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Riflessioni: donna inferiore
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Respuesta  Mensaje 1 de 5 en el tema 
De: enricorns  (Mensaje original) Enviado: 13/09/2012 11:12
L'ISLAM CONSIDERA LA DONNA INFERIORE ALL'UOMO: ECCO LE CONSEGUENZE PER CHI SPOSA UN MUSULMANO
Una ragazza che si innamora di un islamico dovrebbe tenere a mente le 7 differenze giuridiche che priveranno della libertà lei e i suoi figli (anche se abitano in Occidente)
 
di Gianfranco Trabuio

Un approccio corretto alla conoscenza della antropologia culturale di popolazioni diverse da quelle occidentali, deve necessariamente fare riferimento alla religione di quelle popolazioni.
La dimensione religiosa è certamente quella più importante e più pervasiva presso tutti i popoli, per l'Islam addirittura è la religione che regolamenta anche la vita civile, il diritto civile e penale, la politica. [...]
La concezione occidentale dei diritti universali dell'uomo, come deliberati dall'ONU, non trova riscontro nelle legislazioni dei paesi musulmani. Tanto meno dopo le recenti rivoluzioni popolari che hanno portato al potere i partiti di ispirazione fondamentalista, rigidamente ancorati alla legislazione di derivazione coranica. [...]
E' opportuno illustrare, anche se brevemente, cosa si trova nei testi sacri dell'Islam, per esempio negli Hadith (sentenze) del profeta.
La considerazione di Muhammad per le donne: dagli hadith (editti) del profeta: [...]
Sahih Al Bukhari, Hadith 3826, narrato da Abu Said Al Khudri
Il Profeta disse: "Non è vero che la testimonianza di una donna equivalga alla metà di quella di un uomo?". La donna rispose: "Sì". Lui disse: "Il perché sta nella scarsezza di cervello della donna". [...]

L'AFFERMAZIONE SULLA INFERIORITÀ DELLA DONNA RISPETTO ALL'UOMO, HA CONSEGUENZE IMPORTANTI PER LA VITA DI TUTTI I GIORNI
Non ci si riferisce qui alle disuguaglianze che possono esistere a livello sociologico tra uomo e donna, queste sono purtroppo diffuse in tutte le società, nel mondo musulmano come in altre culture o civiltà. È necessario parlare della disuguaglianza giuridica, che ha delle conseguenze durature perché è normativa, spesso impedendo o comunque ritardando qualunque adeguamento alla mentalità dei musulmani e delle musulmane di oggi. [...]

1. LA DONNA HA SOLO IL RUOLO DI OGGETTO DI PIACERE E DI RIPRODUZIONE
C'è anzitutto una disparità nella possibilità di contrarre il matrimonio. All'uomo viene riconosciuta la possibilità di avere contemporaneamente fino a quattro mogli (poligamia), mentre alla donna viene negata la facoltà di sposare più di un uomo (poliandria). La poligamia legalmente sancita significa una differenza radicale tra uomo e donna. All'uomo dà la sensazione che la donna è fatta per il suo piacere e, al limite, che è una sua proprietà che può "arare" come vuole, come afferma letteralmente il Corano (sura della Vacca II, 223).
Se ha la possibilità materiale, ne "acquista" un'altra. La donna si trova in una condizione di sottomissione nel ruolo di oggetto di piacere e di riproduzione; questo ruolo è confermato dal fatto che non viene mai chiamata con il suo nome, ma sempre in relazione a un uomo: figlia di…, moglie di…,

2. I FIGLI NATI DA UN MUSULMANO SONO AUTOMATICAMENTE MUSULMANI (LA RELIGIONE DELLA MOGLIE NON CONTA)
La donna musulmana non può sposare un uomo di un'altra fede, a meno che questi non si converta prima all'Islam. Il divieto è dovuto al fatto che, nelle società patriarcali orientali, i figli adottano sempre la religione del padre. Ma è anche giustificato dal fatto che il padre è il garante dell'educazione religiosa dei figli, e quindi solo se è musulmano può assicurare la loro crescita secondo i principi islamici. Ricordo a questo proposito che i figli nati da un musulmano sono considerati a tutti gli effetti musulmani, anche se battezzati. Perciò ogni matrimonio misto (tra un musulmano e una cristiana o un'ebrea, gli unici due casi contemplati nella sharia) accresce numericamente la comunità musulmana e riduce la comunità non musulmana. Non mi soffermo in questa sede per approfondire questo argomento così tragico per le conseguenze delle mogli cristiane sposate a un musulmano. I fatti di cronaca sono lì a dimostrare quanta leggerezza, e ignoranza, ci sia da parte delle nostre donne e da parte della Chiesa cattolica nel contrarre e nel concedere la dispensa per questi matrimoni misti.

3. L'UOMO PUO' RIPUDIARE LA MOGLIE QUANDO E COME VUOLE (LA DONNA NON PUO')
Il marito ha la facoltà di ripudiare la moglie ripetendo tre volte la frase «sei ripudiata» in presenza di due testimoni musulmani maschi, adulti e sani di mente, anche senza ricorrere a un tribunale. La cosa più assurda è che se il marito dovesse in seguito pentirsi della sua decisione e intendesse "recuperare" nuovamente sua moglie, quest'ultima dovrebbe prima sposarsi con un altro uomo che dovrà a sua volta ripudiarla. La donna passa in tal caso di mano in mano per rispettare formalmente la Legge. La moglie invece non può ripudiare il marito. Potrebbe chiedere il divorzio, che però diviene per lei motivo di riprovazione e la mette in una condizione sociologica molto fragile. Il ripudio è comunque vissuto come un'umiliazione per la donna e si presume sempre che lei abbia qualche problema a livello fisico o morale.
Infine, la facilità con la quale il marito può ripudiare la moglie senza dover giustificare la decisione, la rende totalmente dipendente dal suo stato d'animo, con il costante timore di essere allontanata. È come una spada di Damocle che pende sulla sua testa: se non si comporta secondo il desiderio del marito potrebbe essere ripudiata, e allora dovrà cercarne un altro che accetti di prenderla con sé.

4. DIVORZIO FACILE SENZA TRIBUNALE
In quarto luogo c'è da considerare la facilità con cui si ottiene il divorzio, che avviene quasi sempre su richiesta dell'uomo. Tradizionalmente, non c'è neppure bisogno di andare in tribunale. È vero che un hadith di Muhammad, il Profeta, dice che «il divorzio è la più odiosa delle cose lecite», ma comunque è permesso.

5. I FIGLI SONO CONSIDERATI DI PROPRIETA' DEL PADRE (ANCHE IN CASO DI DIVORZIO)
L'affidamento della prole, in seguito al divorzio, è un altro esempio di disuguaglianza. I figli "appartengono" al padre, che decide della loro educazione, anche se sono provvisoriamente affidati alla madre fino all' età di sette anni. Solo il padre ha la potestà genitoriale.

6. ANCHE NELL'EREDITA' LA DONNA E' CONSIDERATA INFERIORE
C'è poi la questione dell'eredità. Alla femmina ne spetta la metà del maschio, un provvedimento che trova fondamento nella situazione socio-economica in cui la famiglia viveva anticamente: dato che, secondo il Corano, è l'uomo che ha l'obbligo di mantenere la donna e l'intera famiglia, era logico che dovesse disporre di un piccolo fondo a cui attingere. Anche in questo caso una disuguaglianza fissata dalla legge divina aumenta la dipendenza della donna dall'uomo.

7. LA TESTIMONIANZA DI UN UOMO VALE COME QUELLA DI DUE DONNE
Una settima differenza a livello giuridico è che la testimonianza del maschio vale come quella di due femmine. Questo si basa su un hadith di Muhammad, molto diffuso negli ambienti musulmani nonostante la sua autenticità sia piuttosto discussa, in cui si afferma che «la donna è imperfetta nella fede e nell'intelligenza».
Quando si chiede ai fuqaha, agli esperti della legge, di spiegare il motivo rispondono che la donna è imperfetta quanto alla fede perché, in certe situazioni, ad esempio durante le mestruazioni, la sua preghiera e il suo digiuno non sono validi e la sua pratica religiosa è dunque imperfetta.
Riguardo la seconda parte dell'affermazione – l'"imperfezione" nell'intelligenza- forse un tempo questo poteva essere spiegato sociologicamente tenendo presente che le donne studiavano meno, che erano meno coinvolte nella vita sociale e dedite soltanto ai lavori domestici, ma da tempo tutto ciò non vale più. Eppure nella maggioranza dei tribunali dei Paesi islamici vige ancora questo principio nonostante le proteste delle associazioni femministe.
In alcuni Paesi i fondamentalisti chiedono anche che alle donne sia vietato di fare da testimoni nei processi in cui sono previste le pene coraniche.



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Respuesta  Mensaje 2 de 5 en el tema 
De: enricorns Enviado: 13/09/2012 11:16

Nota personale in merito a una definizione la quale non trova la mia approvazione, per il resto è decisamente istruttivo e interessante

I fatti di cronaca sono lì a dimostrare quanta leggerezza, e ignoranza, ci sia da parte delle nostre donne e da parte della Chiesa cattolica nel contrarre e nel concedere la dispensa per questi matrimoni misti

 il “Direttorio di Pastorale familiare” per la Chiesa in Italia scrive

1. Matrimoni misti

“considerato che l'unione perfetta delle persone e il coinvolgimento di tutta la loro vita nell'esperienza matrimoniale sono più facilmente assicurati quando gli sposi appartengono alla stessa comunità di fede, attenendosi a quanto stabilito a livello canonico, è necessario che con particolare cura pastorale i contraenti siano resi consapevoli delle difficoltà che potranno sorgere in una vita coniugale tra persone che non vivono in perfetta comunione ecclesiale.
In particolare, i contraenti vengano messi a conoscenza sia delle differenze esistenti nei contenuti di fede delle rispettive confessioni sia di ciò che esse hanno in comune specialmente circa il matrimonio, così da essere stimolati a celebrare le nozze nella fede in Cristo e ad edificare cristianamente l'unità coniugale e familiare, inserendosi con frutto nel cammino ecumenico.
Gli stessi contraenti siano informati di quanto è stabilito a livello canonico e sollecitati al rispetto degli impegni e doveri religiosi di ciascuno. Tutto ciò avvenga d'accordo con le rispettive comunità, secondo le eventuali intese tra loro intercorse” (n. 88).

2. Matrimoni interreligiosi

“Anche in questi casi, pur nel riconoscimento del valore della fede in Dio e dei principi religiosi professati, sempre nel rispetto di quanto stabilito a livello canonico, è doveroso richiamare i nubendi cattolici sulle difficoltà cui potrebbero andare incontro in ordine all'espressione della loro fede, al rispetto delle reciproche convinzioni, all'educazione dei figli.
Particolare attenzione va riservata ai matrimoni tra cattolici e persone appartenenti alla religione islamica: tali matrimoni, infatti, oltre ad aumentare numericamente, presentano difficoltà connesse con gli usi, i costumi, la mentalità e le leggi islamiche circa la posizione della donna nei confronti dell'uomo e la stessa natura del matrimonio.
È necessario, quindi, considerare attentamente che i nubendi abbiano una giusta concezione del matrimonio, in particolare della sua natura monogamica e indissolubile.
Si abbia certezza documentata della non sussistenza di altri vincoli matrimoniali e siano chiari il ruolo attribuito alla donna e i diritti che essa può esercitare sui figli.
È bene esaminare al riguardo anche la legislazione matrimoniale dello Stato da cui proviene la parte islamica e accertare il luogo dove i nubendi fisseranno la loro permanente dimora. Nella richiesta di dispensa per la celebrazione del matrimonio, che dovrà essere inoltrata per tempo all'Ordinario del luogo, si tenga conto di tutti questi elementi problematici, offrendo ogni elemento utile al discernimento e alla decisione” (n. 89).

 

 

Respuesta  Mensaje 3 de 5 en el tema 
De: sempreverde Enviado: 13/09/2012 11:16

Aspetti storici e attuali nel mondo islamico

Nella religione islamica la funzione materna della donna è vista come un principio fondamentale.

La donna è, in quanto sposa e madre, colei che assicura e garantisce la continuità della vita, è il simbolo della fertilità, essa è anche chi nutre ed educa i figli.

Nel periodo in cui visse Maometto  va ricordato che il Corano si oppose fermamente alla tradizione beduina preislamica che praticava la soppressione delle bambine alla loro nascita, condannò molto severamente "coloro che nella loro follia ed ignoranza uccidono i propri figli”, difese la legittimità della vita delle bambine.  Nato ufficialmente nell’anno uno dell’egira o era musulmana che corrisponde all’anno cristiano 662 - l’islam rappresentò allora una rivoluzione etica per la società beduina politeista.

Ricordiamo che il profeta Muhammad fu esemplarmente affezionato alla figlia Fatima.

Essa è stata assunta, dall’islam sciita a immagine eccelsa e equivalente alla figura mistica di Maria. Vi sono stati altri ruoli svolti dalla donna islamica, ma quello di sposa e madre è certo preponderante.

 Come in tutte le società tradizionali patriarcali, la maternità è stata considerata una virtù quando è esplicata nell’ambito del matrimonio; oggi  i codici della famiglia che si sono ispirati ad una interpretazione integralista   della legge canonica, sono spietati a riguardo del figlio  illegittimo e della ragazza madre, contraddicendo  il diritto musulmano classico che lasciava aperta la possibilità di una filiazione materna. La donna ha anche sofferto come madre e come  sposa ma ciò non è una prerogativa dell’Islam, l’attuale situazione di grave  repressione in cui vivono i movimenti di emancipazione e di sviluppo nel mondo musulmano, fanno della donna la vittima dell’oscurantismo.

 In seno alle diverse società e ai loro conflittuali movimenti  legislativi e politici, le donne islamiche si adoperano per emendamenti  o modifiche ai vari codici legislativi per esempio alla maternità, le donne musulmane dei Tempi Nuovi vogliono dare un volto umano, legislativo, sanitario e culturale compatibile con la dignità di una migliore qualità della vita. 

Il mondo musulmano è ampio, variegato e molteplice, diverse sono le sue realtà sociali, i suoi livelli culturali, i suoi  processi di sviluppo, la realtà varia seconda dei paesi e delle aree geografiche, diversissimi sono tra di loro le società e i loro sistemi politici.

Nel mondo musulmano oggi le forze reazionarie conservatrici alleatesi con tutte le forme di controllo politico e con le interpretazioni religiose di tipo fondamentalista si confrontano con violenza.

Strategie oscurantiste minacciano la storia in movimento di ben altro islam. Un islam che, senza rinunciare al suo patrimonio storico culturale, chiede la separazione tra stato e religioni nel rispetto

dei diritti umani e della secolarizzazione delle istituzioni.

In quest’ampio movimento, le donne occupano un posto predominante e la questione della maternità esemplifica bene le trasformazioni in atto.

Nel mondo arabo musulmano, i movimenti di emancipazione sociale della donna sono nati nel periodo a cavallo tra la fine del secolo scorso e gli inizi di questo, tale periodo si chiama “periodo del risveglio” .

 Tutte le donne si mobilitarono per chiedere, con manifestazioni, gruppi, forme di associazioni ed altre forme di azione o rivendicazione, il diritto all’istruzione e al lavoro, le riforme legislative della sharia (o legge canonica), la laicizzazione delle istituzioni di stato.

Tutto ciò fu esemplarmente ottenuto in Turchia, con la riforma del 1923 che abolì la sharia e laicizzò lo stato.

Tra le riforme richieste da queste donne musulmane, relativamente al loro statuto, furono importanti quelle a riguardo dell’età matrimoniale, del libero consenso della donna al matrimonio, della libera scelta della persona da sposare, dell’abolizione del tutore matrimoniale, del ripudio e della poligamia, ecc.

La Turchia è rimasta un caso unico e se alcune riforme sono state introdotte solo in parte, in alcuni paesi come   Pakistan, Afghanistan, Sudan e soprattutto Iran, sono avversate o cancellate dalla restaurazione ortodossa conservatrice.

L’enorme progresso fatto dal movimento di idee emancipatrici è stato un movimento storico irreversibile che nessun potere sulla terra potrà cancellare.

Malgrado gli ostacoli e malgrado l’incapacità dei singoli regimi a portare avanti politiche adeguate  e di sviluppo sociale, l’emancipazione ha dato frutti sociologicamente inconfutabili.

Nelle regioni, classi sociali, ambienti, famiglie dove si è estesa l’istruzione, il rapporto con la maternità è mutato, tutte le inchieste sociologiche attestano che, laddove progredisce l’istruzione della donna, le gravidanze non sono più molteplici e incontrollate. Esse diminuiscono e sottostanno ad una più oculata programmazione individuale in rapporto proporzionale all’istruzione delle donne. La famiglia allargata di un tempo o harem domestico tende con le nuove generazioni a ricomporsi attorno a un principio di coppia.

L’evoluzione del concetto di maternità è rafforzato laddove la donna esercita un lavoro rimunerato.

Essa dimostra maggiore maturità nella gestione della maternità non subendola ma assumendola in modo più maturo ed equilibrato, “guadagnare la propria vita” porta la donna a considerare diversamente il proprio corpo, le proprie responsabilità, la qualità della vita propria e dei figli.

In sostanza dunque le statistiche provano che lavoro e scolarizzazione portano ad una migliore programmazione dello sviluppo sociale e dell’infanzia. Naturalmente, sono proprio il lavoro della donna e il suo diritto all’istruzione che vengono attualmente denunciati ed ostacolati dai partiti dell’area fondamentalista  e dai gruppi integralisti. Essi vorrebbero un ritorno della donna alla sfera della segregazione familiare, una sua esclusione da tutti i luoghi pubblici e lavorativi.

In questa attuale fase di conflitto tra progetti sociali e progetti ideologici che scuotono drammaticamente il mondo mussulmano, emerge un fenomeno nuovo che scandalizza ancor  più il fondamentalismo: le inchieste condotte presso le generazioni più giovani lasciano intravedere l’emergenza della donna nubile e indipendente e quello della donna stessa che rivendica la libertà di essere o non essere madre.

Nel mondo musulmano, come per le nostre società nel corso degli ultimi due secoli, grandi mutazioni sono in atto. 



Respuesta  Mensaje 4 de 5 en el tema 
De: enricorns Enviado: 13/09/2012 11:25
orca quella nota in giallo è illeggibile

Respuesta  Mensaje 5 de 5 en el tema 
De: enricorns Enviado: 13/09/2012 11:36
tu prova a sposarti con un islamico e vedi se ti è possibile trasmettere liberamente la tua religione ai tuoi figli?
 


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