di Andrea Doi
Che i giornalisti siano di parte non è un segreto per nessuno.
Le linee editoriali non le decidono certamente i cronisti o i redattori. Pochi giornali possono dirsi veramente liberi, senza avere né padrini né padroni, un motto che Nuovasocietà ha fatto suo, dal 2007 ad oggi.
Ma spesso è il giornalista stesso a negarsi da solo la libertà di scrivere la verità, senza che qualcuno gli imponga un bel niente.
Oggi ascoltando la Rai, leggendo alcuni quotidiani mi sono chiesto se certi "colleghi" non abbiano veramente toccato il fondo. Infatti è stata riportata come notizia (senza però citare la fonte) una velina della questura di Torino, arrivata a tutti i giornali, dove si dice che i No Tav avrebbero usato, in questi giorni di duri scontri, i loro bambini come scudi umani!
Capisco che c'è qualcuno che vuole pezzi che spingano il cronista nella direzione del "Oh come è bella e dolce la Tav. Oh come sono tutti delinquenti i No Tav!", ma a tutto c'è un limite. Almeno credo.
Per una volta usiamo la logica,: ma chi è il padre o la madre metterebbe a rischio la vita dei propri figli?
Bambini usati come scudi umani in Val di Susa? Ma fateci il piacere!
Dovrebbe essere chiaro a tutti che la "velina" è semplicemente una forzatura, per evitare giudizi poco carini sull'operato delle forze dell'ordine in questa settimana, dove ogni giorno sono stati sparati lacrimogeni Cs non solo sui chi tentava di oltrepassare, in maniera poco ortodossa, i cancelli del "non cantiere" di Chiomonte, ma anche sulle famiglie (e quindi sui bambini) che manifestavano pacificamente e che ballavano al campeggio.
Non sarebbe male ricordare che il compito del cronista è di raccontare quello vede e sente e non ricopiare ciò che la digos detta. Purtroppo alcuni giornalisti ormai passano più tempo negli uffici di via Grattoni, la questura di Torino, e poco, molto poco, in strada.
A questo punto è logico (per me resta illogico) che diventi vero che i bambini valsusini sono usati come scudi, che come al G8 2001 i manifestanti potrebbero armarsi di sacche di sangue infetto (questa già era incredibile dieci anni fa, figuriamoci oggi), che i black bloc esistono veramente e che Prima Linea sta organizzando i No Tav.
Se, tra un caffè e l'altro, lo dicono polizia e carabinieri, perché dovrebbero essere menzogne?
Ma non tutti i cronisti sono ridotti così male.
Si tratta per lo più dei soliti tre o quattro nomi (soprattutto uno, che non ha mai fatto nulla per nascondere il proprio odio verso tutto ciò che secondo loro è di sinistra senza sapere che c'è gente di ogni credo a partire dai Cattolici per la Valle!!!), che ormai scrivono solo una versione dei fatti. Sono facili da riconoscere: quando devono seguire una manifestazione "calda" lo fanno stando dietro le fila delle forze dell'ordine (per sentirsi più al sicuro)e non tra i manifestanti.
Per fortuna altri giornalisti più giovani, probabilmente la maggior parte, hanno scelto una strada diversa, preferendo alla "velina questurina" la realtà dei fatti, ascoltando i battiti del cuore della notizia e raccontando tutte le versioni, anche quelle più scomode.
Sono quelli che ancora vengono pagati a pezzo o a riga.
Loro sono i cosiddetti proletari dell'informazione, che non godono dei benefici dei "vecchi", dall'autista personale al "tutto rimborsato", ma che vengono sfruttati come qualsiasi precario e disprezzati in quanto giornalisti non per colpe loro e nonostante siano onesti nel lavoro che fanno.
Forse saranno proprio questi giovani cronisti un giorno a cambiare le regole del gioco e a fare capire a chi legge che non siamo tutti solo un branco di burattini senza cervello e senza spina dorsale.