La lontananza
Un soffio di luce perduto nell'oscurita' del passato.... una goccia di mare prosciugata nell'oceano della memoria... un raggio di sole ibernato dal gelo dell'indifferenza... il tramonto dei sogni ammuffiti nel cassetto della disillisione.... e il tempo scorre via come un torrente alluvionato.... porta con se la tua linfa vitale e la infanga con detriti del destino... impossibile da deviare... e ti resta il retrogusto amaro seppur non rinneghi nulla.... il senso d'impotenza verso cio' che non e' stato ma che fortissimamente hai cercato... ma va bene lo stesso!!! per ogni orizzonte perduto c'e' una nuova veduta da scoprire.... c'e' un'isola al di la' della linea visiva tutta da esplorare.... e chissa' che non sia molto piu' godibile abitarla...
Anonimo


Dunque è sua madre.
Questa piccola donna.
Artefice dagli occhi grigi.
La barca su cui, anni fa,
lui approdò alla riva.
...è da lei che si è tirato fuori
nel mondo,
nella non-eternità.
Genitrice dell' uomo
con cui salto attraverso il fuoco.
è dunque lei, l' unica
che non lo scelse
pronto, compiuto.
Da sola lo tirò
dentro la pelle a me nota,
lo attaccò alle ossa
a me nascoste.
Da sola gli cercò
gli occhi grigi
con cui mi ha guardato.
Dunque è lei, la sua Alfa.
Perchè mai me l' ha mostrata?
Nato.
Così è nato anche lui.
Nato come tutti.
Come me, che morirò.
Figlio d' una donna reale.
Uno giunto dalle profondità del corpo.
In viaggio verso l' Omega.
Esposto
alla propria assenza
da ogni dove,
in ogni istante.
E la sua testa
è una testa contro un muro
cedevole per ora.
E le sue mosse
sono tentativi di eludere
il vedetto universale.
Ho capito
che è già a metà cammino.
Ma questo a me non l' ha detto,
no.
"Questa è mia madre"
mi ha detto soltanto.
Wislawa Szymborska

Sono irrequieto.
Sono assetato di cose lontane.
La mia anima esce anelando
di toccare l'orlo
dell'oscura lontananza.
O Grande Aldilà,
oh, l'acuto richiamo del tuo flauto!
Dimentico, sempre dimentico,
che non ho ali per volare.
Sono impaziente e insonne,
sono straniero in una terra straniera.
Il tuo alito mi giunge sussurrando
una impossibile speranza.
Il mio cuore comprende il tuo linguaggio
come fosse lo stesso ch'egli parla.
O Lontano da cercare,
oh, l'acuto richiamo del tuo flauto!
Dimentico, sempre dimentico,
che non conosco la strada,
che non ho il cavallo alato.
Non c'è nulla che desti il mio interesse,
sono un vagabondo nel mio cuore.
Nella nebbia assolata delle languide ore,
quale visione grandiosa
prende forma nell'azzurro del cielo!
O Meta Lontanissima,
oh, l'acuto richiamo del tuo flauto!
Dimentico, sempre dimentico,
che tutti i cancelli sono chiusi
nella casa dove vivo solitario!
R.Tagore

Metamorfosi
(Hermann Hesse)
Quando ero adolescente,
quando i miei primi timidi passi
nell'agognato regno dell'amore
mi riportavano sconsolato e misero
nellincomprensibile e accecante giorno,
mi era allora unica consolazione
scavare a piene mani nel dolore,
trasformare, distruggendo
con compiaciuta amarezza, ogni colore
incantevole in
riversare violento sulle corde tese fino a
spezzarle [nero,
la pena della mia privazione.
E di sera fuggivo la luce,
fuggivo i giardini animati
per scivolare solitario nel profondo
dellombra dei faggi,
giù lungo la proda impervia
verso l'oscura deriva dellonde,
desiderio di morte nel cuore in tumulto.
Ma oggi, che un giorno avaro
si dissolve per me in un tempo incoerente,
che la mia anima ricolma
delle rovine di castelli troppo in fretta
costruiti
perse la via verso la speranza,
che l'ora più cupa e infelice della giovinezza
mi arride ancora da lontane profondità come
un tesoro [doro
oggi ho abbandonato i sentieri cupi
della malinconia,
e del dolce lamento.
Ogni sera quando giunge l'ora silente,
accendo a giorno la mia lampada,
ché davanti alla finestra sprofondi la notte
nemica.
Con amore tendo le corde più dorate
che mi sono rimaste, e seguo
nel gioco avveduto ogni forma soave,
ogni forma che consola serena.
Lontana è la morte e lontano il dolore dei
miei sogni
sollecito li guido, ché il loro confuso
intreccio
mostri solo luce e conforto e immagini
felici:
giardini beati, uomini pieni di gioia infantile,
di intimo piacere amoroso e feste adorne di
fiori
donne pure e nobili, uomini pervasi di
cortese ardore,
questo mi creò sognando e cerco
ciò che mi è rimasto dei tesori distrutti,
di raccogliere con armonia in belle forme.
Solitario gioca così nelle ore tranquille
il mio desiderio il suo gioco.
Vedi, io spesso so ridere appagato,
ingannando della vita linsensata crudeltà,
attraverso la mia ingegnosa fantasia.
E l'immagine splendente di fanciulla,
cui sacrificai un dì,
fra desiderio ardente e cupa rinuncia,
il fulgore della mia giovinezza,
avanza (lei, che da tempo
si perse lontana nel quotidiano grigiore)
splendente, più bella che mai,
intatta come fior di primavera,
sul tappeto amorevolmente disteso
dei miei sogni armoniosi.
Come ella incede e si fa dea,
sprofonda della vita la miseria e dei miei
sogni segreti
e il senso si palesa:
essere dellamata eco, specchio cortese.
Così, quandè quell'ora,
erigo degli anni giovanili la memoria,
e in tempio la trasformo
di un amore, che brama non conosce più
nè delusione.

BUONA GIORNATA
Annamaria