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De: giulipippi (Mensaje original) |
Enviado: 11/02/2013 18:47 |
giulipippi ha eliminado este mensaje |
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E' impossibile leggere questo articolo perche' e' troppo largo.....
Dovresti annullarlo e ripostarlo restringendolo.... |
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di Massimo Introvigne 11-02-2013
Le dimissioni di Benedetto XVI – cui in questo momento va tutto il
commosso affetto di chi per anni su queste colonne ha commentato
quotidianamente il suo Magistero – costituisce un avvenimento
tecnicamente «apocalittico». Ma questa parola va intesa correttamente.
Il riferimento non è alle bufale, che circolano ampiamente su Internet,
sulle false profezie attribuite nel Rinascimento al santo vescovo
irlandese Malachia di Aarmagh (1094-1148) o ad altri annunci della fine
del mondo, del tutto estranei allo stile cattolico. L’aggettivo
«apocalittico», ben compreso, non contiene nessuna predizione
cronologica quanto alla fine del mondo, ma indica che viviamo in un
tempo di estrema difficoltà per la Chiesa e per la società, in cui un
processo plurisecolare di scristianizzazione si «rivela» come
putrefazione finale, con una virulenza antireligiosa, anticristiana e
anticattolica inaudita.
Nel celebre
discorso di Ratisbona del 12 settembre 2006 e nella sua enciclica del
2007 «Spe salvi» – una grande enciclica, decisiva per l’interpretazione
della storia, della cui insufficiente eco tra i cattolici il Papa ha
avuto più volte a dolersi – Benedetto XVI ha mostrato precisamente come
siamo arrivati davvero in fondo a un processo che ci ha progressivamente
allontanato dalla sintesi di fede e ragione faticosamente costruita
dall’Europa cristiana in tanti secoli di preghiera, studio e lavoro.
Prima Martin Lutero (1483-1546), insieme al razionalismo del
Rinascimento, butta via la ragione, aprendo la strada a un pericoloso
fideismo e avviando la distruzione della cristianità medievale. Poi
l’Illuminismo, con il pretesto di rivalutare la ragione, la separa
radicalmente dalla fede, diventa laicismo e finisce per compromettere
l’integrità stessa di quella ragione che dichiarava di voler salvare. In
terzo luogo le ideologie del Novecento, criticando l’idea astratta di
libertà dell’Illuminismo, finiscono per mettere in discussione l’essenza
stessa della libertà, trasformandosi in macchine sanguinarie di
tirannia e di oppressione. Infine la quarta tappa: il nichilismo
contemporaneo, caratterizzato da un relativismo aggressivo che diventa
«dittatura» e attacca i santuari della vita e della famiglia.
Nell’enciclica «Caritas in veritate» del 2009 Benedetto XVI illustra
come, diventando politica, la dittatura del relativismo si presenti
insieme come attacco ai principi non negoziabili, anzitutto attacco alla
vita, e come tecnocrazia. «La questione sociale è oggi diventata
radicalmente questione antropologica», e – come ha ripetuto nel viaggio
in Germania del 2011 e nello storico discorso al Parlamento tedesco, il
Bundestag – ormai non si nega più soltanto la legge di Dio, si afferma
pure che non esiste una legge naturale.
In molti testi, in particolare nei messaggi annuali per la Giornata
Mondiale della Pace e nei discorsi rivolti ogni anno al Corpo
Diplomatico, il Pontefice aggiunge che la gravissima negazione della
libertà religiosa anche in Europa e in Occidente fa da inquietante
sfondo a queste negazioni. Nel discorso alla Curia Romana del 21
dicembre 2012 il Papa mostra come la malattia della nostra civiltà sia
arrivata a una fase davvero terminale con l’ideologia del gender e la
teoria secondo cui non abbiamo una natura umana di uomo o di donna ma
possiamo semplicemente inventarcela. «La profonda erroneita? di questa
teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente e?
evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua
corporeita?, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e
decide che essa non gli e? data come fatto precostituito, ma che e? lui
stesso a crearsela». Ma «dove la liberta? del fare diventa liberta? di
farsi da se?, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e
con cio?, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio». Che si sia potuti
arrivare alla negazione di Dio e alla negazione dell’uomo mostra il
carattere finale, dopo tante altre rivoluzioni, della «rivoluzione
antropologica» dei nostri giorni.
Finale rispetto a un processo plurisecolare di attacco alla Chiesa, e
dunque – ancora, senza nessun riferimento a una fine del mondo di cui
sappiamo di non sapere né il giorno né l’ora – «apocalittico». A torto
considerato poco interessato ai messaggi profetici, Benedetto XVI ne ha
invece commentati a più riprese soprattutto due, che già da prima di
diventare Pontefice lo hanno sempre interessato e ispirato, il messaggio
di Fatima e le profezie di santa Ildegarda di Bingen (1098-1179).
Pellegrino a Fatima nel 2010, il Papa ha così riassunto il messaggio
della Madonna del 1917: «L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e
di terrore, ma non riesce ad interromperlo». Al cuore del messaggio di
Fatima vi è un giudizio sulla storia, e in particolare sulla storia
moderna. Le tragedie annunciate a Fatima non sono finite con la fine
delle ideologie del XX secolo e del comunismo, cui pure il messaggio del
1917 si riferisce. La crisi non è risolta. Da un certo punto di vista è
oggi più seria che mai, perché è anzitutto crisi di fede, quindi crisi
morale e sociale.
«La fede – sono
ancora parole del viaggio in Portogallo – in ampie regioni della terra,
rischia di spegnersi come una fiamma che non viene più alimentata»
«Molti dei nostri fratelli vivono come se non ci fosse un Aldilà, senza
preoccuparsi della propria salvezza eterna» All’interno stesso della
Chiesa non mancano infedeltà, fraintendimenti, assenza di sano realismo.
«Spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali,
culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci
sia, ciò che purtroppo è sempre meno realista. Si è messa una fiducia
forse eccessiva nelle strutture e nei programmi ecclesiali, nella
distribuzione di poteri e funzioni; ma cosa accadrà se il sale diventa
insipido?».
E la stessa terza parte
del segreto di Fatima – la visione di un Papa che muore raggiunto da
«colpi di arma da fuoco e frecce» – nel viaggio del 2010 è stata
riferita da Benedetto XVI non solo all’attentato al beato Giovanni Paolo
II (1920-2005), cui lo stesso cardinale Ratzinger l’aveva collegata
rivelandola al mondo nel 2000. Ma anche – le profezie hanno sempre più
di un significato – agli attacchi rivolti alla stessa persona di
Benedetto XVI, dall’esterno (i colpi di arma da fuoco, che partono da
più lontano) della Chiesa ma anche dal suo interno (le frecce). «Quanto
alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio – aveva detto
ancora il Pontefice a Fatima – vi è anche il fatto che non solo da
fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della
Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste
nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in
modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa
non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa».
Vi è qui un accenno alla questione dei preti pedofili – alla sua
tremenda realtà, e insieme agli attacchi strumentali portati al Papa
prendendola come punto di partenza – che ha indotto Benedetto XVI anche a
rileggere e commentare le profezie anch’esse «apocalittiche», della
suora medievale tedesca Ildegarda di Bingen, che ha voluto proclamare
dottore della Chiesa nel 2012. Ai preti pedofili, e alla crisi nella
Chiesa in generale – che è anche crisi di fedeltà al Papa e al Magistero
– il Pontefice ha riferito un brano delle profezie d’Ildegarda, che ha
voluto leggere integralmente nell’udienza del 20 dicembre 2010 alla
Curia Romana, una delle udienze per gli auguri natalizi cui Benedetto
XVI ha dato particolare importanza, pronunciando ogni anno un discorso
riassuntivo dei temi centrali del suo Magistero nei dodici mesi
precedenti.
Leggiamolo anche noi,
leggiamolo con il Papa. «Nell’anno 1170 dopo la nascita di Cristo ero
per un lungo tempo malata a letto. Allora, fisicamente e mentalmente
sveglia, vidi una donna di una bellezza tale che la mente umana non è in
grado di comprendere. La sua figura si ergeva dalla terra fino al
cielo. Il suo volto brillava di uno splendore sublime. Il suo occhio era
rivolto al cielo. Era vestita di una veste luminosa e raggiante di seta
bianca e di un mantello guarnito di pietre preziose. Ai piedi calzava
scarpe di onice. Ma il suo volto era cosparso di polvere, il suo
vestito, dal lato destro, era strappato. Anche il mantello aveva perso
la sua bellezza singolare e le sue scarpe erano insudiciate dal di
sopra. Con voce alta e lamentosa, la donna gridò verso il cielo:
‘Ascolta, o cielo: il mio volto è imbrattato! Affliggiti, o terra: il
mio vestito è strappato! Trema, o abisso: le mie scarpe sono
insudiciate!’ E proseguì: ‘Ero nascosta nel cuore del Padre, finché il
Figlio dell’uomo, concepito e partorito nella verginità, sparse il suo
sangue. Con questo sangue, quale sua dote, mi ha preso come sua sposa.
Le stimmate del mio sposo rimangono fresche e aperte, finché sono aperte
le ferite dei peccati degli uomini. Proprio questo restare aperte delle
ferite di Cristo è la colpa dei sacerdoti. Essi stracciano la mia veste
poiché sono trasgressori della Legge, del Vangelo e del loro dovere
sacerdotale. Tolgono lo splendore al mio mantello, perché trascurano
totalmente i precetti loro imposti. Insudiciano le mie scarpe, perché
non camminano sulle vie dritte, cioè su quelle dure e severe della
giustizia, e anche non danno un buon esempio ai loro sudditi. Tuttavia
trovo in alcuni lo splendore della verità’. E sentii una voce dal cielo
che diceva: ‘Questa immagine rappresenta la Chiesa’».
La decisione inattesa e storicamente unica di Benedetto XVI sarà ancora
commentata nei giorni prossimi, da tanti punti di vista. Ma il giudizio
sul carattere veramente «apocalittico» dell’ora presente – un giudizio
molto articolato sulla storia, letta anche alla luce del messaggio di
Fatima e delle profezie di santi come Ildegarda – è uno degli sfondi di
questa sorprendente decisione.
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Papa Benedetto XVI, Il 7 ottobre 2012, proclamò santa Ildegarda di Bingen, Dottore della Chiesa universale, insieme al santo spagnolo Giovanni d'Ávila.
Lui ha sempre dimostrato il suo interesse per questa santa, citata tante volte nei suoi discorsi. Santa del Medioevo, di grandissima elevatura spirituale che ha profetizzato eventi apocalittici in cui sarebbero coinvolto i Papi, la Chiesa.
Citando le parole di Papa Ratzinger,riguardo alla Chiesa, afferma che Gesù rivolgendosi alla suora tedesca - i sacerdoti «stracciano la mia veste poiché sono trasgressori della Legge, del Vangelo e del loro dovere sacerdotale».
Fatima e Ildegarda di Bingen sono sempre stati presenti nelle meditazioni del papa, e forse questa sua drastica decisione di lasciare il pontificato è stato meditato a confronto di questa visione "apocalittica" di santa Ildegarda del tempo presente?
..... Il mistero della storia si intreccia dunque profondamente col mistero della Chiesa, nella quale l'uomo fa esperienza di essere capace di salvezza; in altri termini, in Ildegarda "il compimento della creazione avviene nella Chiesa" (Schmidt), che è garanzia dell'amore costante di Dio alla sua creazione. Nella Chiesa all'uomo, microcosmo nel grande macrocosmo dell'universo, sono offerti futuro e salvezza. Essa, popolo nuovo, è la torre salda eretta da Dio dove gli uomini possono fermamente fronteggiare il nemico. È una torre aperta al mondo, perché tutti possano entrarvi...... |
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