"Le caraffe filtranti sono nocive" Guariniello apre un'inchiesta
Le brocche usate per depurare l'acqua la contaminerebbero rendendola non più potabile
daniela lanni
torino
Il procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, ha aperto un'inchiesta sulle brocche adoperate per filtrare l'acqua del rubinetto. Il fascicolo è stato aperto in seguito a una denuncia contro il loro utilizzo presentata da Mineracqua, la federazione italiana delle industrie delle acque minerali.
Le caraffe funzionano tutte allo stesso modo: si riempiono con acqua da rubinetto, facendola passare attraverso un'apposita cartuccia filtrante, e poi si conservano in frigo. Tutte hanno un recipiente, un imbuto che contiene la cartuccia e un coperchio dotato di contatore che può misurare litri, tempo o il numero dei riempimenti. La cartuccia dura circa un mese e rimane immersa nell'acqua, svolgendo la funzione filtrante
Si afferma, sulla base di analisi svolte all'Università La Sapienza di Roma su tre apparecchi prodotti da note aziende, che ci sono problemi igienici. Le ipotesi di accusa sono diffusione di alimenti pericolosi e frode in commercio. L'acqua, originariamente potabile, filtrata da queste brocche non sarebbe più potabile e, pare, contaminata da corpi estranei provenienti dal filtro. Dalle analisi risulterebbe anche un impoverimento dell'acqua filtrata con un abbattimento dei valori di fluoro, iodio e calcio.
Ora la Procura ha affidato ai carabinieri dei Nas ulteriori approfondimenti sulle caraffe.
Ce l'hanno regalata per Natale e devo dire che è ottima e leggerissima...è stata una manna dal cielo perchè portare litri e litri di acqua in casa era davvero insostenibile,dal momento che devo fare 4 rampe di scale abbastanza "ripide"per arrivare al mio pianerottolo
La pubblicità incalza e invoglia, presentandoci l’acqua minerale sempre meno come una bevanda che serve ad accompagnare il cibo e sempre più come una fonte di salute e addirittura di bellezza. Non essendoci invece pressoché alcuna informazione sulla qualità dell’acqua che esce dal rubinetto di casa, si è naturalmente portati a pensare che questa non abbia nessuna delle proprietà vantate dalle acque in bottiglia e la si guarda con sospetto. La verità, lo diciamo sulla scorta di anni di analisi e controlli fatti da noi e pubblicati sulle nostre riviste, è che l'acqua minerale non è migliore dell'acqua potabile.
Spot e manifesti giocano su alcuni concetti chiave come la scarsa presenza di sodio o il residuo fisso molto basso. Ora, chi deve osservare una dieta povera di sodio, come gli ipertesi, non è certo dell’acqua che deve preoccuparsi, ma semmai dell’alimentazione: il sodio abbonda in molti cibi, e quello che si può assumere mangiando è senz’altro assai di più di quello che si ingerisce bevendo un’acqua ricca di sodio. In ogni caso l’acqua potabile fornita dalla maggior parte degli acquedotti ha livelli di sodio contenuti, perciò non c’è una grande differenza rispetto alle minerali. Tanto più che alcune marche che vantano di avere pochissimmo sodio, alla prova delle analisi ne hanno comunque poco ma più di quanto dicono. Quanto al residuo fisso, che testimonia la quantità dei vari sali disciolti (sodio, potassio, magnesio, cloruri, solfati, bicarbonati), sulle etichette è riportato come valore a 180 °C perché, dopo aver fatto evaporare un litro d’acqua a quella temperatura, si può verificare quanti sali sono rimasti. L’ideale per il consumo quotidiano è un’acqua oligominerale, con un residuo fisso inferiore ai 500 mg/l. Nelle inchieste condotte da Altroconsumo sull'acqua potabile distribuita dall'acquedotto, nessun campione prelevato dal rubinetto superava i 700 mg/l: l'acqua offerta dall'acquedotto, quindi, è quasi sempre comparabile all'oligominerale.
Potremmo fare altri esempi, ma il concetto resta lo stesso: la qualità dell’acqua potabile italiana è buona, non ci sono motivi fondati per ritenere l'acqua minerale più salutare. Ciò non significa che l'acqua in bottiglia non sia di buona qualità. Sopravvalutare la minerale però è poco ragionevole, tanto quanto diffidare dell'acqua dell'acquedotto, rigidamente e regolarmente controllata sotto il profilo igienico. Bere una o l'altra è una scelta soprattutto di gusto, legata al sapore ed eventualmente alla voglia di bollicine. Nessuna virtù particolare dunque e nessun rischio in gioco: bere dalla bottiglia o dal rubinetto fa una notevole differenza solo per il portafoglio. Tra l’altro, a ben guardare, i soldi spesi per la minerale servono non tanto a pagare la materia prima, ma tutte le altre voci che gravitano attorno al business dell'acqua: pubblicità, trasporto, imballaggio.
Personalmente non bevo acqua di nessun genere perchè, parrà strano, ma non la digerisco.... bevo tè o bibite non gasate, ma non acquisto più bottiglie di minerale da anni, e sinceramente mi fido della semplice acqua di rubinetto.
Quando nacque Lorenzo, mia moglie si precipitò a chiedere ad un pediatra quale acqua dargli. Saputa la zona di domicilio, il medico rispose: "acqua di rubinetto".
Il cortile di casa mia è utilizzato parzialmente da un supermercato, tra i più importanti a livello nazionale, come deposito acque minerali e vedo come restano esposte a lungo a tutte le variazioni climatiche, compreso il sole di luglio. Daltro canto vedo le incrostazioni calcaree depositate nelle vaschette umidificatrici e mi chiedo se avviene qualcosa del genere nel mio organismo. Quid faciam? Alterno acqua di rubinetto con acqua oligominerale. Bevendone due litri al giorno sono riuscito a salvare un rene che vent'anni fa un urologo delle Molinette mi aveva consigliato di asportare.
Mi accingevo a comprare la caraffa ma Guariniello mi ha bloccato.
Certo, molto dipende dalla zona di erogazione, e molto dipende anche dalle fonti dell'acqua minerale.... persino la costosa Evian anni fa venne coinvolta un uno scandalo relativo ad una contaminazione....
A onor del vero mio padre, che aveva problemi di calcoli renali, risolse bevendo 2 litri di acqua Fiuggi al giorno (o comunque senz'altro aiutò molto).... come si vede, Fiuggi ha anche delle qualità positive!