Alla ricerca dell'amico perduto

Un uomo si giudica dalle promesse che mantiene...». Così, ogni anno, allo scadere dell’anniversario, Mario Cerrato cerca di tener fede alla sua promessa.

Il guaio è che a forza di anniversari, di anni ne sono già passati quasi 31 e la speranza di riuscire a rispettare l’impegno diminuisce a ogni giro di calendario. Questa è la storia di una fotografia in bianco e nero in attesa di essere regalata, che ha catturato un’amicizia brevissima tra due uomini che si sono incontrati per caso su un sentiero di montagna e non si sono mai più rivisti. Era il 30 settembre del 1979. Mario Cerrato, escursionista e fotografo per passione, quel giorno era salito sulla Punta Cristalliera, a 2801 metri nel cuore del parco Orsiera-Rocciavrè, per festeggiare il suo trentesimo compleanno.

«A pochi metri dalla meta, superato il lago, incontrai un uomo alto, con scarponcini e calzettoni, capelli e barba color del rame. Io indossavo maglietta e scarpe da ginnastica. Ero con la mia fidanzata e un amico. Completammo la salita insieme e poi trascorremmo un’ora e mezza a parlare delle nostre vite e a bere buon vino» racconta Cerrato, nella sua casa di Nichelino, piena di ricordi, fotografie, ritagli di giornale. Capita di rado ma in certi incontri si nascondono strane alchimie.

Persone sconosciute, mai viste prima, si incrociano lungo i sentieri del destino e sembra di conoscerle da sempre. «Per suggellare quell’incontro presi la mia macchina fotografica e feci alcuni scattati. Prima di salutarci, gli proposi di ritrovarci l’anno seguente, spiegandogli che per tradizione festeggiavo il compleanno su quella vetta. Lo lasciai con la promessa di fargli avere quelle foto». Brindarono con lo stesso vino, parlarono di sé seduti sotto lo stesso sole, ma non si presentarono.

«Non so perché non ci presentammo. Ci raccontammo tante cose, come due buoni amici, e ci lasciammo senza dirci i nomi». Il 30 settembre 1980, Mario Cerrato risalì la Val Chisone, si lasciò alla spalle il rifugio Selleries e arrivò in cima alla Cristalliera. Ma una volta raggiunto il nido di pietre sotto la croce di ferro, non trovò l’amico sconosciuto ad aspettarlo. «Portai con me le foto, deciso a rispettare quella promessa. Rimasi lì per un po’ in attesa. Poi decisi di metterle in una scatola, che infilai in una fessura tra le pietre». Sulle fotografie, ben sigillate nel nylon, appiccicò un biglietto: «Per favore non aprire. Il proprietario di questo plico è il signore con la barba al centro. Lui, se risalirà quassù, ritiri il tutto con mille saluti».

E come per la bottiglia di un naufrago consegnata al postino del mare, lasciò che quella scatola trovasse da sola la strada per il suo destinatario. Per anni rimase lassù, dimenticata, in balia della neve e del disgelo, tra decine di altri messaggi lasciati dagli escursionisti tra le rocce, come una bacheca di ricordi. La montagna però non fu benevola con quella scatola che non trovò mai il sua destinazione. «Sono tornato per anni sulla Cristalliera, ma la scatola era sempre là. Così me la sono ripresa, perché ho dei problemi di salute e ormai non riesco più a salire in cima.

Allora ho provato a cercare quell’amico sconosciuto in altro modo». Negli ultimi anni, allo scadere dell’anniversario, ha setacciato gran parte dei paesi di montagna distribuendo fotocopie con l’immagine di quell’uomo barbuto, in cerca di una sua traccia e per poter onorare la promessa. Niente, neanche così. Come cercare un fantasma. «Ricordo poche cose di lui. So che aveva dieci anni più di me e che li compiva più o meno nello stesso periodo. Oggi dovrebbe avere 71 anni».

Come ultimo tentativo, visto che si sta avvicinando l’anniversario numero 31, si è rivolto a La Stampa. «Non sono più come fare. So un particolare che potrebbe aiutare a rintracciarlo. Mi disse di avere una figlia con sei dita a un piede, una rara malformazione. Chissà...». Le foto in bianco e nero, sviluppate nella sua camera oscura 31 anni fa, sono sigillate come allora. Intatte. Come la sua promessa.