La Verità , dicono, se ne va nuda e abita in fondo a un pozzo.
Un giorno, forse annoiata di quella sua profonda solitudine,
uscì dal pozzo e si avviò tra la gente. Bella idea!
Subito i primi che la videro se la diedero a gambe.
La Verità provò a bussare a qualche casa: le sbatterono la porta in faccia.
Nessuno voleva accoglierla.
La povera Verità, umiliata e intirizzita, prese una strada di campagna.
Ed ecco venirle incontro una bella signora tutta vestita di trine e di sete,
impiumata come uno struzzo, ricoperta di gioielli, falsi i più, ma sfavillanti:
era la Favola.
Oh, buon giorno! – disse la Favola, cordiale. – Ma che diavolo fai sola soletta per questo stradone?
Lo vedi – rispose malinconicamente la Verità – sto morendo di freddo. Non c’è un cane che voglia sapere di me. Scappano tutti appena mi avvicino.
Eppure – replicò la Favola – eppure tu e io siamo parenti strette, e io, dove vado, sono assai bene accolta. Però capisco – soggiunse ridendo.
Tu hai un torto: ti presenti troppo poco vestita…No, no! Sai che cosa faremo? Ripàrati sotto il mio mantello e andiamo insieme, da buone sorelle. Vedrai, converrà a tutte e due.
I savi accoglieranno me in grazia della Verità che nascondo e i pazzi faranno festa a te perché sarai frusciante delle mie sete e luccicante de’ miei gioielli.
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