L’isola di Artur E. Morante
[...] dalle altre femmine, uno può salvarsi,
può scoraggiare il loro amore; ma dalla
madre, chi ti salva? Essa ha il vizio della
santità… non si sazia mai di espiare la colpa
d’averti fatto, e, finché è viva, non ti lascia
vivere, col suo amore. E si capisce: lei,
povera ragazza insignificante, non possiede
niente altro che quella famosa colpa nel suo
passato e nel suo futuro, tu, figlio
malcapitato, sei l’unica espressione del suo
destino, essa non ha nessun’altra cosa da
amare. Ah, è un inferno essere amati da chi
non ama né la felicità, né la vita, né se stesso,
ma soltanto te! E se tu hai voglia di sottrarti
a un simile sopruso, a una simile
persecuzione, essa ti chiama Giuda!
Precisamente, tu saresti un traditore, perché
ti va di girare per le vie, alla conquista
dell’universo, mentre che lei vorrebbe tenerti
sempre con sé, nella sua dimora d’una
camera e cucina!
[...] E mentre tu cresci, e ti fai bello, essa
sfiorisce… Si sa che la fortuna non può
impicciarsi con la miseria, così va la legge di
natura! Però, lei, questa legge non la intende:
e ti vorrebbe, suppongo, magari disgraziato
peggio di lei, vecchio, imbruttito, magari
mutilato o paralitico, pur di averti sempre
vicino. Lei, per natura, non è libera, e
vorrebbe che tu fossi asservito assieme a lei.
Questo è il suo amore di madre!
Non riuscendo ad asservirti, intanto, si
compiace del suo romanzo d’una madre
martire e d’un figlio senza cuore. Tu, è
naturale, non hai nessun gusto per un
romanzo di tal genere, e te ne ridi: a te
piacciono altri romanzi, altri cuori… Essa
piange, e sempre più diventa noiosa, senile,
funesta! Tutto, intorno a lei, è infestato dalle
lagrime. E tu, si capisce, sempre più hai
voglia di evitarla. Appena ti vede
ricomparire, essa ti accusa… I suoi insulti
sono supremi, di uno stile biblico. Il meno
che può dirti è infame assassino; e non c’è
giorno che non ti reciti questa litania!
Vorrebbe, forse, con le sue accuse, ispirarti
l’odio di te, e privarti di te stesso, per
sostituire, lei, i tuoi orgogli e i tuoi vanti,
usurpandoti, come una regina triste [...].
BUONA GIORNATA
Annamaria