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non è detto ma dunque chi? |
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Staremo a vedere... forse mi sbaglio ma, vedendo le piazze piene, che i Tg si guardano bene dal trasmettere, sono un pò ottimista |
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E le nozze Gay, l'eutanasia, l'aborto, la famiglia, la giustizia sociale?
tanto per chiarire:
Di tutt'altro avviso il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, che sostiene in toto la posizione delle coppie omosessuali dichiarandosi favorevole al matrimonio gay. "Ognuno deve poter amare chi crede - ha detto Grillo - e vivere la propria vita con lui o con lei tutelato dalla legge".
Non si può ridurre tutto ad una questione di soldi
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Perchè secondo te, ognuno non può amare chi crede? Il Signore non avrebbe fatto nascere persone con tendenze omosessuali se fosse così. Altrimenti sarebbe un Signore ingiusto a far nascere persone attratte dallo stesso sesso e condannandole poi a stare sole. Conosco e frequento, anche se poco perchè vivono a Taranto, 2 gay ed uno di questi è fratello di un sacerdote, ebbene, ti assicuro che sono tra le migliori persone che abbia mai conosciuto... disponibili, solidali, comprensivi verso gli altri... ce ne fossero di etero così... io per quanto riguarda i gay, sono contraria solo all'affidamento dei figli perchè ritengo che i bambini debbano avere una figura paterna e una materna ed all'esibizionismo dei gay pride. |
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oignuno puà amare chi crede ma non può imporre agli altri di farlo e di accettarlo, ma vevedo che è un discorso chiuso, soprattutto per chi si vanta di pregiarsi cattolico. |
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Non facciamo confusione , anchje io conosco persone gay che sono splendide ma ds li a a volere imporre una condizione che è per altro incostituzionale, oltrechè etica e religiosa. tutto per avere voti, perchè è su quello che ormai gioca la campagna elettorale, si o no alle nozze gay . |
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De: haiku04 |
Enviado: 08/02/2013 15:39 |
Nessuno vuole imporre niente a nessuno. Forse che saresti obbligato a sposarti un gay?
W la libertà di gestire la propia vita individuale! |
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La lobby gaydi Riccardo Cascioli
Ormai non ci vuole una sensibilità particolare per rendersi conto che è in atto una campagna contro l’identità sessuale maschile e femminile. Alcuni sconcertanti episodi provenienti dall’Inghilterra.
[Da «il Timone» n. 50, febbraio 2006]
Metà dicembre, in Inghilterra: sul canale radiofonico 5 della BBC si parla della nuova legge che consente le adozioni a coppie gay. Tra gli intervenuti una scrittrice cattolica, Lynette Burrows, che spiega con chiarezza i motivi della sua contrarietà. Un ascoltatore, James Miller, la denuncia alla polizia metropolitana che quindi le fa visita e — sono parole della Burrows — un agente le fa «una lezione sui suoi commenti omofobici». Alle lamentele della scrittrice, che non si capacita del perché la polizia perda tempo in quel modo, l’agente le risponde che «ogni segnalazione riguardo l’omofobia è attualmente una priorità per la polizia alla stregua di ogni segnalazione riguardo offese alle minoranze etniche». Passano pochi giorni e nella contea del Lancashire una coppia di settantenni riceve in casa Ia visita di due poliziotti che per 80 minuti li costringono ad ascoltare una severa lezione sulla loro omofobia. La loro colpa? Essersi lamentati in Comune perché nei locali pubblici di quella amministrazione si distribuiva materiale di propaganda di gruppi militanti gay. Intanto in quella contea, fa notare il Daily Mail, nel 2005 i crimini sono aumentati del 17%.
è quello che un quotidiano britannico ha chiamato «l’Inquisizione inglese», ma non è un fenomeno soltanto locale. Anzi, è il clima generato da una campagna internazionale che va avanti da anni e che è condotta da potenti lobby gay che si avvalgono della consulenza di esperti avvocati e specialisti di diritto internazionale.
La strategia è quella di inserire in documenti internazionali delle formule che leghino le scelte sessuali ai diritti umani, oppure di creare interpretazioni artificiose di vecchi trattati o convenzioni. Scopo finale è quello di sostituire la tradizionale divisione in sessi (maschile e femminile) con gli orientamenti sessuali, tanto che già alla Conferenza ONU di Pechino sulla donna (1995) si cercò di introdurre il riconoscimento di 5 generi: maschile, femminile, omosessuale maschile, omosessuale femminile e transessuale. Un esempio chiarissimo é la risoluzione presentata per la prima volta nell’aprile 2003 dal Brasile alla Commissione ONU per i diritti umani (ma sulla spinta dell’International Gay and Lesbian Human Rights Commission — IGLHRC) questa fa addirittura riferimento al «principio di non discriminazione» affermato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 per esprimere la condanna «delle violazioni dei diritti umani sulla base degli orientamenti sessuali» e chiedere alle istituzioni internazionali e ai singoli governi di «prestare la massima attenzione» a questo tipo di violazioni. Significativamente, la risoluzione parla della «educazione ai diritti umani» come «la chiave per cambiare atteggiamenti e comportamenti» di fronte agli orientamenti sessuali.
Tra le armi da usare c’è quella della pressione politica ed economica sui singoli governi: un deputato americano, Barney Frank, ha addirittura presentato una mozione al Congresso per rifiutare il sostegno a un accordo commerciale con l’Egitto a causa della discriminazione contro gli omosessuali. Ancora nell’agosto del 2003, alle Nazioni Unite un incontro fu organizzato dalla UN Gay, Lesbian or Bisexual Employees (UNGLOBE - Dipendenti Gay, Lesbiche o Bisessuali dell’ONU), per individuare gli obiettivi immediati da raggiungere. All’incontro — cui non ha mancato di portare un saluto il segretario generale Kofi Annan, che ha espresso sostegno per la causa — si è individuato nelle religioni, e in particolare nella Chiesa cattolica, i nemici da abbattere.
Non si può infine dimenticare l’organizzazione storica del movimento omosessuale, ovvero l’lnternational Lesbian and Gay Association (ILGA), presente in 90 Paesi con oltre 400 organizzazioni affiliate. è proprio questo movimento ci porta a spostare l’attenzione verso l’Unione Europea dove l’ILGA può contare su una presenza ben radicata e una importante influenza sull’Intergruppo Europarlamentare di Gay e Lesbiche, molto attivo nel proporre risoluzioni in linea con gli obiettivi sopra descritti, dai matrimoni tra persone dello stesso sesso alle adozioni per coppie gay. I risultati stiamo cominciando a vederli.
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NOZZE GAY: SEVERO MONITO DEL PARLAMENTO EUROPEO AGLI STATI AFFINCHE' LE RICONOSCANO AL PIU' PRESTO
Ma il matrimonio omosex e relative adozioni distruggono ciò che resta della famiglia...
di Tommaso Scandroglio
Il 13 marzo scorso il Parlamento europeo ha approvato una Risoluzione "Sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea" (2011/2244 INI). Si tratta di una summa ideologica di posizioni avverse ai principi non negoziabili: si va dall'art. 7 sulla famiglia omosessuale, all'art. 35 e 69 sull'ideologia di genere, all'art. 47 sull'aborto e contraccezione, all’art. 57 sulla sovrappopolazione. Un posto d'onore lo merita l'art. 67 forse per la sua novità: la famiglia ora è anche mononucleare, cioè composta di un solo individuo. Dato che la carne sul fuoco del Parlamento europeo è molta, concentriamo la nostra attenzione sull’art. 7 in cui il Parlamento "si rammarica dell'adozione da parte di alcuni Stati membri di definizioni restrittive di ‘famiglia’ con lo scopo di negare la tutela giuridica alle coppie dello stesso sesso e ai loro figli". Questa indicazione appare come un suggerimento rivolto agli stati che non si sono ancora dotati di norme legittimanti il matrimonio omosessuale ad affrettarsi a varare leggi che equiparino al matrimonio eterosessuale quello omosessuale. va precisato che di loro le risoluzioni dell'Europarlamento non sono vincolanti – non possono obbligare gli stati a fare nulla che non vogliono fare – però sicuramente hanno un elevato potere di indirizzo politico. Il Parlamento europeo non è nuovo ad uscite di questo tipo. Quello che è nuovo è il fatto che ogni volta alza di più il tiro. C’è uno specie di climax ideologico nell’intenzione di distruggere la famiglia fondata sul matrimonio inteso come istituto di diritto naturale. In una Risoluzione del 1994 il Parlamento invita la Commissione europea a rimuovere "gli ostacoli frapposti al matrimonio di coppie omosessuali ovvero ad un istituto giuridico equivalente, garantendo pienamente diritti e vantaggi del matrimonio e consentendo la registrazione delle unioni". Nel 2000 l’invito, sempre tramite Risoluzione, è rivolto direttamente agli stati che appartengono all’Unione Europea e l’amicale consiglio riguarda non l’istituto del matrimonio bensì il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto. Il Parlamento sprona gli stati verso l’ "equiparazione dei diritti delle coppie omosessuali e a tal fine invita quegli Stati membri che ancora non prevedono tale riconoscimento, a modificare le proprie legislazioni". Insisti e poi insisti qualcosa si muove: nel 2001 i Paesi Bassi per primi istituiscono il "matrimonio" omosessuale. Il Parlamento europeo non si lascia sfuggire l’occasione e nel 2002 promuove un’interrogazione parlamentare rivolta alla Commissione europea, interrogazione che pone il seguente quesito: perché non estendere questa disciplina all’intera Europa? Risposta della Commissione: ora è troppo presto dato che l’istituto familiare si evolve seguendo il percepito sociale dei consociati. In Europa attualmente il sentito comune è differente tra stato e stato e quindi è giusto parallelamente che ci siano differenti discipline giuridiche nazionali a riguardo. Passa qualche anno e il Parlamento torna all’attacco: con la Direttiva del 2004 n. 38 sulla libera circolazione dei cittadini UE all’interno dell’Europa propone alla Commissione europea di attribuire la qualifica di "familiare" anche al partner che convive o è "sposato" con persona dello stesso sesso. Non farlo sarebbe discriminatorio. La Commissione anche questa volta non ci sta e rigetta la proposta per due ordini di motivi. In prima battuta fa notare che, trattandosi di materia attinente alla libera circolazione tra stati membri, la coppia omosessuale o il singolo partner che si reca in un paese in cui non è riconosciuto il "matrimonio" fra persone dello stesso sesso non si deve sentire discriminato perché in quel paese verrà trattato alla stregua di tutti gli altri cittadini. In secondo luogo – ed è l’aspetto più importante – la Commissione ricorda che su queste materie prevale il principio dell’ "hoste state oriented". In buona sostanza resiste il principio di sovranità nazionale su questi temi e quindi su di essi c’è una competenza esclusiva dello stato a legiferare: l’Europa non ci può mettere becco. Detto ciò possiamo però notare che questi plurimi interventi del Parlamento europeo in tema di diritto di famiglia seppur non abbiano efficacia giuridica, però conservano un’efficacia politica nell’orientare le future decisioni autonome dei singoli paesi, provocando così una lenta corrosione degli assetti normativi. Non obbligano, ma influenzano assai. Le pressioni poi non vengono solo dal Parlamento ma anche da lobby, da Ong, da altri paesi e dalle magistrature. In merito alle nazioni straniere viene da ricordare l’art. 5 proprio della Risoluzione approvata due giorni fa. In questo articolo si suggerisce agli stati che hanno una legislazione che già disciplina convivenze e "matrimoni" omosessuali di armonizzare tra loro le diverse normative nazionali. Questo senza dubbio creerà uno specie di blocco di stati "moderni" che farà pressione su quelli fermi al giurassico in tema di libertà civili. In relazione invece al ruolo dei giudici in queste vicende è utile ricordare la sentenza della Corte di Giustiizia Regno di Svezia c. Consiglio (sentenza D, 31 maggio 2001) in cui da una parte si invita il legislatore comunitario ad equiparare al matrimonio eterosessuale non il "matrimonio" omosessuale, ma addirittura le sole convivenze tra persone dello stesso sesso. Dall’altra rivolge un severo monito agli stati affinché al più presto riconoscano le unioni omosessuali. Ma la pressione giurisprudenziale non è solo made in Europe bensì proviene non di rado anche dall’interno. Il riferimento, tra i molti, è al recente provvedimento del Tribunale di Reggio Emilia che ha concesso la residenza ad un uruguaiano "sposato" ad un italiano a Palma di Mallorca (rimandiamo all’articolo di Andrea Zambrano pubblicato sulla Bussola Quotidiana il 22 febbraio scorso). Il giudice non ha riconosciuto il matrimonio tra i due ma lo status di "familiare" all’uruguaiano. E già si è sentito il chiacchiericcio di qualcuno che chiede al Parlamento di colmare questa lacuna legislativa introducendo il "matrimonio" omosex. Ora è evidente che il legislatore nazionale si trova sotto il tiro incrociato di più cecchini: l’Unione Europea, i giudici nazionali e internazionali, i media, i centri di potere politico. Nessuno di questi ha l’autorità per imporre al legislatore di introdurre le nozze gay, però il loro potere di persuasione è indiscusso. Qualcuno obietterà che l’Europa e gli altri sostenitori dell’ideologia gender consigliano solo, ma - come insegnano alcuni illustri mafiosi - certi consigli non si possono rifiutare.
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Premesso che i gay ci sono sempre stati,fin dalla notte dei tempi,oggi puo' sembrare tutto anticonformistico legalizzare la loro unione, ma anche la Chiesa pur non confessandolo,si rende conto che e' una realta' da accettare prima o poi, dal momento che ormai i gay sono venuti fuori dall'ombra in cui sono stati tenuti per via degli atavici tabu'........ Purtroppo quello che va discusso e' la faccenda dell'adozione,che si risolverebbe se venisse fuori una legge che chiunque puo' adottare:donne sole, vedove, uomini soli e......anche gai accompagnati. Importante e che non si parli di mamme e papa'.In fin dei conti questi bambini hanno bisogno di qualcuno che gli voglia bene e se gli adottanti sono una coppia etero, ben venga, se e' il contrario,basta dirgli la verita'..... Se c'e' vero amore tutto si risolve.... |
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Mi trovavo stamattina all’udienza del Papa e mi ha colpito la sua riflessione nel dire che tutti veniamo dalla terra buona, per opera del Creatore buono; e poi, l’essere umano è fatto ad immagine e somiglianza di Dio; tutti allora portiamo in noi l’alito vitale di Dio e ogni vita umana sta sotto la particolare protezione di Dio. Sono parole queste assolutamente straordinarie, direi piene di verità e stracolme di amore. Guai a sporcarle con pregiudizi o appunto deviazioni. Tra l’altro, già nel 1986, il cardinale Ratzinger affermava con decisione – e mi permetto di citarlo – “va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressione malevola e di azioni violente”. Credo che più chiaro di così non si possa esprimere. Mi auguro davvero che quel tesoro prezioso, quel patrimonio dell’umanità, che è la famiglia, possa essere difeso, sostenuto e aiutato, e guai a stravolgerne il senso.
da una intervista di mon. Paglia a radio Vaticana c |
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De: haiku04 |
Enviado: 09/02/2013 13:52 |
Nozze gay: se legalizzate porterebbero a nuovi vedovi/vedove aventi diritto alla pensione di reversibilità, in tempi in cui le pensioni sono un onere per uno stato che ha intascato sui lavoratori e oggi preferirebbe non dover pagare il lecito. Penso che sia questo il vero nodo cruciale.
Adozioni: come ho già detto i bambini che vivono, malissimo, negli istituti preferirebbero sicuramente avere una casa dove vi sia Amore per loro.... certo, meglio una coppia classica, ma non ho pregiudizi su altre soluzioni. Come ha giustamente detto Annamaria, basta essere chiari, dare spiegazioni e dare l'Amore, le cure e la sicurezza di cui ogni bambino ha assolutamente bisogno.
(Le coppie etero non sono necessariamente esempi di perfezione, basti pensare ai drammi delle separazioni, veri traumi per figli spesso contesi, strumentalizzati, etc etc. - oppure ai maltrattamenti, gli abusi etc. etc.)
I pregiudizi non portano mai a niente di buono, per nessuno. |
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