Tutto è filato liscio. Come avevano annunciato nei giorni scorsi, senza essere creduti, gli organizzatori della marcia. La tanto temuta manifestazione No Tav si è svolta pacificamente, senza incidenti. In Valle di Susa non si sono visti i quattrocento black bloc, come aveva raccontato qualcuno, pronti a mettere a ferro e fuoco il cantiere della Maddalena, da dove sono partiti i lavori per la linea ad Alta Velocità.
In compenso c'erano ventimila persone, che dai sentieri hanno raggiunto la Val Clarea e si sono portati al ridosso delle recinzioni. Alcune di queste sono state tagliate, davanti agli occhi di polizia, carabinieri, guardia di finanza ed esercito. Ma, come detto, non ci sono stati scontri. In compenso una polentata per tutti a fine giornata.
I No Tav sono partiti da Giaglione alle 11.30, poi si sono divisi in vari gruppi, raggiungendo i sentieri nei boschi per aggirare 1.700 uomini delle forze dell'ordine messe a guardia del fortino.
Poi nel primo pomeriggio tutti si sono ritrovati alla baita, ormai simbolo storico della lotta contro il Tav. «Abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo posti», hanno spiegato gli organizzatori e quindi nessuno si è incamminato verso il punto a "rischio", a poche centinaia di metri.
Una grande manifestazione dunque, che lascia a bocca asciutta tutti quelli che speravano che le cose prendessero una diversa piega e tutti quelli che avevano già raccontato un altro scenario, simile a quello vissuto in piazza San Giovanni a Roma il 15 ottobre.
La zona rossa, voluta dal Prefetto di Torino, è stata comunque violata, con azioni di disobbedienza civile contro la militarizzazione della valle, che hanno coinvolto tutti i partecipanti alla marcia. Pacifica doveva essere e pacifica è stata.