Pensate che vita sarebbe la nostra se venissero resi pubblici tutti i fuorionda della nostra vita. Quando facciamo una battutaccia contro il compagno di lavoro o ci scappa un apprezzamento sopra le righe sull’ultimo taglio di capelli della professoressa di lettere, oppure sibiliamo un giudizio tranchant su quel collega che ha fatto una carriera immeritata e ti ha bruciato sul filo di lana, o ancora ci scappa un giudizio estetico davvero sopra le righe, per non dire quando si entra nei territori della coerenza, dell’onestà e dell’amicizia. Roba da guerra mondiale nei rapporti privati, da terrorismo senza quartiere, con ricadute imprevedibili sui rapporti personali e con un imbarbarimento senza ritorno delle relazioni sociali e comunitarie.
Ma si dirà che per fortuna noi non siamo né Fini né Berlusconi. Dunque, cosa abbiamo da perdere? La realtà, come al solito, è più complessa.
Quanto è accaduto ieri, con il fuorionda che ha portato lo scompiglio fra i leader del centrodestra, conferma, se solo ne avevamo bisogno, che la lotta politica all’interno delle coalizioni sta antropologicamente cambiando. E forse il peggio deve ancora venire. Basta mettere in fila il caso Boffo, la graticola su cui è stato messo Fini, il filmato fantasma della Mussolini, ed ora il fuorionda del presidente della Camera: ce n’è abbastanza per presagire il peggio.
In attesa del prossimo capitolo di questa guerra “politica” senza regole, dove i metodi di “Striscia la notizia” e delle “Iene” hanno occupato la scena pubblica, non lasciamoci contagiare. E’ il privato di tutti in discussione. Anche il privato di un bisbiglio, di uno scatto d’ira o di una cattiveria gratuita che dovrebbero però rimanere in quella zona grigia dove fanno meno male. E dove dovrebbero rimanere per non tracimare alla luce dei rapporti interpersonali.
La sensazione, sgradevolissima, è che questo nuovo stile di lotta politica, direttamente derivato dal sistema dei media, possa tracimare nelle vita sociale. Con due conseguenze inevitabili: l’ampliamento della litigiosità e l’inevitabile restringimento delle libertà personali. E allora sapremo chi ringraziare per tutto questo.
Domenico Delle Foglie
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