Lacerando l'oscurita'
con affilate mani d'ossa
emergo con gelido grido di dolore
dal baratro nel quale ero relegata.
Da una realta' di tormento provengo,
in una verita' colma di nulla
immobile ora albergo.
Odio e dolore animavano il mio cuore,
ed ora esso tace nella malinconia.
La terra flagellata dal magma
ora silente giace nella sterilita'.
Quando non provi piu' dolore
ma non provi piu' niente,
sei forse morta?
Eppure, ancora esisto.
Rinacqui dalle tenebre
per trovare cosa?
Dovevo forse estinguermi nel buio,
ma ho fallito di nuovo?
Rinata, forse,
ma senza uno scopo,
senza emozioni ne' sentimenti.
Forse, sono semplicemente resuscitata,
non come umana ma semplice guscio vuoto.
IMPROVVISA LUCE