Autore di testi tra i più suggestivi e rivoluzionari della canzone d'autore "made in Italy", Francesco De Gregori ha costruito negli anni una galleria di personaggi e una raccolta di fiabe che incarnano la parabola italiana dal '68 a oggi. Ecco la sua storia, dagli anni ruggenti del Folkstudio alla magica trilogia dei 70, sino ai giorni nostri.Nonostante lui stesso abbia più volte affermato di non gradire quella definizione, a tutt'oggi Francesco De Gregori incarna lo spirito autentico del "cantautore" italiano, per il suo modo di comporre e interpretare le canzoni, utilizzando testi ricchi di metafore, di costrutti logico-sintattici inusuali, e accompagnandoli con una musica defilata, ma originale e complessa, pur affidandosi quasi sempre a strumenti tradizionali. Peculiare anche il suo modo di interpretare le canzoni, con quella voce nasale e con l'uso largo delle vocali: lo stile "alla De Gregori", che sarà scimmiottato da intere generazioni di emuli. Intellettuale e appassionato di musica popolare, ha sempre costruito le sue canzoni avendo come riferimento strutturale e stilistico la migliore produzione poetica europea del Novecento e si è servito di questo bagaglio culturale e di quella dote naturale che è la sua poesia (pubblicata anche sui libri scolastici) per vestire le sue canzoni con versi dalla prepotente forza evocativa. Versi che potrebbero fare anche a meno della musica perché cantano, stranamente, da soli. La sua ritrosia, il suo disinteresse per l'immagine pubblica filtrata da media e il carattere in un certo senso aristocratico, elitario della sua musica e (soprattutto) dei suoi versi, gli sono valsi il celebre soprannome di "Principe" della canzone italiana. C'è ancora qualcuno che lo etichetta come il cantore politico della Sinistra. Di certo, la canzone politica ha avuto un peso rilevante nel suo repertorio. Ma molti suoi brani sono stati fraintesi: "Niente da capire", "Caterina", "Non dirle che non è così", "Raggio di sole", "Due zingari", "La valigia dell'attore" non sono canzoni politiche, ma soltanto canzoni d'amore, nel senso più universale della parola, sono favole contemporanee dedicate agli esseri umani e alle loro storie, viste attraverso gli occhi e la fantasia di questo artigiano della chanson. E poi perché sforzarsi per capire chi siano realmente Pablo, Cesare, Irene, Anna, Marianna, Mario, Nino, Ninetto, Caterina, Rollo, Eugenio, Lisa, Mimì, Giovanna, Alice, Hood, Hilde e Susanna? De Gregori, nel bene e nel male, è entrato di diritto nella storia della musica italiana e abbracciando almeno tre generazioni di ammiratori è stato l'artefice del cambiamento "tecnico" della nostra canzone d'autore, abituata da sempre ad ascoltare brani che cominciavano con "cuore" e finivano con "amore". Concludendo, si può affermare che De Gregori - invertendo quello che scrisse Giaime Pintor - non è "Rimmel", è "Nobel". Almeno in quel piccolo grande universo poetico che è la canzone d'autore.
L'uomo che cammina sui pezzi di vetro dicono ha due anime e un sesso di ramo duro in cuore e una luna e dei fuochi alle spalle mentre balla e balla, sotto l'angolo retto di una stella. Niente a che vedere col circo, nè acrobati nè mangiatori di fuoco, piuttosto un santo a piedi nudi, quando vedi che non si taglia, già lo sai. Ti potresti innamorare di lui, forse sei già innamorata di lui, cosa importa se ha vent'anni e nelle pieghe della mano, una linea che gira e lui risponde serio "è mia"; sottindente la vita. E la fine del discorso la conosci già, era acqua corrente un pò di tempo fà che ora si è fermata qua. Non conosce paura l'uomo che salta e vince sui vetri e spezza bottiglie e ride e sorride, perchè ferirsi non è impossibile, morire meno che mai e poi mai.
Insieme visitata è la notte che dicono ha due anime e un letto e un tetto di capanna utile e dolce come ombrello teso tra la terra e il cielo. Lui ti offre la sua ultima carta, il suo ultimo prezioso tentativo di stupire, quando dice "È quattro giorni che ti amo, ti prego, non andare via, non lasciarmi ferito". E non hai capito ancora come mai, mi hai lasciato in un minuto tutto quel che hai. Però stai bene dove stai. Però stai bene dove stai.
E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure e cancello il tuo nome dalla mia facciata e confondo i miei alibi e le tue ragioni i miei alibi e le tue ragioni Chi mi ha fatto le carte mi ha chiamato vincente ma uno zingaro e' un trucco e un futuro invadente fossi stato un po' piu' giovane l'avrei distrutto con la fantasia l'avrei stracciato con la fantasia Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo e la mia faccia sovrapporla a quella di chissa' chi altro o ancora i tuoi quattro assi bada bene di un colore solo li puoi nascondere o giocare con come vuoi o farli rimanere buoni amici come noi. Santa voglia di vivere e dolce venere di rimmel come quando fuori pioveva e tu mi domandavi se per caso avevo ancora quella foto in cui tu sorridevi e non guardavi Ed il vento passava sul tuo collo di pelliccia e sulla tua persona e quando io senza capire ho detto si' hai detto e' tutto quel che hai di me e' tutto quel che ho di te. Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo e la mia faccia sovrapporla a quella di chissa' chi altro o ancora i tuoi quattro assi bada bene di un colore solo li puoi nascondere o giocare con chi vuoi o farli rimanere buoni amici come noi.