di Paolo Terenzi
Cattiva figura per Roberto Cota. Nella giornata in cui in Valle di Susa si è svolta una manifestazione pacifica del movimento No Tav, il programma Report (al debutto stagionale) ha voluto dedicare la sua rubrica "C'è chi dice no" proprio al controverso Treno ad alta velocità. Nel corso dell'inchiesta, sempre puntuale e interessante, arriva il momento del governatore della Regione Piemonte. Il cronista, intercettandolo a margine di un evento pubblico, gli pone una semplice domanda: «Qual è secondo lei l'utilità effettiva del Tav?». L'esponente leghista replica, con voce chiaramente poco sicura: «Aprire il Piemonte verso l'Europa. Non solo il Piemonte, ma l'intero sistema Paese – prosegue il presidente della Regione - Questo vuol dire tante cose: prima di tutto un'apertura anche psicologica...ha delle ricadute sotto questo punto di vista: di prospettiva. Poi delle ricadute dal punto di vista commerciale e produttivo». Insomma, qual è la prima ragione per giustificare una grande opera da 20 miliardi di euro? Secondo Cota si tratta di questioni in prima istanza psicologiche. Gli italiani, grazie al Tav, si sentiranno più europei. La teoria, bisogna ammetterlo, è davvero interessante.
Rientrati in studio, è la conduttrice Milena Gabanelli a porre la domanda che riecheggia nella testa di molti italiani: «In un momento come questo, è più logico investire soldi per creare occupazione oppure metterli in un tunnel che in futuro - ma non è detto - trasporterà più velocemente delle merci prodotte a Lisbona o a Kiev? Perché se su quella tratta non ci sarà abbastanza traffico, i costi, quei 20 miliardi di finanziamenti, dovrà metterli lo Stato, cioè i nostri figli che oggi sono disoccupati. Forse è il caso di rivedere l'intera questione o magari fornire elementi e informazioni più convincenti».