Un francobollo. Pochi centimetri di carta servono a spiegare la rovina di questo paese molto meglio dei fiumi di parole che stiamo leggendo sui giornali riguardo all'ennesimo disastro che sta dilaniando il nostro paese. Eravamo nel 1981 e L'Istituto Poligrafico dello Stato emetteva un francobollo da 80 Lire con la didascalia “Dissesto idrogeologico”; Il valore bollato fa il paio con le immagini di una pubblicità progresso del 1977, ritrasmesse ieri da Ambiente Italia su Rai 3.
La definizione di “disastro annunciato” è quindi la più giusta per descrivere quanto avviene con cadenza ormai annuale, visto che la questione del dissesto idrogeologico è nota da più di 30 anni, senza che i nostri amministratori a tutti i livelli abbiano mai seriamente affrontato e risolto il problema, al punto che vantiamo il triste record del 70% di Comuni a rischio a livello nazionale e ben l'87% in Piemonte.
Al nostro paese non servono solo le decine di miliardi di euro chieste dall'Europa per mettere a posto i conti ed evitare il default, servono anche i 40 miliardi stimati dal Ministero dell'Ambiente per mettere in sicurezza il territorio; le due questioni in realtà non sono così slegate, perché sono figlie dell'incapacità delle stesse persone.
A fronte degli ordini provenienti dalla BCE, spesso parliamo di perdita di sovranità, ma il primo modo per esprimere la propria sovranità su un territorio dovrebbe essere quello di preservarlo, ed allora forse le nostre istituzioni alla sovranità hanno già rinunciato da un bel pezzo...
Progettiamo una nuova Grande Opera, ce lo chiede la nostra Costituzione:
Articolo 9 della Costituzione della Repubblica Italiana: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.