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De: Fernyb (Mensaje original) |
Enviado: 04/03/2005
16:31
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Biografia di Vitaliano Brancati
(Pachino, Siracusa, 1907 - Torino, 1954)
Nato da Rosario, avvocato con interessi letterari, e da Antonietta Ciàvola, Vitaliano Brancati compie i propri studi a Catania e si laurea in lettere nel ‘29, con una tesi su Federico De Roberto. Per alcuni anni, si dedica all’insegnamento e pubblica opere (il poema drammatico “Fedor”, 1928; l’atto unico “Everest”, 1931; il dramma patriottico “Piave”, 1932) di irrilevante valore artistico e manifesti intenti di propaganda nazionalfascista. Si trasferisce intanto a Roma, ove - grazie pure ai contatti con Moravia ed Alvaro - si allontana dalle posizioni politiche favorevoli al regime, al punto da ripudiare i suoi lavori precedenti. Il nuovo corso artistico si apre con “Gli anni perduti” (1938), intriso di umori gogoliani e cechoviani: ma è con “Don Giovanni in Sicilia” (1941), che egli s’impone all’attenzione della critica e del pubblico. Attorno alla figura del quarantenne Giovanni Percolla, il Brancati traccia un quadro pungente e serrato del “gallismo” imperante in una città della Sicilia: e per il tramite dell’inconcludenza smargiassa, delle immaginarie avventure erotiche dei suoi giovani abitanti, egli allude maliziosamente alle smanie di grandezza imperiale, al velleitarismo d’un paese perduto nelle adunate oceaniche (“il fascismo vero e proprio si configura agli occhi di Brancati come una sintesi di autobiografia della nazione”, annotava acutamente Sciascia). Il successivo “Il bell’Antonio” (1949) va vieppiù a fondo nella descrizione amara e risentita del provincialismo fascista: la grottesca impotenza che affligge il protagonista diviene metafora di come, per l’autore, l’erotismo dei siciliani “consista nel pensare e sognare la donna con tale assiduità e intensità, e talmente assottigliandone e sofisticandone il desiderio, da non reggere poi alla presenza di lei, dall’esserne umiliati e come devastati” (Sciascia). E’ ancora un’ossessione sessuale al centro dell’incompiuto ed ambizioso ultimo suo romanzo, “Paolo il caldo” (1954); tra i racconti, spicca lo straordinario “Il vecchio con gli stivali” (1944), acre satira del fascismo e dell’antifascismo ufficiale, trasposta in celluloide da Luigi Zampa in “Anni difficili” (1947). L’ipocrita divieto di rappresentazione che colpisce il migliore dei suoi lavori teatrali, “La governante” (1952), incentrato su un caso di non accettata omosessualità femminile, ispira all’autore il pamphlet “Ritorno alla censura” (1952), ove egli rivendica la libertà d’espressione dell’artista. Della sua attività di sceneggiatore cinematografico, meritano menzione almeno “La bella addormentata” (1943) di Luigi Chiarini, “Silenzio, si gira!” (1944) di Carlo Campogalliani, il già citato “Anni difficili” cui fa seguito - sempre per la regia di Zampa - “Anni facili” (1953), “L’uomo la bestia e la virtù” (1954) di Steno.
Don Giovanni in Sicilia
Vitaliano Brancati scrive il “Don Giovanni In Sicilia” nel 1940, durante la guerra. Il romanzo restituisce l'atmosfera di quegli anni nella Catania fascista, una città che tentava di non dar peso al conflitto imminente. Giovanni Percolla ha quarant'anni, vive segregato dal mondo con le tre sorelle che lo accudiscono e lo adorano. Con gli amici ama passare le giornate al bar fantasticando su rapporti amorosi che non osa poi concretizzare. Così i viaggi, ufficialmente fatti per lavoro, a Roma e poi in località di villeggiatura come Viareggio e Cortina, sono sempre alla ricerca di donne ed avventure. Ricordi, banali passatempi e sogni erotici scandiscono il tempo. Un giorno, però, una nobildonna, Ninetta di Marronella, gli sconvolge la vita. Dopo esser riuscito a conquistarla grazie all'aiuto di una guida "spirituale" che lo consiglia, la sposa e la segue, lontano da Catania e dalla sua routine. Giovanni diventa il capo di una grossa azienda di Milano, conosce la bella vita e tante donne. Pur essendo molto innamorato di Ninetta, la tradisce per il gusto di raccontare agli amici le sue avventure. La Sicilia, tuttavia, resta nel suo cuore e, in conflitto con se stesso, decide di tornarvi, per dormire e sognare. Giovanni è un personaggio decadente, non sa affrontare il mondo e se ne tiene lontano grazie alle cure delle sorelle, unico rifugio dal disordine cosmico che lo circonda. Innamorato della vita, è incapace di viverla fino all'arrivo di Ninetta: non sopporta la stasi del conservatorismo né il caos del modernismo. Attraverso il suo personaggio, Brancati rappresenta la realtà della Sicilia alla metà del Novecento, tra storie di vita quotidiana ed indifferenza del regime fascista. Grazie ad un sapiente uso dell'ironia, l'autore mette in scena le due anime del protagonista: la tendenza, tutta meridionale, alla vita tranquilla tra le proprie abitudini; l’esigenza di dare un senso alla propria vita impegnandosi nel lavoro, tipica di Milano. Entrambe convivono in Giovanni assieme ad un gallismo, leitmotiv dei romanzi di Brancati, fatto di chiacchiere e, soprattutto, di sguardi: “la storia più importante di Catania non è quella dei costumi, del commercio, degli edifici e delle rivolte, ma la storia degli sguardi. La vita della città è piena di avvenimenti, amori, insulti, solo negli sguardi che corrono fra uomini e donne; nel resto, è povera e noiosa”. Il ritratto di una Sicilia inerte, d’una povertà politica ed intellettuale che mette a nudo il vuoto della propaganda fascista.
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Tralasciando le sorelle, Ninetta ed il lavoro, mi sento molto Giovanni Percolla... Incapace di vivere e d'affrontare il mondo...
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eh!...io l'ho sempre detto che sugli sguardi si poteva scrivere un romanzo! . ma nessuno mi ha mai creduta !... anche sul semplice timbro di voce! ...sulle pause e sui silenzi .quando non hai altro che ti faccia capire cio' che il tuo interlocutore ti vuole o non ti vuole dire!...... muoio incompresa!!
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Enviado: 05/04/2005
11:55
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Talvolta si possono avere idee fenomenali, che poi sono altri a realizzare...
...non preoccuparti, non sei tu ad essere incompresa, sono il mondo ed il caso ad essere degli emeriti bastardi...
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De: Fernyb |
Enviado: 09/05/2005
07:35
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TUTTO FA' VERDURA............................
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De: Improvvisa Luce |
Enviado: 10/05/2005
12:22
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"Tutto fa verdura..."!?
Io la sapevo diversamente:
"Tutto fa brodo (disse quello che faceva pipì sulla minestra)...".
E' un po' trucida, ma efficace...
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De: Fernyb |
Enviado: 13/05/2005
14:52
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sono il mondo ed il caso ad essere degli emeriti bastardi...
ECCO LA VERDURA DA DOVE E' USCITA............
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