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Attualità: Torino & Cinema
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Respuesta  Mensaje 1 de 2 en el tema 
De: lore luc  (Mensaje original) Enviado: 02/08/2011 09:40

Torino, da Cabiria ai thriller
è questa la città dov'ènato il cinema

Una scena di "I giorni dell’abbandono", film girato a Torino con Margherita Buy e Luca Zingaretti

Argento ha esaltato le atmosfere alla De Chirico Sorrentino ha ambientato la scene de "Il divo"

MAURIZIO TERNAVASIO
Torino Te il cinema, una storia infinita. Il 7 novembre 1896, nell’ex ospizio di Carità di via Po 33, si tenne una delle prime proiezioni di «esperimenti filmografici». E nel 1914 nel capoluogo sabaudo, per iniziativa dell’ex violinista Giovanni Pastrone, furono gettati i semi del kolossal «Cabiria», cui aveva collaborato anche Gabriele d’Annunzio. Allora erano attivi ben 14 stabilimenti di produzione: ecco il motivo per cui si dice che il cinema italiano sia nato a Torino. A quell’epoca risale l’espressione «non fare il cine» per invitare qualcuno a non esibirsi in inutili scene, che erano prerogativa di coloro che gravitavano attorno a un mondo considerato da sfaccendati.

Ma se si parla di film girati in città, vengono in mente in particolare due fermo immagine, entrambi del ‘75: Jacqueline Bisset e Marcello Mastroianni al mercato del Balôn per «La donna della domenica» di Comencini, tratto dall’omonimo romanzo di Fruttero & Lucentini, ma anche gli scorci notturni di piazza Cln e la splendida facciata liberty della precollinare palazzina Scott per «Profondo rosso», il thriller di Dario Argento che ha esaltato l’architettura torinese e alcune sue atmosfere alla De Chirico.

In mezzo, scorrono i fotogrammi di 60 anni di grande cinema. Mentre in città lavorano i produttori Gualino e De Laurentiis, e negli studi Fert di corso Lombardia si fanno le ossa Antonioni, De Santis, Germi, Blasetti e Fellini, le telecamere non vengono più guardate con sospetto. E così, al parco del Valentino, nel ‘40 si gira «Addio giovinezza!», più tardi interi quartieri ricoperti di macerie fanno da sfondo a «Il bandito» di Alberto Lattuada con Anna Magnani e Amedeo Nazzari. Il ‘55 è l’anno di «Le amiche» di Michelangelo Antonioni, accusato dalla stampa torinese di aver fatto vedere «solo le vie più brutte», e nel 1959 si sceglie la Barriera di Milano ancora in costruzione come location di «Esterina» di Lizzani, protagonista una giovanissima Carla Gravina. A parte «The italian job» (1969), con gli spettacolari inseguimenti delle Mini Cooper sulla pista del Lingotto e sul tetto del Palazzo a Vela, il decennio ‘60 per il cinema torinese è tutto sommato marginale.

Ben prima dell’inizio dell’attività della Film Commission (2000), Torino - città ancora esclusivamente industriale - viene scelta come set (la fabbrica, il grigio della nebbia e dello smog, i disagi degli immigrati) per pellicole di un certo impegno. Così nel ‘72, all’epoca dell’autunno caldo, Lina Wertmüller vi ambienta «Mimì metallurgico ferito nell’onore», e otto anni più tardi Gianni Serra porta sullo schermo la tetra periferia di Mirafiori in «La ragazza di via Millelire». Nel ‘95 Mimmo Calopresti gira «La seconda volta»: Nanni Moretti e Valeria Bruni Tedeschi passeggiano lungo il Po e in corso Cairoli, poi fanno la spesa in un supermercato di via Santa Teresa. Nel ‘98 Gianni Amelio mette in scena una cupa e livida metropoli degli anni ‘50 e ‘60 (Porta Nuova, via della Consolata, piazza San Carlo) in «Così ridevano», che si aggiudica il Leone d’oro di Venezia.

Con il nuovo millennio molte inquadrature tendono a concentrarsi in luoghi selezionati ma un po’ ripetitivi: piazza Maria Teresa, l’isola pedonale della Crocetta, piazza Cavour, ma anche Vanchiglia e via Moncalvo. I residenti all’inizio si lamentano per la presenza dei grossi camion sotto casa che tolgono posteggi e fanno rumore, ma poi capiscono che quella del cinema è per la città un’occasione irripetibile. E allora accettano di buon grado, e anzi sbirciano curiosi, quando nel 2001 Marco Ponti gira «Santamaradona», protagonista Stefano Accorsi, in cui Torino è in realtà il puzzle di molti luoghi. Due anni dopo Davide Ferrario scomoda addirittura la Mole Antonelliana per girarvi in digitale il pluripremiato e fascinoso «Dopo mezzanotte», che in un crescendo di notturni fa pure una puntata alla Falchera. Nello stesso anno la città presta i suoi fondali anticati a «La meglio gioventù» di Marco Tullio Giordana, che nella versione tv porta in tutta Italia le arcate un po’ delabrée di via Po e l’ex tribunale. Nel 2005 la macchina

Gianni Amelio

da presa di Roberto Faenza accompagna l’accoppiata Buy-Zingaretti in giro per il centro: per la locandina dei «Giorni dell’abbandono» viene scelto il «frame» del tram che sta per travolgere la protagonista in un’innevata via Accademia delle Scienze. Poi nel 2007 c’è lo strano caso del «Divo» di Paolo Sorrentino, che per raccontare la storia di Giulio Andreotti ambienta la pellicola a Roma, effettuando però numerose riprese (quasi un falso storico) nel capoluogo piemontese (via Carlo Alberto, carcere delle Vallette, piazza Carignano, via Cesare Battisti, via Bertola, ponte Rossini).

Valeria Solarino è bellissima e torinese, anche se nata in Venezuela da padre siciliano. E il sempre più convincente e meno emergente Filippo Timi qualche mese dopo l’affianca in «La signorina Effe» di Wilma Labate. Così torna ancora una volta sul grande schermo la grande fabbrica e il fiume, ma pure la Falchera: nell’ultimo decennio anche le periferie hanno contribuito a migliorare l’immagine di una città in cui si continuano a girare i film senza però «mai fare il cine».


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Respuesta  Mensaje 2 de 2 en el tema 
De: primaveraestate Enviado: 02/08/2011 13:22
Che bello che finalmente il cinema torni nella bella città dov'è nato


 
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