ROMA - Ci sono momenti brevi nei quali Laura Antonelli sembra una bambina: «Cosa voglio per il mio compleanno? Una torta». Dovrebbe essere un dolce grande, perché le candeline sono settanta: una vita generosa e crudele, la sua, magnifica e triste. L'ultima diva adesso è stanca, quasi rassegnata: «La vita terrena non mi interessa più». Ma al mondo importa ancora di lei: c'è un sito amatoriale, divinacreatura.com, nel quale le scrivono da ogni parte del mondo: Australia, Stati Uniti, Inghilterra, Canada. Ovviamente, dall'Italia. Ammiratori che parlano di «amore infinito». Nello studio del suo avvocato è arrivato un mazzo di fiori spedito da un uomo calabrese. Una donna, da Ginevra, le ha inviato un assegno di mille euro. E tutti, tutti, le dicono che era la «migliore, la più brava, l'unica». Luchino Visconti la guardò e disse che era «la più bella donna dell'universo». Robert Altman e Michelangelo Antonioni la volevano a tutti i costi. Jean Paul Belmondo la amò per nove anni, e fu una storia pazzesca, sfrenata, piena di eccessi e tenerezze. Poi finì, come tutta quella vita, quei tempi, quei sogni. E cominciò la realtà.
Le è capitato un po' di tutto, dopo il successo, dopo tutti quei film, a cominciare da Malizia , nel 1973. Come se la vita volesse tutto indietro, ma a interessi da capogiro. La cocaina, l'arresto nel 1991, la condanna per spaccio, la detenzione ingiusta: e finalmente l'assoluzione che la indicava come consumatrice di polvere, non spacciatrice. Per stabilire questa verità, ci vollero undici anni. Le capitò altro, anche: un lifting le procurò una reazione allergica. Le deturpò i lineamenti. E di colpo sembrò impossibile che quel volto fosse lo stesso che aveva fatto sognare, e fremere, gli italiani: «Un viso d'angelo su un corpo da peccatrice», scrivevano all'epoca i giornali.
Ha cancellato fama e bellezza, la dignità no: non chiede. «Adesso sto abbastanza bene - confida all'avvocato - di certo non vedo nessuno, neanche le mie amiche di Roma». Per la detenzione sbagliata, lo Stato le riconobbe centocinquantamila euro di risarcimento. Sparirono in pochi mesi. Andarono via in rivoli di generosità che la spingevano ad aiutare chiunque. È nello stesso modo che finiscono i soldi della vendita della villa di Cerveteri. E anche gli altri, tutti quanti. Ora riceve «qualche centinaio di euro di pensione» e il Tribunale ha stabilito che non può occuparsi direttamente dei suoi affari. Non ha automobile, telefonino, computer. Alle pareti, non ha neanche una foto. Prega, tanto. E a volte sorride, ma si tratta di momenti brevi.
Ok, mi spiace, ma almeno lei ha avuto una vita di successi e grandi amori, mentre c'è tanta gente che si è trascinata nella malinconia e nell'anonimato e forse, dopo tanti sacrifici, non ha neppure «qualche centinaio di euro di pensione»! Se ha fatto degli errori li sta pagando, certo è stata superficiale e imprudente, anche un po' sfortunata sicuramente....