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De: lore luc (Mensaje original) |
Enviado: 06/02/2012 05:20 |
cultura
05/02/2012 -
"Non sono poesie", la passione senza tempo di Gigliola Franco
Gigliola Franco e la sua ultima creazione letteraria
Presentata la prima raccolta poetica della 87enne regista teatrale
CRISTINA INSALACO
torino
«Se voi volete sapere chi sono/ io vi dico/ sono un cuore che batte/ che batte/ che batte». Così Gigliola Franco parla di sé in “Non sono poesie”, la sua prima raccolta poetica, Corrado Franco Editore. Venerdì sera, dalla poltrona di casa sua, era in collegamento iPad con il Circolo dei Lettori, mentre il figlio Corrado e il giornalista de La Stampa Luciano Borghesan presentavano il suo libro.
Gigliola, che è stata regista teatrale, insegnante di lettere e giornalista, ha 87 anni e da dieci è malata di Parkinson. Si muove a fatica, non riesce più a parlare. Attori ed ex allievi, da Graziano Melano a Renato Liprandi, l’hanno omaggiata in questa serata recitando dal palco di via Bogino le sue sorprendenti non- poesie. “Non sono poesie” è un libro di sdegni, invettive, di pugni allo stomaco.
L’ha scritto tra i 70 e gli 85 anni, con accostamenti letterari che vanno da Gaber a Alda Merini, da Pasolini a Bukowski. Se la prende con i politici: «Indecenti sono i tempi della giustizia/ voi lo dite da anni/ da decenni/ da secoli/ E intanto giocate/ giocate a Monopoli». Lei è contro le ingiustizie, la guerra , la caccia, le auto blu. Il libro è una fotografia l’esistenza. Parla del tempo, che passa troppo veloce e non possiamo permetterci di sprecarlo: «Natale: tra un po’ è estate/ Estate: tra un po’ è Natale». Della giovinezza che è così preziosa e irripetibile: «E allora questo vi dico/ragazzi del Leonka/ godete godete/ la vostra bella estate/ e fatela durare più che potete».
Il figlio, Corrado Franco, regista e produttore cinematografico, ha aperto la “Corrado Franco Editore” con l’unico scopo di pubblicare la raccolta della mamma (www.nonsonopoesie.it). E il libro vende benissimo, con apprezzamenti di Erri de Luca e Luciana Littizzetto: «Sono bellissime. Me le sono bevute tutte».
Nata a Roma e trasferita ad Alba per seguire il lavoro del padre medico, Gigliola negli anni del liceo fa innamorare Beppe Fenoglio. «Probabilmente è stata la forte differenza sociale a portarli ad un passo dall’innamoramento, senza farli incontrare mai», dice Corrado. Gigliola è anche depositaria di due segreti di Fenoglio, che potrebbero cambiare tutta la visione letteraria dello scrittore. Ma li custodisce gelosamente, e non vuole che siano divulgati finché sarà in vita.
La vecchiaia punge e si mescola inesorabile tra le pagine dei suoi versi. «Di colpo mi ritrovo ad essere vecchia e non capisco come cazzo è potuto succedere in così poco tempo», scrive Gigliola. è faticosa la vecchiaia se accompagnata dalla malattia, ma Gigliola Franco non ha rimpianti quando pensa alla sua giovinezza.
Amava il teatro in maniera totalizzante. Nel suo libro lo racconta così: «Il teatro è stato tutto per me/ la maternità/ la paternità/ gli amori/la conoscenza dell’uomo/ la conoscenza della gente/ i sentimenti buoni/e quelli cattivi/ la generosità/ la sincerità/ il pianto e il riso/ tutto». Ma attenzione a non far diventare il lavoro il centro assoluto della vita: «Che senso ha lavorare/ e ancora lavorare/ se poi non ti resta il tempo per guardare il mare/ per oziare/ per amare e per odiare/ per sbagliare/ per giocare/ per cantare/ per fare quelle stupidissime parole crociate?».
La morte l’associa sempre a metafore che fanno rabbrividire. «Diciamo la verità: morire/ è come tirare la corda del cesso/ un attimo/ e la merda scompare giù nel tubo di scarico». Poesie esplicite, volgarità e parolacce. Ma non pensate a Gigliola Franco come una donna acida e cinica, che scrive per sputare addosso al mondo la sua rabbia. La volgarità per lei «è una licenza poetica», spiega il figlio. è un mezzo per arrivare dritta allo scopo e smuovere gli animi. «Non ho mai sentito la mia mamma dire una sola parolaccia in tutta la vita», aggiunge Corrado.
Lei, femminista storica, si scaglia contro le ingiustizie del mondo perché vorrebbe cambiarle. Non può parlare, Gigliola. Ma ha una lucidità pazzesca. E se la baci teneramente sulla guancia, lei ti sorride come se volesse dirti tutte le parole del mondo. Eccola, la bellezza. La bellezza che per Gigliola si nasconde nella semplicità.
«La bellezza è un ragazzo (o una ragazza) che ridono/a gola spiegata/ con tutti i loro vent’anni/ sulla faccia/ la loro risata/ genuina/ sincera cristallina/ questa questa/ è la vera bellezza». Crede in Dio e si interroga sulle domande ultime della vita. «Ecco cos’è la grande paura/ che tutto finisca a un tratto/ perdere il paradiso». Gigliola non ha paura di morire. Desidera soltanto essere ricordata. «Ho fatto tanto cammino/ per approdare qui/ Ora/ non mi resta/ che chiedervi una cosa/ non vi scordate di me».
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Mi piace dal poco che leggo. Drastica, incisiva, lapidaria, reale! Complimenti!
e poi se si rifà a .... Gaber a Alda Merini, da Pasolini a Bukowski... è davvero una grande con le idee chiare al di là della malattia e dell'età |
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De: haiku04 |
Enviado: 07/02/2012 12:02 |
Sì, anche a me piace, un linguaggio esplicito che, si intuisce subito, nasce da una bella intelligenza! |
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