il bidone (1955), l'epico Moby Dick (1956), il dramma militare Il fronte del silenzio (1957) per cui ricevette una nomination ai BAFTA Awards. In seguito prese parte alla serie televisiva Voyage to the Bottom of the Sea (1964-1968), l'episodio pilota della serie televisiva Supercar (1982), in cui interpretò Wilton Knight. Vittima di una malattia di cuore, è morto al Medical Center di Los Angeles il 17 settembre 1984 a 70anni.


Respuesta  Mensaje 24 de 32 en el tema 
De: solidea Enviado: 01/09/2011 07:24

 

rockymarciano-1

 
 
 
 
Rocky Marciano, pseudonimo di Rocco Francis Marchegiano
(Brockton, 1 settembre 1923Newton, 31 agosto 1969),
è stato un pugile italiano naturalizzato statunitense.
Campione del mondo di pugilato dei pesi massimi dal
23 settembre 1952 al 30 novembre 1956: l'unico a ritirarsi imbattuto.
 

Di origine italiana, Marciano nasce a Brockton, da Pierino Marchegiano e Pasqualina Picciuto, due emigrati italiani che avevano lasciato il paese nei primi decenni del secolo: Pierino era originario di Ripa Teatina,(Chieti), e Pasqualina proveniva da San Bartolomeo in Galdo, (Benevento). Oltre a Rocco, i coniugi Marchegiano ebbero altri cinque figli, le tre femmine Alice, Concetta ed Elizabeth e i due maschi Louis e Peter. All'età di un anno il piccolo Rocco contrasse la polmonite, a causa della quale rischiò addirittura la morte. A 16 anni, grazie a lavori in cantiere, sviluppò un fisico possente ed ottimo per praticare il pugilato. Nel 1943, all'età di circa 20 anni, si arruolò nell'esercito. Dopo avere steso un australiano con un violento pugno destro durante una rissa in un pub di Cardiff, in Gran Bretagna, Marciano comprese le sue potenzialità da boxeur e con l'aiuto dello zio Mike, che gli procurò un manager, iniziò la sua carriera da dilettante nel mondo del pugilato. Il suo primo combattimento andò male perché fu squalificato dopo pochi minuti per delle scorrettezze. Si iscrisse successivamente ad un torneo per dilettanti a Portland, dove arrivò in finale ma perse dopo avere accusato un forte dolore alla mano destra. Il primo incontro da professionista gli venne offerto nel 1947: qui Rocky Marciano batté con estrema facilità Lee Epperson, grazie al suo micidiale destro che colpì il pugile avversario sul diaframma. Tarchiato, lentissimo, tecnicamente grezzo e dotato di un allungo inferiore alla media dei massimi (170 cm, il minore in assoluto nella storia dei campioni del mondo dei pesi massimi), Marciano riusciva a compensare questi limiti con l'aggressività, la resistenza fisica e, soprattutto, col suo destro terrificante, che gli valse il soprannome di  Il Bombardiere di Brockton e con cui mandò al tappeto tutti i suoi avversari, tra cui i maggiori pugili all'epoca in circolazione. Infatti la sua carriera proseguì a gonfie vele con 17 incontri tutti vinti per KO. Costretto a delle pause a causa di forti traumi alla schiena, appena tornato Marciano si ritroverà di fronte Carmine Vingo, un italo-americano come lui ma di differente stazza fisica, era infatti alto 193 cm e aveva alle spalle moltissimi incontri vinti per KO. Vingo andò giù alla sesta ripresa, anche se Rocky vinse l'incontro, la fatica gli fece perdere i sensi e fu portato in ospedale, dove rimase per alcuni giorni. Nel suo palmares una vittoria per KO all'8a contro il "Brown Bomber" Joe Louis - per la verità in grande declino - il 26 ottobre 1951 al Madison Square Garden. Louis è sempre stato l'idolo di Marciano e dopo l'incontro nascerà tra i due un'amicizia sincera, che porterà Rocky ad aiutare il vecchio campione caduto in disgrazia - sia di salute che di finanze - dopo il ritiro. Vince il titolo di Campione del Mondo dei Pesi Massimi il 23 settembre 1952 a Filadelfia. Difende il titolo altre 5 volte, vincendo tutti quanti gli incontri, l'ultimo  il 21 settembre 1955. Il suo strabiliante record parla di 49 vittorie, di cui 43 per KO, e nessuna sconfitta. 20 dei 43 KO sono giunti entro la terza ripresa. In virtù di questo è ricordato come uno dei più grandi pugili di tutti i tempi. Secondo molti esperti è il miglior pugile della storia, superando grandi nomi come Mike Tyson, Muhammad Alì e Jake LaMotta. È morto in circostanze drammatiche, precipitando, assieme al pilota del suo aereo privato, durante un volo condotto in condizioni atmosferiche definite proibitive dal pilota stesso.


Respuesta  Mensaje 25 de 32 en el tema 
De: solidea Enviado: 02/09/2011 11:32
 
Giovanni Carmelo Verga
(Catania, 2 settembre 1840Catania, 27 gennaio 1922)
è stato uno scrittore e drammaturgo italiano,
considerato il maggior esponente della corrente letteraria del verismo.
Nacque il 2 settembre 1840 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri: fu registrato all'anagrafe di Catania. Il padre, Giovanni Battista Catalano, era di Vizzini e possibile ritenere che la nascita di Verga sia avvenuta nei pressi di Vizzini, dove la famiglia Verga aveva delle proprietà, e discendeva dal ramo cadetto di una famiglia alla quale appartenevano i baroni di Fontanabianca; la madre si chiamava Caterina Di Mauro e apparteneva ad una famiglia borghese di Catania. Nato prematuro di 7 mesi, nella villa di campagna di Vizzini  il piccolo sarebbe poi stato riportato nel capoluogo etneo poiché l'epidemia di colera nel frattempo, si era spostata nelle campagne vizzinesi. Un'altra constatazione è relativa a un'annotazione apposta sull'occhiello di una copia della prima edizione delle Novelle Rusticane, che Verga regalò all'amico scrittore Luigi Capuana. Si legge: « A Luigi Capuana "villano" di Mineo - Giovanni Verga "villano" di Vizzini. » l'uso del termine villani dimostrerebbe, comunque, come Verga fosse a conoscenza di essere nato in un piccolo paese di provincia (come Capuana), a Vizzini o quasi, appunto in una contrada di campagna, e pertanto villano. Sull'esatta data di nascita l'incertezza è altrettanto ampia. L'atto di nascita riporta la data del 2 settembre 1840. L'8 settembre è in realtà la data di battesimo, mentre quella di nascita è probabilmente antecedente e da Vizzini a Catania giustificherebbe dunque il ritardo nella registrazione e la posticipazione della data. Verga, compiuti gli studi primari, venne inviato, per gli studi secondari, alla scuola di don Antonio Abate, scrittore, fervente patriota e repubblicano, dal quale assorbì il gusto letterario romantico ed il Patriottismo. Nel 1854, a causa d'una epidemia di colera, la famiglia si rifugiò nella campagna di Tèbidi e vi ritornerà nel 1855 per lo stesso motivo. I ricordi di questo periodo, legati alle sue prime esperienze adolescenziali e alla campagna, ispireranno molte delle sue novelle, come Cavalleria rusticana e Jeli il pastore, oltre al romanzo Mastro don Gesualdo. A soli quindici anni, tra il 1856 ed il 1857, Verga scrisse il suo primo romanzo d'ispirazione risorgimentale Amore e patria rimasto inedito. Iscrittosi nel 1858 alla Facoltà di legge all'Università di Catania, non dimostrò però grande interesse per le materie giuridiche e nel 1861 abbandonò i corsi, preferendo dedicarsi all'attività letteraria e al giornalismo politico. Con il denaro datogli dal padre per concludere gli studi, il giovane pubblicò a sue spese il romanzo I carbonari della montagna (1861- 1862), un romanzo storico che si ispira alle imprese della Carboneria calabrese contro il dispotismo napoleonico di Murat. Il suo terzo romanzo, pubblicato nel 1863, dapprima a puntate sulle appendici della rivista fiorentina La nuova Europa, intitolato Sulle lagune, Il romanzo narra la vicenda sentimentale di un ufficiale austriaco con una giovane veneziana in uno stile severo e privo di retorica. Entrambi innamorati della vita finiranno per morire insieme. Verga lavorò in questo periodo frequentemente anche ad Acitrezza ed AcicastelloNella novella Libertà, il Verga rivive con forza drammatica una di queste rivolte, quella di Bronte. Con l'arrivo di Garibaldi a Catania venne istituita la Guardia Nazionale e il Verga, nel 1860, si arruolò in essa prestando servizio per circa quattro anni ma, non avendo inclinazioni per la disciplina militare, se ne liberò con un versamento di 3.100 lire. Nel frattempo, insieme a  Emilio Del Cerro, fondò il settimanale Roma degli Italiani, che si basava su una programma anti-regionale, e lo diresse per tre mesi oltre a collaborare alla rivista L'Italia contemporanea. Il settimanale passerà in seguito sotto la direzione di Antonino Abate. Nel 1862, Verga e Niceforo ritentano l'esperienza con la rivista letteraria L'Italia contemporanea sulla quale il Verga pubblica la sua prima novella verista, Casa da thè. La rivista però ha breve durata e, dopo il primo numero, viene assimilata da Enrico Montazio alla rivista fiorentina Italia, veglie letterarie. Anche il giornale l'Indipendente, fondato e diretto da Verga sempre nel '62, venne, dopo dieci numeri, lasciato alla direzione dell'Abate. In quello stesso anno Verga pubblicò su la Nuova Europa le prime due puntate del romanzo Sulle lagune che verranno sospese per un anno e infine riprese dall'inizio e terminate il 15 marzo 1863 dopo 22 puntate. Nel 1865 si recò per la prima volta, lasciando la provincia, a Firenze e vi rimase dal 13 gennaio fino al 14 maggio. In questo periodo scrisse una commedia, che è stata pubblicata solo nel 1980, dal titolo I nuovi tartufi, che venne inviata, sotto forma anonima, al Concorso Drammatico bandito dalla Società d'incoraggiamento all'arte teatrale ma senza successo e il romanzo Una peccatrice. Firenze era a quei tempi la capitale del Regno e rappresentava il punto d'incontro degli intellettuali italiani e il giovane Verga avrà modo di conoscere. A Firenze ritornerà nell'aprile 1869 dopo che la nuova epidemia di colera diffusasi nel 1867 l'aveva costretto, insieme alla famiglia, a trovare rifugio dapprima nelle proprietà di Sant'Agata li Battiati e poi a Trecastagni. A Firenze, dove rimarrà fino al 1871, decise quindi di stabilirsi avendo compreso che la sua cultura provinciale era troppo restrittiva e che gli impediva di realizzarsi come scrittore. Nel 1866 l'editore torinese Negro gli aveva intanto pubblicato Una peccatrice, un romanzo di carattere autobiografico e fortemente melodrammatico. Introdotto dal Dall'Ongaro presso i salotti culturali di Ludmilla Assing e delle signore Swanzberg, madre e figlia entrambe pittrici, conobbe Vittorio Imbriani e altri letterati. Iniziò quindi a condurre una vita mondana frequentando il Caffè Doney, dove conosce letterati e attori, il Caffè Michelangelo luogo d'incontro dei pittori macchiaioli più noti dell'epoca e recandosi spesso alla sera a teatro. Risale a questo periodo la stesura del romanzo epistolare Storia di una capinera che apparve nel 1870 sul giornale di moda Il Corriere delle Dame e che l'anno seguente verrà pubblicato.  Il romanzo ebbe un gran successo e il Verga incominciò ad ottenere i suoi primi guadagni. Il 20 novembre 1872 Verga si trasferì a Milano dove si fermerà, pur con diversi e lunghi ritorni a Catania, fino al 1893. A Milano frequenterà in modo assiduo il salotto Maffei dove conosce i maggiori rappresentanti del secondo romanticismo lombardo e si incontra con l'ambiente degli scapigliati, legando soprattutto con Arrigo Boito, Emilio Praga e Luigi Gualdo. Gli anni milanesi saranno ricchi di esperienze e favoriranno la nuova poetica dello scrittore. Risalgono a questi anni Eva (1873), Nedda (1874), Eros e Tigre reale (1875). Lo scrittore intanto si era avvicinato ad autori nuovi e aveva iniziato un abbozzo del romanzo I Malavoglia. Nel 1876 verrà pubblicata  una raccolta di novelle, Primavera e altri racconti, che erano precedentemente apparsi sulle riviste Illustrazione italiana e Strenna italiana. Nel 1878 apparve sulla rivista Il Fanfulla la novella Rosso Malpelo e nel frattempo egli iniziò a scrivere Fantasticheria. Risale a questi anni il progetto di scrivere un ciclo di cinque romanzi, Padron 'Ntoni, Mastro-don Gesualdo, La Duchessa delle Gargantas, L'onorevole Scipioni, L'uomo di lusso, che in origine avrebbero dovuto essere titolati la Marea per poi essere cambiati in I vinti, che, nell'intenzione del Verga, dovevano rappresentare ogni strato sociale, da quello più umile a quello più aristocratico e sarà questo "l'inizio della più felice e fervida stagione narrativa dello scrittore catanese". Il 5 dicembre 1878 Verga ritornò a Catania in seguito alla morte della madre e farà seguito un lungo periodo di depressione. In luglio lasciò Catania e, dopo essere stato a Firenze ritornò a Milano dove ricomincerà, con maggior fervore, a scrivere. Nell'agosto 1879 uscirà Fantasticherie sul Fanfulla della domenica e, nello stesso anno, scriverà Jeli il pastore oltre a pubblicare, su diverse riviste, alcune novelle di Vita dei campi che vedrà la luce  nel 1880.  Nel 1882, oppresso da bisogni economici, pubblicò il romanzo "Il marito di Elena" dove verranno ripresi i temi erotico-mondani della prima maniera anche se con una più accurata indagine psicologica. Risale a questo periodo la stesura delle future "Novelle rusticane" che verranno pubblicate man mano su alcune riviste. Durante la primavera lo scrittore si recò a Parigi nel 1887 pubblicherà I Malavoglia nella traduzione francese. Alla fine dell'anno, ma con data 1883, pubblicò la raccolta di dodici novelle con il titolo Novelle rusticane dove si fa predominante il tema della "roba". Il 1884 sarà caratterizzato dall'esordio teatrale dello scrittore che, adattando la novella omonima apparsa in Vita dei campi, mise in scena Cavalleria rusticana che verrà rappresentata il 14 gennaio 1884 al Teatro Carignano di Torino e avrà come attori Eleonora Duse nella parte di Santuzza e Flavio Andò nella parte di Turiddu. Il dramma, come già aveva intuito il Giacosa che aveva seguito il lavoro del Verga, ottenne un grande successo. Confortato da ciò, Verga preparò un'altra commedia, essa venne rappresentata a Milano al Teatro Manzoni, senza però ottenere il successo di quella precedente. Afflitto da una grave crisi psicologica dovuta alle preoccupazioni di carattere finanziario e dal fatto che non riusciva a portare avanti come voleva il Ciclo dei Vinti, decise di ritornare in Sicilia. Nel 1887 uscì, la raccolta Vagabondaggio. Gli anni tra l'86 e l'87 li trascorse lavorando, ampliandole, alle novelle pubblicate. Nel 1888 soggiornò per un periodo di alcuni mesi a Roma e all'inizio dell'estate ritornò in Sicilia e, tranne alcuni soggiorni a Roma, vi rimase fino al novembre del 1890. Terminata nel frattempo la prima stesura del romanzo Mastro don Gesualdo, esso venne pubblicato a puntate sulla rivista La Nuova Antologia. Il libro venne dato alle stampe,a fine anno ottenendo una buona accoglienza sia dal pubblico sia dalla critica. Lo scrittore, rincuorato dal buon successo del romanzo, continuò la pubblicazione delle novelle che faranno poi parte delle due ultime raccolte. L'8 aprile 1890, al Teatro Costanzi di Roma, venne intanto messa in scena Mala Pasqua tratta dalla novella dello scrittore che però non ottenne un gran successo. Solo un mese dopo venne rappresentata, nello stesso teatro, l'opera Cavalleria rusticana musicata da Pietro Mascagni riscuotendo grande applauso di pubblico e di critica.  Gli verrà offerta una modesta cifra, 1.000 lire che il Verga non volle accettare. Rivoltosi alla Società degli Autori, che si dimostrò solidale con lo scrittore, egli sarà però costretto ad agire attraverso vie legali. Ha inizio così nel 1891 una complessa vicenda giudiziaria che sembra concludersi, il 22 gennaio 1893, allorché Verga accetta, una tantum, la somma di lire 143.000 come "compensazione finale". Nel 1891 erano intanto usciti  I ricordi del capitano d'Arce e nel 1894 Don Candeloro e C.i. Nel 1893 lo scrittore si trasferì definitivamente a Catania dove, a parte qualche breve viaggio a Milano e a Roma, vi rimase fino alla morte. Da alcuni anni lo scrittore aveva intanto intrapreso una relazione con la pianista Dina Castellazzi contessa di Sordevolo che durò tutta la vita, anche se la riluttanza del Verga al matrimonio ridusse la relazione amorosa ad una affettuosa amicizia. Il 24 gennaio 1922, colto da ictus, non riprese conoscenza e il 27 gennaio morì a Catania nella casa di Sant'Anna assistito dai nipoti e dall'amico De Roberto. Giovanni Verga riposa oggi, dimenticato da tutti, nel cimitero monumentale di Catania, immerso nella sporcizia e nel degrado

Respuesta  Mensaje 26 de 32 en el tema 
De: solidea Enviado: 04/09/2011 07:39

Lina Volonghi
all'anagrafe Giuseppina Angela Volonghi
(Genova, 4 settembre 1914Milano, 24 febbraio 1991),
è stata un'attrice italiana, attiva in teatro, cinema, radio e televisione.
 
 

Artista eclettica, è stata interprete di radiodrammi e di opere teatrali in lingua e in dialetto, come La bocca del lupo , Le baruffe chiozzotte e I rusteghi, di Carlo Goldoni. Grazie alla sua naturale vis comica ha potuto interpretare ruoli brillanti in numerose commedie brillanti e pochade, senza peraltro trascurare opere di maggiore impegno drammaturgico. A lungo attrice stabile al Teatro Duse, ha tenuto per il Teatro di Genova corsi di recitazione per giovani attori. Con il proprio particolare timbro di voce, ha letto e registrato su vinile diverse fiabe della raccolta I Racconta Storie. In suo nome è stato istituito un premio teatrale. È stata sposata con l'attore Carlo Cataneo. Nata nello storico quartiere di Sturla, sei fratelli, Volonghi fu - ancora giovanissima - una promessa del nuoto italiano che lasciò, nonostante i consigli della sua famiglia, per amore del teatro. A scritturarla fu, nel 1933 l'attore genovese Gilberto Govi che le affidò una parte ne I manezzi pe maj na figgia. Sentendosi costretta nel repertorio dialettale, decise sei anni dopo di lasciare la compagnia goviana e di trasferirsi a Roma per approdare al Teatro delle Arti . A fine anni quaranta il suo nome figurava in ditta con quelli di Ernesto Calindri, Franco Volpi e Lia Zoppelli. Dai primi anni cinquanta Volonghi fece parte, della compagnia teatrale fondata da Renzo Ricci ed Eva Magni. Da allora, ha lavorato con i maggiori attori italiani del teatro di prosa. Particolarmente importante è stata la sua collaborazione con il Teatro di Genova, a cui approdò fin dagli anni cinquanta. Diretta dai maggiori registi teatrali del Novecento  ha avuto in repertorio opere di massimi autori, ad esempio Come le foglie di, Il tacchino, L'estro del poeta per arrivare, a fine carriera, a Madre Coraggio , La brocca rotta , Buonanotte mamma  e Bussando alla porta accanto, lavoro con cui nel 1986 diede l'addio al palcoscenico perché colta da un improvviso attacco cardiaco che le impedì di riprendere a lavorare.  Per la televisione è stata interprete di diversi Caroselli e di numerose riduzioni e adattamenti teatrali.


Respuesta  Mensaje 27 de 32 en el tema 
De: solidea Enviado: 05/09/2011 08:42

 

 
Goffredo Mameli dei Mannelli,
meglio noto come Goffredo Mameli
(Genova Voltri, 5 settembre 1827Roma, 6 luglio 1849)
è stato un poeta, patriota e scrittore italiano
nato nel Regno di Sardegna.

Annoverato tra le figure più famose del Risorgimento italiano,
morì a seguito di una ferita infetta che si procurò
durante la difesa della seconda Repubblica Romana.
È l’autore delle parole dell’attuale inno nazionale italiano.

Nato nell'allora Regno di Sardegna, suo nonno era Giorgio Giovanni, della famiglia aristocratica sarda dei "Mameli" o "Mameli dei Mannelli", sembra originaria di Lanusei; Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, contrammiraglio della Regia Marina Sarda, aveva percorso tutta la carriera nella marina iniziando da ufficiale, spostandosi per ricoprire la carica a Roma e parlamentare a Torino. La madre era Adelaide  Zoagli, della famiglia aristocratica genovese degli Zoagli figlia a sua volta del Marchese Nicolò Zoagli e di Angela dei Marchesi Lomellini. Giorgio Mameli, il padre, aveva comandato a Genova una squadra della flotta del Regno di Sardegna le cui capitali erano Cagliari e Torino. Goffredo Mameli, istruito nelle Scuole Pie di Genova, docente nel collegio di Carcare in provincia di Savona, fu autore, all'età di quasi 20 anni, delle parole del Canto degl'Italiani (1847), più noto in seguito come Inno di Mameli, adottato un secolo dopo come inno nazionale provvisorio della Repubblica Italiana nel 1946, musicato da Michele Novaro. Ma già ai tempi della scuola dimostrò il suo talento letterario componendo versi d'ispirazione romantica, intitolati Il giovane crociato, L'ultimo canto, Le vergine e l'amante. Mameli venne presto conquistato dallo spirito patriottico e, durante i pochi anni della sua giovinezza, riuscì a far parte attiva in alcune memorabili gesta che ancor oggi vengono ricordate, come ad esempio l'esposizione del tricolore per festeggiare la cacciata degli Austriaci nel 1847. Nel marzo 1848 organizzò una spedizione di trecento volontari per andare in aiuto a Nino Bixio durante l'insurrezione di Milano e, in virtù di questa impresa coronata da successo, venne arruolato nell'esercito di Giuseppe Garibaldi con il grado di capitano. In questo periodo compose un secondo canto patriottico, intitolato l'Inno militare musicato da Giuseppe Verdi. Dopo l'armistizio, tornato a Genova riuscì a dedicarsi alla composizione musicale diventando contemporaneamente direttore del giornale Diario del Popolo e senza dimenticare di pubblicizzare le sue idee irredentiste nei confronti dell'Austria. La sua opera di patriota venne anche svolta: a Roma, nell'aiuto a Pellegrino Rossi e per la proclamazione del 9 febbraio 1849 della Repubblica romana di Mazzini, Armellini e Saffi; e in una campagna, svolta a Firenze, per la fondazione di uno stato unitario tra Lazio e Toscana. Nel suo continuo vagabondaggio si trovò nuovamente a Genova, sempre al fianco di Nino Bixio nel movimento irredentista fronteggiato dal generale Alberto La Marmora, quindi nuovamente a Roma nella lotta contro le truppe francesi venute in soccorso di Papa Pio IX . La sua morte avvenne in seguito a delle circostanze accidentali: nella difesa della Villa del Vascello durante la breve Repubblica romana del 1849 fu ferito in maniera non particolarmente grave con la baionetta, da parte di un commilitone, alla gamba sinistra, che dovrà però essere amputata per la sopraggiunta cancrena dal medico ed amico Agostino Bertani. Morì per la sopravvenuta infezione il 6 luglio 1849, alle 7.30 del mattino, a soli 21 anni, presso l'ospizio della Trinità dei Pellegrini . Fu sepolto al Verano, dove è ancor oggi visibile il suo monumento. Tuttavia le sue spoglie vennero traslate nel 1941 al Gianicolo, dove il fascismo belligerante aveva spostato e ricostruito il Mausoleo Ossario Garibaldino eretto inizialmente (nel 1879) lì presso, nel piazzale di San Pietro in Montorio. Le sue spoglie riposano nel Gianicolo.


Respuesta  Mensaje 28 de 32 en el tema 
De: solidea Enviado: 07/09/2011 08:37

Nasce in un paesino nell'entroterra  romagnolo a 20 km da Rimini, da una povera famiglia di operai, settimo di 9 figli. All'età di 12 anni entra in seminario a Urbino per passare dopo tre anni a quello di Rimini. Viene ordinato sacerdote il 29 giugno 1949. Il 5 luglio dello stesso anno viene nominato cappellano della parrocchia di San Nicolò a Rimini. Nell'ottobre 1950 viene chiamato in seminario a Rimini quale insegnante e insieme nominato vice-assistente della GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica) di Rimini . È in questo periodo che matura in lui la convinzione dell'importanza di essere presenti ai giovani adolescenti, in particolar alla fascia fra i 13 e i 15 anni, ai quali nell'Azione Cattolica veniva dato il nome di pre-ju, periodo nel quale si formano i metri di misura definitivi dei valori di vita. Riteneva fondamentale, infatti, realizzare una serie di attività che favorissero un «incontro simpatico con Cristo» per coinvolgere la maggior parte degli adolescenti. In questo progetto rientra anche la costruzione di una casa alpina ad Alba di Canazei (TN) per soggiorni di adolescenti, realizzata dal 1958 al 1961. Mantenendo l'impegno fra gli adolescenti, nel 1953 divenne direttore spirituale nel seminario di Rimini per i giovani nella fascia di età dai 12 ai 17 anni. Attraverso tale compito  ha potuto approfondire più intensamente la conoscenza dell'animo giovanile. Nel frattempo, dal 1953, oltre al seminario, insegnò religione alla scuola agraria San Giovanni Bosco di Rimini, frequentata dagli adolescenti nei primi tre anni dopo le elementari. Questo ruolo costituì per lui un ulteriore punto di osservazione e campo di azione nel mondo degli adolescenti. Nel 1959, continuando l'ufficio di padre spirituale in seminario, insegna in vari Licei. In tutti questi anni, dal 1956 in poi, ha gestito nella Diocesi di Rimini l'ufficio Pre-ju attraverso il quale sacerdoti e giovani delegati animavano attività nelle parrocchie e nella casa alpina. Nel 1968, con un gruppo di giovani e con alcuni altri sacerdoti dà vita al primo soggiorno estivo per ragazzi disabili al quale si fa risalire la nascita dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Grazie alla disponibilità a tempo pieno di alcuni giovani, Oreste Benzi guida l'apertura della prima Casa-famiglia dell'Associazione a Coriano (Rimini) il 3 luglio 1972. Nel giro di trent'anni l'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII sarà presente in più di venti paesi nel mondo: i membri della Comunità vivono secondo il carisma e la vocazione che Don Oreste ha loro trasmesso e che ha come caratteristica visibile la condivisione diretta con gli ultimi. Don Oreste Benzi muore il 2 novembre 2007 alle 2.22 in seguito a un attacco cardiaco nella sua casa di Rimini, all'età di 82 anni. Per volere della Comunità Papa Giovanni XXIII i funerali,  si sono svolti al Palacongressi di Rimini per consentire la partecipazione di quegli "ultimi" che Don Oreste Benzi amava. Vi hanno partecipato più di diecimila persone. Le intuizioni di Don Oreste e quello che ha saputo trasmettere con la sua vita profondamente contemplativa, sono l'eredità che la Comunità Papa Giovanni XXIII è ora impegnata a portare avanti tra le più svariate forme di povertà ed emarginazione che ci sono nella società moderna. Ha lasciato un immenso patrimonio fatto di testi, lettere, pubblicazioni, video di incontri pubblici e puntate televisive che l'hanno visto ospite nei più importanti talk-show: voce sempre fuori dal coro che non esitava mai, "tuonando" per le battaglie in difesa dei poveri, della vita e, spesso, contro i potenti. Con il suo carisma, il suo sorriso e il suo coerente impegno è stato uno degli uomini di Dio più rispettati, seguiti e temuti del nostro tempo. In tantissimi hanno invocato per lui subito la Santità.

  « Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicino dirà: è morto. In realtà è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa terra mi apro all’infinito di Dio. »
 
(Don Oreste Benzi. Commento al brano biblico di Giobbe (19,1.23-27) scritto per la Commemorazione di tutti i fedeli defunti del 2 novembre 2007, giorno della sua morte)

Respuesta  Mensaje 29 de 32 en el tema 
De: Mariasole Enviado: 07/09/2011 14:31
 
Auguri!!

Respuesta  Mensaje 30 de 32 en el tema 
De: solidea Enviado: 08/09/2011 08:35
 
Giuseppina Strepponi,
all'anagrafe Clelia Maria Josepha Strepponi
(Lodi, 08/09/1815Sant'Agata di Villanova sull'Arda, 14 /11/ 1897),
è stata un soprano italiano.

Figlia di una famiglia di musicisti, fu la seconda moglie di Giuseppe Verdi. I suoi carteggi sono tra i documenti più importanti per ricostruire la biografia verdiana. La Strepponi studiò come soprano al Conservatorio di Milano e cantò per alcuni anni sia in Italia  che in Austria. Debuttò ad Adria nel dicembre 1834. Ottenne il primo trionfo a Trieste nel 1835 in Matilde di Shabran di Gioachino Rossini. Nell'occasione si fece notare dall'impresario Bartolomeo Merelli che la portò a Vienna e, successivamente (1838), a Bologna e a Roma, dove interpretò Lucia di Lammermoor. Nello stesso ruolo debuttò, nel 1839, al Teatro alla Scala di Milano. Cominciò a frequentare Verdi (da poco rimasto vedovo della prima moglie Margherita Barezzi) interpretando alcune sue opere, fra cui la prima assoluta di Nabucco nel 1842 e Ernani nel 1844. La salute malferma le impedì di proseguire la carriera di cantante. Così il suo nome resta soprattutto legato a quello di Giuseppe Verdi, con cui convisse dal 1848 al 1859, quando i due si sposarono il 29 aprile di quell'anno a Collonges-sous-Salève, piccola cittadina dell'Alta Savoia. Seguì poi il marito nella tenuta di Sant'Agata, frazione di Villanova sull'Arda (provincia di Piacenza). Venne sepolta insieme a Verdi nell'oratorio della Casa di riposo per Artisti di Milano.


Respuesta  Mensaje 31 de 32 en el tema 
De: solidea Enviado: 09/09/2011 08:19
 
Luigi Galvani
(Bologna, 9 settembre 1737Bologna, 4 dicembre 1798)
è stato un fisiologo, fisico e anatomista italiano.
È ricordato assieme ad Alessandro Volta
per gli studi pionieristici sull'elettricità.

Luigi Galvani, terziario francescano, si laureò in medicina e filosofia presso l'Università di Bologna nel 1759. Nel 1765 fu nominato professore di arti ostetriche presso l'Accademia delle Scienze, ricoprendone la carica di presidente sette anni dopo. Nel 1766 fu nominato Professore di anatomia. Nel 1791 pubblicò il De viribus electricitatis in motu musculari commentarius, in cui espose la teoria dell'elettricità animale, frutto di una lunga indagine sperimentale. Lavorando alla dissezione di rane in prossimità di macchine elettrostatiche cioè le relazioni tra elettricità e vita. Dopo anni di ricerche e scoperte, nel 1796 le truppe di Napoleone occuparono Bologna. Galvani rifiutò di giurare fedeltà alla Repubblica Cisalpina. Ciò gli costò la perdita degli insegnamenti all'Università e all'Istituto delle Scienze. Venne reintegrato come professore Emerito solo dopo la morte avvenuta nel 1798. Luigi Galvani è oggi ricordato come lo scopritore dell'elettricità biologica e per diverse applicazioni dell'elettricità come la cella elettrochimica, il galvanometro e la galvanizzazione. Gli è stato dedicato un cratere lunare, Galvani, di 80 km di diametro; un asteroide, 10184 Galvani; e diverse vie in Italia. Galvani, a partire dal 1790, condusse una serie di esperimenti per studiare la risposta a stimoli elettrici di rane "opportunamente preparate". In una prima fase, si trattò di osservare le contrazioni che subivano i muscoli della rana se toccati direttamente dal conduttore di una macchina elettrostatica. Una svolta importante si ebbe quando gli parve di notare che analoghe contrazioni si manifestavano nel muscolo di una rana toccato da un assistente con un conduttore scarico mentre, occasionalmente, un altro assistente stava traendo una scintilla dal conduttore di una macchina elettrostatica accostandovi un conduttore. Incuriosito dal fenomeno, eseguì una serie di esperimenti che confermarono l'effetto.  L'apparato sperimentale usato da Galvani, che a prima vista appare lontanissimo dall'idea che abbiamo di un moderno laboratorio, corrisponde in modo puntuale ad un complesso trasmittente-ricevente di radiotelegrafia. Le scariche ricavate dalla macchina, genericamente oscillanti, generavano della radioonde, che, propagandosi, producevano correnti d'alta frequenza in un filo che costituiva di fatto l'antenna del complesso ricevente. I nervi crurali della rana fungevano da rivelatore, mentre la graniglia di piombo fungeva da terra. L'interpretazione degli esperimenti in questi termini è però recente. Prima degli studi teorici e sperimentali sulle onde elettromagnetiche condotti da James Clerk Maxwell e Heinrich Rudolf Hertz verso la fine dell'Ottocento, era impossibile che una tale interpretazione potesse presentarsi alla mente di Galvani e di coloro che ne furono informati. A quell'epoca non era affatto dato per scontato che "l'elettricità artificiale", quella prodotta e studiata nei laboratori, e "l'elettricità atmosferica", quella che si manifestava nei fulmini, avessero la stessa natura. "Dopo aver raggiunto le scoperte, da noi finora esposte, intorno alla forza dell'elettricità artificiale nelle contrazioni muscolari – scrisse Galvani – fu nostro vivo desiderio indagare se la cosiddetta elettricità atmosferica producesse, oppure no, i medesimi fenomeni: cioè se, seguendo i medesimi artifici, lo scoccare dei fulmini eccitasse contrazioni muscolari, così come quelle della scintilla." Egli eseguì allora alcuni esperimenti atti ad evidenziare eventuali effetti. In un certo senso Galvani si era avvicinato alla verità, infatti oggi si sa che i tessuti viventi sono costituiti da cellule e ciascuna cellula ha una differenza di potenziale tra interno ed esterno della membrana. Questo potenziale è alla base della trasmissione dei segnali nervosi. Alessandro Volta, collega e occasionale avversario intellettuale di Galvani, propose il termine galvanismo. Gli studi di Galvani portarono a breve all'invenzione della pila, ma non da lui stesso, che riteneva l'elettricità inscindibile dall'organismo vivente. Fu invece Volta a costruire la pila (tuttora ricordata come pila voltaica). Egli, colpito dall'opera di Galvani, ne ripeté gli esperimenti all'Università di Pavia. Ben presto, però, si arrivò a un'interpretazione nettamente diversa: La rana, insomma, non sarebbe un serbatoio, ma solo un rivelatore di elettricità. Si aprì fra i due autori e alcuni loro collaboratori un dibattito con conseguenti approfondimenti da parte dell'una e dell'altra scuola. Questa controversia non rimase sterile e portò a breve termine a due importanti scoperte di Volta: il potenziale di contatto prima e l'invenzione della pila poi (nel 1800). Compì poi un ultimo esperimento (considerato dal fisiologo tedesco Emil Du Bois-Reymond come l'esperimento fondamentale dell'elettrofisiologia), dove il contatto è realizzato solo tra i nervi crurali delle due cosce di rana, eliminando anche l'eterogeneità dei tessuti. Fu proprio Du Bois Reymond, nel 1848, a riproporre l'attualità dell'opera galvaniana, affermando che l'elettricità animale reclamava, a distanza di mezzo secolo, il posto che le spettava. In Italia gli studi galvaniani furono ripresi, fra l'altro, da Leopoldo Nobili e Carlo Matteucci.


Respuesta  Mensaje 32 de 32 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 09/09/2011 17:18
 
Alla memoria!!



Primer  Anterior  18 a 32 de 32  Siguiente   Último  
Tema anterior  Tema siguiente
 
©2024 - Gabitos - Todos los derechos reservados