Il valore dell'amicizia nel più bel
capitolo di questo libro che,
con un linguaggio semplice, vale più
di un trattato filosofico....
Cap. XXI
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Non
c'e' niente di perfetto", sospiro' la volpe. Ma la volpe ritorno'
alla sua idea:
"La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli
uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti
gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio'. Ma se tu mi
addomestichi, la mia vita sara' illuminata. Conoscero' un rumore di
passi che sara' diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno
nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara' uscire dalla tana, come una
musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu' in fondo, dei campi di grano? Io
non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non
mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color
dell'oro. Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il
grano, che e' dorato, mi fara' pensare a te. E amero' il rumore del
vento nel grano..."
La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe:
"Per favore...
addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto
tempo, pero'. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non ci
conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini
non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le
cose gia' fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini
non hanno piu' amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che cosa bisogna
fare?" domando' il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la
volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, cosi',
nell'erba. Io ti guardero' con la coda dell'occhio e tu non dirai
nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu
potrai sederti un po' piu' vicino..."
Il piccolo principe ritorno' l'indomani.
"Sarebbe stato meglio
ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per
esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad
essere felice. Col passare dell'ora aumentera' la mia felicita'. Quando
saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi;
scopriro' il prezzo della felicita'! Ma se tu vieni non si sa quando,
io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i
riti".
"Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa e' una
cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un
giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'e' un
rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le
ragazze del villaggio. Allora il giovedi e' un giorno meraviglioso!
Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno
qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai
vacanza".
Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe.
E quando l'ora della
partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangero'".
"La colpa e' tua",
disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai
voluto che ti addomesticassi..."
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse
il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il
colore del grano".
Poi soggiunse:
"Va'
a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando
ritornerai a dirmi addio, ti regalero' un segreto".
Il piccolo principe se ne ando' a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla
mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha
addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come
era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne
ho fatto il mio amico ed ora e' per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi
siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si puo' morire per
voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi
rassomigli, ma lei, lei sola, e' piu' importante di tutte voi, perche'
e' lei che ho innaffiata. Perche' e' lei che ho messa sotto la
campana di vetro. Perche' e' lei che ho riparata col paravento.
Perche' su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le
farfalle). Perche' e' lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o
anche qualche volta tacere. Perche' e' la mia rosa".
E ritorno' dalla volpe.
"Addio",
disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio
segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi".
"L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripete' il piccolo
principe, per ricordarselo.
"E'
il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa
cosi' importante".
"E'
il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurro' il piccolo
principe per ricordarselo.
"Gli
uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi
dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai
addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
"Io sono responsabile della mia rosa..." ripete' il piccolo
principe per ricordarselo.
Antoine de
Saint-Exupéry