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Ore 13,30: «Siamo arrivati in vetta»
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«Siamo arrivati in vetta. Questa grande impresa la vogliamo dedicare a Silvana». Sono le 13.30 italiane quando i due alpinisti della spedizione italiana annunciano di aver conquistato la cima del K2, a 8.611 metri di quota, dal versante sud (quello dello Sperone Abruzzi), in Pakistan. Un'impresa che hanno voluto dedicare alla moglie, molto malata, del capo spedizione Agostino Da Polenza. Ad arrivare sulla seconda vetta del mondo per primi sono stati Silvio Mondinelli, 46 anni, bresciano, e Karl Unterkircher, 34 anni, di Selva di Val Gardena, mentre i compagni di cordata Michele Compagnoni, 32 anni, di Bormio, Ugo Giacomelli, 47 anni, di Sondrio, Walter Nones, 33 anni, di Trento si trovavano ancora a pochi metri dalla cima.
L'ultimo tratto verso la vetta clicca su una foto
"Campo Base da Gnaro, siamo in vetta". Sono le 4 e 30 locali del pomeriggio del 26 luglio, una giornata di sole, anche se il vento ha sollevato per tutto il giorno lunghi pennacchi di neve dalle creste del Broad Peak. Un lungo applauso, qui a Casa Italia, scioglie 14 ore di tensione, in un alternarsi snervante di notizie contrastanti e di emozioni. Doveva essere una ascensione seguita "in diretta", un grande evento mediatico. E invece le comunicazioni sono state centellinate a distanza di ore, filtrate dalla radio degli Spagnoli e punteggiate dalle osservazioni di Tarcisio Bellò, unico testimone diretto dai 7.850 metri del Campo 4. Subito dietro Silvio Mondinelli, detto "Gnaro" (bambino), sempre in testa al gruppo, 11 Ottomila ormai al suo attivo, arrivano in cima al K2 gli italiani Karl Unterkircher, Michele Compagnoni, Ugo Giacomelli, Walter Nones.
I protagonisti clicca su una foto
E' uno straordinario successo collettivo della spedizione "K2, 50 anni dopo". Insieme a loro, uniti dal patto di solidarietà firmato già al Campo 3, sono gli alpinisti del team della Televisione spagnola "Al filo de lo imposible": Juanito Oiarzabal, Juan Vallejo e Mikel Zabalsa, con la fortissima trentenne basca Edurne Pasabàn che firma il suo nono Ottomila. Il gardenese Karl Unterkirker sigla con la vetta del K2, a due mesi dall'Everest senza ossigeno, uno straordinario primato, mentre il giovane Michele Compagnoni, nipote di Achille, riporta in vetta un nome scritto per sempre nell'albo d'oro del K2, il migliore omaggio ai suoi 50 anni di storia.
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I resti della spedizione giapponese del '97 clicca su una foto
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Era dalle 5 di mattina, l'ora del primo contatto radio intercettato dagli spagnoli, che la comunità del Campo Base seguiva le fasi finali della salita. In quel momento gli italiani erano addirittura 10, impegnati nel ripidissimo colatoio del Collo di Bottiglia. Poi più niente fino alle 7, quando Alex Busca rompeva il lungo silenzio degli italiani con una prima comunicazione drammatica. Lui, Mario Merelli, Massimo Farina, Stefano Zafka e Tarcisio Bellò, avevano rinunciato. "Troppo vento e freddo", commentava Alex, il fortissimo dell'Everest costretto a rinunciare ad una prestigiosa accoppiata. Alle 7,30, una nuova comunicazione degli spagnoli desta un'ondata di prematuro entusiasmo: il gruppo sarebbe già oltre il traverso, il tratto più temuto, a 8.400 metri. Ma la notizia è presto smentita. Tarcisio Bellò, dal Campo 4, li vede ancora sul Collo di Bottiglia. Alle 10, una nuova comunicazione degli spagnoli conferma che gli alpinisti sono solo all'inizio del traverso. Juanito parla di una insidiosissima placca di ghiaccio "cristallino", difficile da superare. Cresce la preoccupazione. Il Grande Vecchio del Baltoro, Kurt Diemberger, ammonisce che sopra gli 8.000 metri il K2 è "una montagna sopra la montagna". Fino alle 11, quando Tarcisio annuncia di vedere il gruppo in fila verticale 100 metri sotto al grande seracco, ma già fuori dal traverso. Alle 12,30 la prima comunicazione radio diretta, di Walter Nones, conferma che il gruppo procede compatto e unito nella neve alta, facendosi sicurezza uno con l'altro e alternandosi nel battere traccia. Karl è rimasto poco indietro, a preparare le doppie per la discesa.
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Gli occhi di tutti sono calamitati dal triangolo sommitale di quella immane piramide che ci sovrasta da 3.500 metri, ritagliato nell'azzurro. Impossibile vedere gli uomini che lassù stanno lottando senza ossigeno con le raffiche di vento e il freddo, nonostante i binocoli puntati verso l'alto. Il loro dramma si svolge in assoluta solitudine, riportando questa cronaca ai tempi dei pionieri. Come di stampo antico, fatta di tenacia, coraggio, capacità di soffrire, è la determinazione con la quale "i magnifici 9" (un altro record nella storia della montagna) si sono aperti la via verso la vetta. Ancora due giorni fa, con la scomparsa della tenda lasciata dagli italiani al Campo 3 e parte del materiale, tutto sembrava compromesso. Adriano Greco e Marco Confortola avevano deciso di rinunciare. L'accordo con gli spagnoli e la condivisione delle loro tende al Campo 3 avevano salvato la situazione. Ieri mattina, Sergio Minoggio e Tarcisio Bellò, con grande generosità, avevano portato su a 7300 metri, agli italiani in attesa, 4 sacchi a pelo. Poche ore dopo, la grande tenda Dome capace di 9 posti, lasciata 10 giorni prima a 7500 metri, era stata ritrovata e portata 400 metri più in alto, nel Campo 4 degli spagnoli. Sono partiti tutti insieme, in 15, alle 2,30 di notte. Alle 4 e 20 di questa indimenticabile giornata di luglio, dopo tre anni di tentativi tutti falliti, 5 italiani e 4 spagnoli (e tra loro anche una donna), possono guardare il mondo da 8611 metri d'altezza.
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Alle 18,30 ora italiana, tutti e cinque gli italiani arrivati in vetta al K2 sono rientrati al Campo 4, a 7850 metri. L'ultimo è stato Silvio Mondinelli, che è rimasto indietro ad aiutare gli spagnoli Juanito, Juan e Edurne, scesi stanchissimi dalla cima. Alle 8 di sera, ormai in piena notte, i tre erano ancora a un'ora e mezzo dalle tende e un altro spagnolo, Ferràn registrava per radio, in una drammatica serie di collegamenti, la lentissima progressione delle loro lampade frontali giù dal Collo di Bottiglia. Le previsioni indicano da domani un deciso peggioramento del tempo e i capi delle due spedizioni, Agostino Da Polenza e Sebastian Alvaro, hanno ordinato ai loro uomini di smontare i campi alti e scendere insieme verso il Campo Base.
Massimo Cappon
da "Il Corriere della Sera" |
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Grandi davvero ed encomiabili gli sforzi ed i sacrifici per giungere alla meta.
Senza voler innescare una polemica, mi chiedo però, anche alla luce di recenti episodi: perchè rischiare la propria vita e, soprattutto quella dei soccorritori? Inoltre, le vette, sono tra gli ultimi luoghi incontaminati, e queste spedizioni, le stanno riducendo ad una pattumiera, perchè tutti gli scarti e l'immondizia, prodotte soprattutto nel campo base, rimangono li PER SEMPRE!!! | |
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Sono pienamente d'accordo con te... d'accordo visitare ogni tanto le vette; ma esse sono affascinanti perche' sono uno degl'ultimi luoghi incontaminati del pianeta... luoghi di silenzio e magica natura... sarei anche propensa a lascriar fare gli scalatori, ma solo se non lasciassero traccia del loro passaggio!
Sai quanti chiodi, corde, ciarprame vario e spazzatura viene lasciato sulle vette perche' non sono in grado di portarlo via? Tantissimo! Che lascino in pace le vette! | |
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Intanto il governo Pakistano ha richiesto 30.000€ per il rimborso spese sostenute per il recente salvataggio dell'italiano bloccato sulla strada della vetta. Chi li pagherà? | | |
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sempre a parlare di soldi.... |
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De: Quinef |
Enviado: 05/12/2009 16:22 |
Non mi sembra di aver mai parlato di soldi, sulle comm.
Caso mai, parlo d'amore, pensa l'amore, voglio l'amore.
Credimi: moltopiù interessante del vile denaro. |
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Infatti parlo di denaro perchè non è logico che la ricerca di gloria di pochi, ricada pecuniariamente su molti |
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Il denaro non dara' la felicita', ma ci s'avvicina di molto...
...ultimamente, pare che il portafoglio (altrui) abbia soppiantato il cuore di molte donne...
Non il tuo, per fortuna. |
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Non cambierò mai, a volte però penso di aver sbagliato tutto |
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Io credo che tu non abbia sbagliato nulla...è vero che il denaro è importante perchè senza quello si campa molto male ma al posto del cuore un portafogli mai e poi mai...e tutte le scelte cho ho fatto in vita mia (sbagliando o no poi nel tempo) le ho fatte ragionando con umanità e sentimento...e devo dirti che non mi sono pentita di niente... |
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