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Per la santa Candelora se nevica o se plora dell'inverno siamo fora, è un antico proverbio popolare, riferito al rituale della Candelora, introdotto dal patriarca di Roma Gelasio intorno all'anno 474 d.C., in sostituzione della cerimonia pagana dei Lupercali, dalla quale ha assunto qualche ispirazione procedurale.
Il proverbio è legato anche al clima e allo scorrere delle stagioni.
Il rito della Candelora [modifica]
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« Per la santa Candelora se nevica o se plora dell'inverno siamo fora; ma se l'è sole o solicello siamo sempre a mezzo inverno » |
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La parola Candelora deriva dal latino festum candelarum e va messa in relazione con l'usanza di benedire le candele, prima di accenderle e portarle nella processione.
I ceri vengono conservati nelle abitazioni dei fedeli per essere riutilizzati, come accadeva in passato, per ingraziarsi le divinità pagane, durante calamità meteorologiche, oppure nell'assistenza di una persona gravemente malata, o nel caso di epidemie, o nell'attesa del ritorno di qualcuno momentaneamente assente, o infine, come accade attualmente, in segno di devozione cristiana.[1]
Anticamente, i seguaci dei riti magici, nel giorno della Candelora verificavano se una persona era colpita da malocchio seguendo queste modalità: immergevano tre capelli dell'interessato in una bacinella d'acqua seguiti da tre gocce di olio, precedentemente messo a contatto col dito dell'individuo. A questo punto, secondo i seguaci della magia, se le gocce restavano intere e collocate nel centro della baccinella, il soggetto non era stato affetto da malocchio, in tutti gli altri casi invece si.[2]
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« Delle cere la giornata ti dimostra la vernata, se vedrai pioggia minuta la vernata fia compiuta, ma se vedi sole chiaro marzo fia come gennaro. » |
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La giornata delle Cere è il 2 febbraio, la festa della Candelora e della "Purificazione".
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« Se per la Candelora il tempo è bello molto più vino avremo che vinello. » |
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Il 2 febbraio è uno di quei giorni, dispiegati nel calendario, utili, in base alle credenze popolari, per trarre auspici per il futuro, per predire l'esito dei raccolti. In fondo, da un punto di vista tecnico-agricolo, è effettivamente importante che, in certe fasi dello sviluppo del grano e della vite, le condizioni meteorologiche siano favorevoli.
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« Se nevica per la Candelora sette volte la neve svola. » |
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« Se piôv par Zariôla quaranta dè l'inveran in z'arnôva. » |
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(dialettale romagnolo) |
("Se piove per la Candelora si rinnovano quaranta giorni d'inverno"). In questo caso, il proverbio romagnolo vuole evidenziare come la giornata della Candelora si trovi a metà strada tra il Natale e la metà di marzo, quindi non è impossibile che altri quaranta giorni di cattivo tempo possano trascorrere prima degli attesi spiragli primaverili.
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« Da la Madona Candeòra de l'inverno semo fora; ma se xe piova e vento, de l'inverno semo drento. » |
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(dialettale veneto) |
("Dalla festa della Madonna della Candelora siamo fuori dall'inverno; ma se nevica o c'è vento, siamo ancora in inverno.")
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« De la Candelora ogni aceddu fa la cova » |
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(dialettale salentino) |
("Dalla Candelora ogni uccello fa le cova"). In questo caso il proverbio ci proietta verso Pasqua.
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« Da Candalora, cu on avi carni s'impigna a figghjiola » |
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(dialettale calabrese) |
Questa è invece una versione calabrese riguardo alla Candelora.
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« Se l'ors a la Siriola la paia al fa soà ant l'invern tornom a antrà » |
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(dialettale piemontese) |
("Se l'orso alla Candelora fa saltare la paglia (il giaciglio) si rientra nell'inverno"). In altre regioni, viene utilizzato il lupo o il leone come protagonista simbolico di questo proverbio che esplora le dinamiche interne della terra, che proprio nel momento di maggior gelido, ricominciano a risvegliare gli elementi assopiti, e quindi al di sotto di una superficie brulla corrisponde una vita intensa.[1]
Non è un caso se il termine febbraio derivi dal latino februus ("purificante"), associato al periodo annuale di purificazione e quindi di rinascita della natura e dello spirito.[1]
==== Questa invece è una versione napoletana riguardo la Candelora.
A Cannelora Vierno è fora! Risponne San Biase: Vierno mo' trase! dice a vecchia dint' a tana: ...nce vo' 'nata quarantana! cant' o monaco dint' o refettorio: tann' è estate quann' è Sant'Antonio!
( Alla Candelora l'inverno è finito! Risponde San Biase " L'inverno ora inizia!" . Dice la vecchia dentro la tana " Ne mancano ancora 40". Canta il monaco dal refettorio " L'estate arriva quando viene Sant'Antonio" )