19.02.2010
di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano

Ci rimettiamo in cammino verso la Pasqua attraverso i 40 giorni del tempo quaresimale. Noi ripercorriamo una strada battuta da innumerevoli credenti che nell’arco di 40 anni o 40 giorni sono andati incontro al Signore. 40 anni Mosè e il popolo di Israele nel deserto fino alla terra della promessa. 40 giorni Elia per raggiungere la santa montagna l’Oreb, monte di Dio. 40 giorni Gesù nel deserto prima di iniziare i suoi brevi anni di annuncio dell’evangelo.
Anche noi vogliamo, attraverso i 40 giorni del tempo quaresimale, camminare con Gesù verso Gerusalemme e la Pasqua. Abbiamo oggi aperto il libro degli Evangeli alla pagina che il nostro padre Ambrogio leggeva ai milanesi. Iniziando la Quaresima diceva: “Abbiamo letto che Gesù digiunò nel deserto e fu tentato dal diavolo”.
Iniziamo la Quaresima mettendo i nostri passi nelle orme di innumerevoli generazioni di credenti che prima di noi hanno vissuto questa forte esperienza di conversione. Al centro della Pasqua evangelica è certamente la persona di Gesù eppure forte è l’impressione che il “gioco” sia condotto dall’altro personaggio: il diavolo, Satana, il Tentatore. Gesù sembra il balia di questa oscura, misteriosa presenza che si erge di fronte a lui come “principe di questo mondo”, come colui che tutto ha in pugno e di tutto può disporre. Questo faccia a faccia tra Gesù e il diavolo suggerisce due riflessioni.

Anche noi siamo messi alla prova

Anzitutto Gesù è sottoposto alla tentazione, è come messo alla prova. Ancora una volta riconosciamo la vera, piena umanità del Figlio di Dio. Essere tentati, essere messi alla prova vuole dire riconoscere la nostra libertà. Se fossimo burattini o robot non avremmo alcuna capacità di scelta: essere forti di fronte ad una alternativa - coma avviene tre volte per Gesù - vuol dire riconoscere almeno in una certa misura la nostra libertà. Di fronte a Dio non siamo né passivi né inerti. Anche Gesù avrebbe potuto scegliere una via di potenza, di dominio. A questo il tentatore cerca di orientarlo, senza alcun risultato. E udiamo la resistenza di Gesù alla tentazione sta tutta nell’adesione incondizionata alla Parola di Dio. La seconda riflessione ci impone di riconoscere la presenza inquietante del diavolo, satana, tentatore. Ma sappiamo che anche altri sono i nomi di questa entità negativa. Nei testi evangelici è detto avversario, nemico, principe di questo mondo, Beelzebul, demonio… Perché questa varia, molteplice nominazione? Molti i volti del demoniaco, molte le forme, le maschere che assume. Piuttosto che tentare di dar forma, corpo a questa riconosciamone le molte mutevoli forme che assume e che tutti si pongono in antitesi a Dio, alla sua parola, al suo progetto di vita e di dono di sé. Niente è tanto falso quanto l’ottimismo ingenuo che non sa scorgere nei solchi del mondo l’erba infestante della zizzania, i molti volti del male. La preghiera che il Signore che ci ha insegnato ci invita a chiedere d’essere liberati dal male.