«L'azzardo tassato meno del pane»
I conti non tornano. Le entrate erariali da lotterie e da lotterie on line precipiteranno dai 3,2 miliardi di euro stimati per il 2012 a 938 milioni nel 2013, mentre le entrate totali di tutti i giochi sono già diminuite di quasi il 7% a quota 7,10 miliardi. Le catastrofiche previsioni sono contenute in un documento depositato ieri dal governo sul tavolo della commissione Finanze del Senato. Un tracollo per l’Erario, non per i gestori del gioco d’azzardo. Lo scorso anno gli italiani hanno speso 79,9 miliardi di euro, mentre per il 2012 si prevede una spesa record di 130 miliardi.
E si spiegherebbe con il colossale buco di bilancio il via libera non solo alle slot on line (accessibili già da lunedì scorso) ma perfino a vere bische legali per il gioco del poker, finora ammesso solo nei casinò. Entro gennaio dovrebbe infatti essere emanato il bando per l’assegnazione di mille nuove licenze per l’apertura di sale in stile saloon da vecchio West. La base d’asta, stando a quanto potrebbe essere inserito nel decreto Milleproroghe, sarà di 100mila euro. Nel primo anno di apertura le stime parlano di un fatturato da 1,5 miliardi, su cui lo Stato incasserà solo 45 milioni di euro. «Un misero 3% che non basterà – denuncia l’avvocato Attilio Simeone, consulente giuridico della Consulta nazionale antiusura – a far fronte al costo sociale di questa assurdità». Un costo sociale che non si affronta «alzando l’imposizione fiscale – mette in guardia Simeone –, ma regolamentando il gioco d’azzardo, come fanno altri Stati europei».
Per ogni giocatore ci sono sei persone (familiari ed anche lavoratori alle dipendenze dello scommettitore cronico) che soffrono i riflessi negativi delle scommesse. Una media, questa, calcolata dalla Consulta antiusura che ha raccolto i dati di tutte le associazioni e le fondazioni attive nella Penisola.
«E se il 3% di tassazione sulle giocate sembra una percentuale irrisoria – spiega il legale –, bisogna sapere che su alcuni tipi di scommesse disponibili su Internet, l’imposizione è dello 0,6%. Insomma, sull’azzardo la tassazione è più bassa che sul pane», che ha un’Iva al 4%.
Dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia spiegano che le entrate totali relative ai giochi nei primi dieci mesi del 2012 sono risultate di 10,7 miliardi di euro (765 milioni di euro in meno, pari a un calo del 6,7%). Considerando solo le imposte indirette il gettito derivante dalle attività da gioco (lotto al lordo delle vincite, lotterie e delle altre attività di gioco) si attesta a 10,4 miliardi di euro, con una perdita di 664 milioni (-6%).
«Il dato è giustificato dallo spostamento sul gioco online – ha recentemente chiarito il sociologo Maurizio Fiasco – difficilmente regolamentabile e quindi tassabile. La bolla finanziaria è quindi dietro l’angolo e si avvicina sempre di più».
Mettere dei soldi sul tavolo virtuale di un "web-casinò" inglese, la gran parte dei quali ha delle frequentatissime «sale da gioco» in lingua italiana, significa disperdere capitali impedendone la tassazione italiana, peraltro impedendo la tracciabilità del denaro.
«Senza una regolamentazione – avverte l’avvocato Simeone –, non ci vuole molto a capire che le mafie possono facilmente infiltrarsi tanto nella gestione quanto nel riciclaggio dei proventi illeciti». Tutto a tassazione agevolata.