NEW YORK - Una donna madre di due bambini è stata licenziata dopo aver donato un rene al suo capoufficio. È accaduto a Long Island, dove Debbie Stevens, 47 anni, impiegata presso un gruppo che gestisce concessionari di automobili, ha avuto il ben servito da Jackie Brucia, 61 anni, alla ricerca disperata di un donatore di rene prima del gesto generoso da parte della sua dipendente.
La vicenda. Secondo il racconto della Stevens, la Brucia le aveva parlato dei suoi problemi di salute durante una visita che l'impiegata aveva fatto al suo vecchio ufficio dopo essersi trasferita in Florida. Intenerita dalla storia, la Stevens - come riporta il New York Post - si è offerta di donare il suo di rene in caso non fosse riuscita a trovare un donatore. «Non si sa mai - le rispose la Brucia - potrei considerare l'offerta un giorno». Dopo aver fatto di nuovo ritorno a Long Island e al suo vecchio lavoro, la Stevens parla con la Brucia, la quale le chiede se la sua offerta è ancora valida, visto che le è stato negato un donatore. «Certo» - replica la donna. «Era il mio boss - continua nel racconto del Post - e non volevo che morisse». Tuttavia, la Stevens non si è rivelata essere compatibile al 100% con la Brucia e la soluzione migliore all'epoca fu una sorta di scambio. Ossia Stevens avrebbe donato il suo rene ad un'altra persona in modo da consentire alla Brucia di salire nella lista d'attesa.
Licenziata. «Il mio rene è finito in Missouri - ha detto Stevens - e lei ne ha avuto uno da San Francisco». I problemi per Stevens sono cominciati dopo l'intervento, la donna ha accusato dolori ma nonostante ciò è stata costretta da Brucia a tornare a lavoro mentre invece il suo capo restava in convalescenza. «Perchè non sei a lavoro - chiedeva Brucia - gli altri penseranno che hai un trattamento speciale». I giorni successivi si sono rivelati un inferno per la Stevens la quale dopo essersi rivolta ad un avvocato per il trattamento ricevuto in ufficio riceve una lettera di licenziamento. Il passo successivo è stato far causa alla donna e alla compagnia presso la quale lavorava. Al momento nessuno dei due ha rilasciato alcuna dichiarazione.
Una vicenda assurda, la capoufficio in primis doveva rifiutare una simile offerta, ma l'impiegata, madre di due figli, si è comportata da folle incosciente, e alla luce dei fatti non credo neppure che avrà diritto a qualche risarcimento. Mi spiace dire "ben le sta", ma che questa vicenda insegni che donare un organo è una cosa serissima, e lo si fa solo per una persona veramente cara, un figlio per es. Ergo, una bastarda e una pazza!