Una favola “per grandi”, delicata, che coinvolge soprattutto per come viene narrata, che parla della lettura, dei libri e di come possono dare un significato alla vita. Essa ci offre l’opportunità di riscoprire alcuni versi di celebri personaggi della letteratura universale come Pessoa, Manzoni, Sofocle, Tolstoj, Saffo, Shakespeare, Leopardi, Dante, Catullo, Rimbaud, Proust, Borges, Dostoevskij. Questo romanzo è una canzone, ha la profondità di una poesia che ci apre il cuore con cose semplici, ci fa assistere ad uno spettacolo con noi protagonisti e spettatori allo stesso tempo, è una storia con un pretesto per guardarsi dentro, per parlare di sé, ed in questo racconto tutti i “lettori” lo faranno, verranno colpiti dall’incantesimo dei ricordi lontani, dei sapori, dei suoni e degli odori dell’eterno bambino racchiuso in noi. Ci rispecchieremo nel libraio, nell’uomo notturno che gioca con la magia della parola, colui che può cambiare il mondo, che dà un senso al mondo, ma ci riscopriremo anche nel bambino che spia il libraio, e sogna. E quando il libraio se ne va, portandosi via le parole, e con esse il significato stesso del mondo e delle cose, dentro di noi si fa strada un sentimento di rivalsa verso gli abitanti del paese che l’hanno scacciato, che sono gli abitanti del mondo, e verso quel mondo che non riesce a percepire la diversità come una qualità, spaventato dall’ignoranza che lo racchiude nel sua gretta, meschina ed atavica paura. Il fatto che il libraio non venda libri ma li legga ad alta voce è perché si rivolge alle intelligenze ed ai sentimenti degli uomini attraverso le parole di grandi scrittori, perché vuole condividerne la profondità in una fantastica avventura intellettuale.
Tutto ciò fa nascere una riflessione, la domanda sorge spontanea:”Perché leggiamo?”
Forse perché …. …le parole vanno lasciate parlare, …ci devono dire qualcosa e noi dobbiamo saperle ascoltare, …il loro mondo è fantastico ed appartiene a tutti e dobbiamo solo ascoltarlo per esserne scaraventati dentro, …la lettura richiede del tempo, così nel romanzo come nella poesia, ed impone una riflessione che non finisce nell’emozione del momento, …le parole che leggiamo sono la nostra storia, sono la possibilità di comunicare e di provare sentimenti, …la parola è potere, potere che, chi l’ha usata con arte, lo regala a chi legge lasciandogli una grande eredità (…e quante altre benvenute curiose motivazioni). …una miriade di libri copre il cielo e poi va a tuffarsi in mare e delle parole si perde ogni traccia… Fa male non avere più parole, fa male non averle sulla bocca, fa male non averle nel cuore, fa male non averle nella mente, fanno male le lacrime di Primula, la ragazza di Nicolino che gli parla con gli occhi e piange quando non riesce ad esprimere tutto ciò che ha e che vorrebbe tirar fuori. Ma c’è una speranza che tutto questo passerà e quando sarà soltanto un ricordo… lei staccherà la sua guancia dalla mia e guardandomi mi dirà: “Io ho una spina nel cuore quando sei lontano”. Parole semplici, chiare, dirette ma che assumono un significato profondo a questo punto del racconto, che racchiudono tutto il sentimento e l’amore che esse possono esprimere nella loro bellezza.