La legge Merlin del 1958 non lo consentirebbe, ma i carabinieri di Bologna hanno aggirato il divieto con un semplice questionario censendo tutte le lucciole che lavorano in città: nome, cognome, residenza, luogo e data di nascita, recapito telefonico ed estremi del documento d’identità, da quanto tempo "svolge l’attività di meretrice", qual è "il guadagno medio giornaliero", a quanto ammonta "il compenso medio della prestazione", se sono sfruttate e quanto pagano d’affitto.
"Nessuna schedatura", si giustificano gli agenti che hanno proceduto al controllo registrando tutto su un modolo operativo. "Si tratta solo di un questionario sul sesso a pagamento". Come racconta il Corriere.it l’idea è tracciare i guadagni delle prostitute e magari sottoporli a tassazione visto che guadagnano, a quanto pare, piuttosto bene. Tra i 300 e i 500 euro al giorno, quasi 200 mila l’anno. Delle 248 le ragazze identificate dai carabinieri in tutta Bologna, periferia compresa, sessantadue si vendono sui marciapiedi dei viali.
La stragrande maggioranza (il 95%) delle prostitute in "servizio" a ridosso del centro è di nazionalità romena, seguono — staccatissime — russe (1,8%), moldave e uruguaiane (1,6%). L'età medie delle lucciole controllate si aggira intorno ai 26 anni, ma sulla strada finiscono anche giovanissime appena sopra i diciotto anni e lucciole over 40.
Sul significativo fatturato stimato l'Arma chiederà all'Agenzia delle Entrate di fare ulteriori verifiche e, in caso, di sottoporre quei patrimoni a una qualche forma di tassazione, come sarebbe possibile per qualsiasi attività di lavoro autonomo. Da qualche tempo i dati raccolti dai carabinieri in strada sono al vaglio della seconda sezione Misure di prevenzione dell'Arma, un gruppo di specialisti che applica le misure restrittive sui patrimoni di provenienza illecita, ma che si sta occupando anche di spulciare stili di vita e beni di proprietà delle lucciole per segnalare al Fisco le incongruenze rispetto al nulla dichiarato.