La Finanza bussa all'Agenzia delle entrate
e i documenti volano dalla finestra

I militari cercavano riscontri alla deposizione dell'imprenditore Di Lernia. L'industriale aveva chiesto a Milanese di interessarsi ad una verifica fiscale nei suoi confronti

di MARIA ELENA VINCENZI ROMA - Fascicoli che volano dalle finestre. Faldoni che, evidentemente, nessuno voleva far trovare agli uomini della guardia di finanza. La cronaca dell'inchiesta della Procura di Roma su Enav e Finmeccanica, racconta che, durante le perquisizioni di metà luglio all'Agenzia delle Entrate, i documenti venivano lanciati dalle finestre. Un dettaglio che, allora, sembrò incomprensibile, ma che oggi trova una probabile spiegazione nelle parole che l'imprenditore indagato Tommaso Di Lernia ha consegnato al gip durante il suo interrogatorio di garanzia. "Andai da Proietti (Angelo, titolare di Edilars, ndr) con alcuni documenti riguardanti una verifica dell'Agenzia delle Entrate alla società Print Sistem per l'anno 2005, chiedendogli di intercedere con Milanese ai soli fini di una verifica 'serena'. Nutrivo paure di accanimento derivate da una denuncia per frode che io avevo fatto alla Procura di Roma nei confronti di ignoti e dell'Agenzia delle Entrate stessa". Insomma, l'azienda di Di Lernia, una delle subappaltatrici di fiducia di Enav e di Selex Sistemi Integrati, aveva problemi con il fisco. Di cui si interessò il "generoso" braccio destro del ministro dell'Economia.

"Proietti mi disse che ci avrebbe parlato subito. Dopo due giorni mi diede un appuntamento a piazza del Parlamento e mi riconsegnò i documenti dicendomi di stare tranquillo poiché Milanese aveva parlato con Befera (direttore dell'Agenzia dell'Entrate) e avevamo avuto solo una piccola sanzione e nessun accanimento". Parole che il pm Paolo Ielo ha voluto verificare e per cui ha disposto alcune perquisizioni. E quando le Fiamme Gialle hanno suonato alla porta, dalle finestre dell'agenzia sono volati documenti di ogni tipo. Forse era questa "benevolenza" verso Di Lernia, vicino al consigliere politico del ministro, che si voleva nascondere? O forse c'era anche dell'altro? Sono solo ipotesi. Due sono le cose certe: l'inchiesta era quella su Enav e Finmeccanica e i documenti sono stati recuperati e sono ora al vaglio degli investigatori.

Di Lernia parla e parecchio, ma le sue dichiarazioni devono trovare riscontro. Ecco perché, anche sulle accuse mosse all'Udc (l'indagato ha raccontato di aver versato una tangente da 200 mila euro al segretario amministrativo, Giuseppe Naro), gli inquirenti hanno cercato prove. E le hanno trovate. Nel periodo in questione, febbraio 2010, l'imprenditore avrebbe prelevato 200 mila euro da una banca di San Marino. Così anche per l'incontro (a cui Di Lernia sarebbe stato accompagnato dall'ad di Enav, Guido Pugliesi), avvenuto nella sede dell'Udc: la macchina dell'imprenditore aveva effettivamente varcato l'accesso al centro storico pochi minuti prima e il suo telefono era collegato alla cella di via dei Due Macelli, dove c'è la sede del partito. Resta però da dimostrare la consegna del denaro. Ieri, interrogatorio fiume per Lorenzo Cola, consulente di Pierfrancesco Guarguaglini, anche lui indagato: il suo verbale è stato secretato.