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Un freddo vento australe scompiglia i rami ai tigli, sembra che vi s'impigli, per guardar qui, la luna.
Io scrivo alla mia bella che mi ha abbandonato e la mia lunga lettera la legge anche la luna.
La luce sua silente scorre di riga in riga. Io piango, e cosi scordo preghiere sonno e luna. |
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SCRITTO SULLA SABBIAChe il bello e l'incantevole Siano solo un soffio e un brivido, che il magnifico entusiasmante amabile non duri: nube, fiore, bolla di sapone, fuoco d'artificio e riso di bambino, sguardo di donna nel vetro di uno specchio, e tante altre fantastiche cose, che esse appena scoperte svaniscano, solo il tempo di un momento solo un aroma, un respiro di vento, ahimè lo sappiamo con tristezza. E ciò che dura e resta fisso non ci è così intimamente caro: pietra preziosa con gelido fuoco, barra d'oro di pesante splendore; le stelle stesse, innumerabili, se ne stanno lontane e straniere, non somigliano a noi - effimeri-, non raggiungono il fondo dell'anima. No, il bello più profondo e degno dell'amore pare incline a corrompersi, è sempre vicino a morire, e la cosa più bella, le note musicali, che nel nascere già fuggono e trascorrono, sono solo soffi, correnti, fughe circondate d'aliti sommessi di tristezza perché nemmeno quanto dura un battito del cuore si lasciano costringere, tenere; nota dopo nota, appena battuta già svanisce e se ne va. Così il nostro cuore è consacrato con fraterna fedeltà a tutto ciò che fugge e scorre, alla vita, non a ciò che è saldo e capace di durare. Presto ci stanca ciò che permane, rocce di un mondo di stelle e gioielli, noi anime-bolle-di-vento-e-sapone sospinte in eterno mutare. Spose di un tempo, senza durata, per cui la rugiada su un petalo di rosa, per cui un battito d'ali d'uccello il morire di un gioco di nuvole, scintillio di neve, arcobaleno, farfalla, già volati via, per cui lo squillare di una risata, che nel passare ci sfiora appena, può voler dire festa o portare dolore. Amiamo ciò che ci somiglia, e comprendiamo ciò che il vento ha scritto sulla sabbia.Hermann Hesse da La felicità, versi e pensieri |
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De: haiku04 |
Enviado: 20/07/2010 00:28 |
Notturno di Chopin in mi-bemolle.
L'alta arcata della finestra era colma di luce-
Anche il tuo volto, serio
era toccato da un'aureola
Ma in nessuna notte, la silenziosa
la silenziosa luna d'argento mi ha così turbato
tanto che dal profondo ho sentito
inesprimibilmente dolce un cantico dei cantici.
Tu tacevi - Anch'io; la muta lontananza
si dissolve in luce! Non c'era vita.
Solo nel lago una coppia di cigni
e sopra di noi il corso delle stelle.
Apparsa nell'arco della finestra
la luna disegnò un bordo d'argento
intorno alla tua mano tesa
e al tuo collo sottile.
Valzer brillante
Una danza di Chopin irrompe nella sala, una frenetica, scatenata danza, Le finestre riflettono aria di tempesta, una corona appassita orna il pianoforte.
Il pianoforte tu, il violino io, così suoniamo e non finiamo mai ed aspettiamo ansiosi, tu ed io, chi romperà per primo l'incantesimo.
Chi si fermerà per primo in mezzo al ritmo e spingerà via da sé i lumi, e chi per primo farà la domanda alla quale risposta non c'è.
Chopin
Spargi ancora a profusione su di me i gigli pallidi, grandi gigli dei tuoi canti, rose rosse dei tuoi valzer. E il respiro intessi greve del tuo amore, che appassendo dà profumo, e del tuo orgoglio garofani di fuoco flessuosi.
Il concerto
Sibilano i violini acuti e teneri, si lamenta dal profondo il corno, luccicano le dame variopinte e ricche sotto lo scintillio delle luci.
Chiudo i miei occhi in silenzio: vedo un albero nella neve sta da solo ed ha ciò che vuole, la sua propria felicità, la sua propria pena.
Angosciato lascio la sala e dietro di me si perde il rumore fra piacere e tormento e senza slancio.
Cerco il mio albero nella neve, vorrei avere ciò che lui ha, la mia propria felicità. la mia propria pena, queste saziano l'anima.
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De: haiku04 |
Enviado: 03/09/2010 11:29 |
Settembre
Triste il giardino: fresca scende ai fiori la pioggia. Silenziosa trema l'estate, declinando alla sua fine. Gocciano foglie d'oro giù dalla grande acacia. Ride attonita e smorta l'estate dentro il suo morente sogno. S'attarda fra le rose, pensando alla sua pace; lentamente socchiude i grandi occhi pesanti di stanchezza.
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FUGA DI GIOVINEZZA
La stanca estate china il capo specchia nell'acqua il suo biondo volto. Erro stanco e impolverato nell'ombra dle viale.
Tra i pioppi soffia una leggera brezza. Il cielo alle mie spalle è rosso di fronte l'ansia della sera - e il tramonto - e la morte.
E vado stanco e impolverato e dietro a me resta esitante la giovinezza, china il capo e non vuole più seguire la strada con me.
-Hermann Hesse-
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