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De: sempreverde (Mensaje original) |
Enviado: 11/02/2013 11:35 |
Papa lascia il pontificato il 28 febbraio
Aggiornato alle 12:21
Annuncio
shock di Benedetto XVI: "Sento il peso dell'incarico di Pontefice, ho
preso questa decisione per il bene della Chiesa". Tra le motivazioni
anche "l'età avanzata"
Benedetto
XVI lascerà il pontificato il 28 febbraio. Lo ha annunciato lui stesso
personalmente, in latino, durante il concistoro per la canonizzazione
dei martiri di Otranto. La "ingravescentem aetatem", cioè l'età
avanzata, è tra i motivi addotti dal Papa per le sue dimissioni. Il
Pontefice ha spiegato di sentire il peso dell'incarico, di aver a lungo
meditato su questa decisione e di averla presa per il bene della Chiesa.
"I sentimenti della più profonda gratitudine a Benedetto XVI" vengono
espressi dal segretario del Pdl Angelino Alfano. A margine di una
conferenza stampa del Pdl Alfano esprime "i sentimenti più profondi di
gratitudine per ciò che ha fatto con il suo magistero morale e per
quanto continuerà a fare".
"Il governo tedesco reagisce con emozione e turbamento". Lo ha detto
il portavoce del governo tedesco commentando le dimissioni del Papa.
"Ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà,
dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di
San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005". Lo
ha detto Benedetto XVI annunciando le sue dimissioni.
La "sede vacante" dopo le dimissioni di Benedetto XVI scatta dalle
ore 20.00 del 28 febbraio. Lo ha detto il Papa annunciando ai cardinali
la decisione di dimettersi. Dovrà quindi essere convocato un conclave
per l'elezione del nuovo Papa.
"La notizia delle dimissioni del Papa ci turba molto...": sono le
prime parole con cui il leader di Sel Nichi Vendola commenta, durante un
intervento in occasione di un incontro con la Coldiretti, l'annuncio
delle dimissioni del Pontefice mostrandosi colpito. "Sono notizie -
aggiunge poco dopo tornando sul tema - che confermano che viviamo dentro
un tempo storico, una storia con la S maiuscola".
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La libertà di un uomo afferrato da Cristo
Con questo gesto, tanto imponente quanto imprevisto, il Papa ci
testimonia una tale pienezza nel rapporto con Cristo da sorprenderci per
una mossa di libertà senza precedenti, che privilegia innanzitutto il
bene della Chiesa. Così mostra a tutti di essere totalmente affidato al
disegno misterioso di un Altro.
Chi non desidererebbe una simile libertà?
Il gesto del Papa è un richiamo potente a rinunciare a ogni sicurezza umana,
confidando esclusivamente nella forza dello Spirito Santo, come se
Benedetto XVI ci dicesse con le parole di san Paolo: “Sono persuaso che
colui che ha iniziato in voi questa opera buona, la porterà a compimento
fino al giorno di Cristo Gesù” (Fil 1,6).
Attraverso l’annuncio del Papa, il Signore ci domanda di trapassare ogni apparenza,
attraversando tutto l’entusiasmo umano con cui avevamo salutato
l’elezione di Benedetto XVI e con cui lo abbiamo seguito in questi otto
anni, grati per ogni sua parola.
Desiderando di vivere la stessa esperienza di immedesimazione con Cristo
che ha dettato al Papa questo atto storico per la vita della Chiesa e
del mondo, accogliamo anche noi con libertà e pieni di stupore questo
estremo gesto di paternità, compiuto per amore dei suoi figli, affidando
la sua persona alla Madonna affinché continui a esserci padre dando la
vita per l’opera di un Altro, cioè per l’edificazione della Chiesa di
Dio. Con tutti i fratelli, insieme a Benedetto XVI, domandiamo allo
Spirito di Cristo di assistere la Chiesa nella scelta di un padre che
possa guidarla in un momento storico così delicato e decisivo». di Julian Carron
lanuovabq
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Non so se sono persone che amano o meno la Chiesa. Per rapportarmi con le persone, non chiedo mai la razza, il ceto, il credo, l'importante è che siano esseri umani che a me sembrino sinceri. |
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“Una scelta d’amore, coraggioso gesto di libertas in veritate”
Dichiarazione del presidente Martinez sulle dimissioni del Papa Benedetto XVI
La
notizia delle dimissioni del Pontefice Benedetto XVI ha suscitato in me e nel
RnS tutto stupore, dolore e commozione. Il Papa della Caritas in veritate si congeda così dal mondo intero all'insegna
della libertas in veritate, con un
coraggioso quanto sorprendente (non si dica "inaspettato", dal momento che più
volte il Pontefice ne aveva ipotizzato la possibilità) gesto di libertà nella
verità. La sua non è una fuga dalla
responsabilità di un Pontificato terribilmente esigente quanto ad efficienza
richiesta, piuttosto l'umile, coscienziosa, veritiera espressione di una
responsabilità che non potendo più essere onorata nella pienezza del servizio
richiesto e non potendo essere delegata ad alcun altro Vescovo o Cardinale, può
solo essere rimessa nelle mani del Collegio cardinalizio, perché sia lo Spirito
Santo ad indicare chi dovrà governare la Chiesa. Il Papa è il solo Vicario di
Cristo e a nessuno è concesso di vicariarlo! Certo la decisione di Benedetto
XVI pone alla Chiesa, che di tradizioni plurisecolari vive, la "sfida" di scegliere
il Successore di Pietro non post mortem e
d'intendere ora, in modo adeguato "cosa
lo Spirito le chiede" di compiere. Benedetto XVI, chiamato alla guida della
Chiesa dopo il Pontificato "magno" del Beato Giovanni Paolo II, si era
autodefinito "umile operaio nella vigna del Signore", offrendoci in modo
inequivocabile la nozione di Papato come "servizio" e non come "potere". E il
servizio richiede non solo la piena donazione di sé, ma energie, forze,
dinamismo che Pontificati precedenti a quello del Beato Giovanni XXIII non
avevano prima mai conosciuto, registrando una progressiva accelerazione,
impressionante con l'inizio del terzo millennio. Dunque la necessità di essere
"operativi" sui molteplici e complessi scenari della globalizzazione, la cura pastorale
della Curia Romana, l'effettiva vicinanza alle Chiese e ai fedeli di ogni
angolo della terra, hanno portato Benedetto XVI, in retta coscienza non a
lasciare la Chiesa, ma a lasciarla nelle mani di un nuovo Pontefice.
Immaginiamo quanta sofferenza e quanta umiliazione abbiano accompagnato la
decisione assunta dal Successore di Pietro. Prenderne atto, seppure con
dispiacere, significa intanto ringraziare il Signore per il dono di questi otto
anni di Pontificato, grazie ai quali la Chiesa ha ritrovato una nuova, lucida
passione per la fede in Gesù e per tutte le sue coerenti applicazioni. Ci
stringiamo al Papa con grande affetto filiale e riconoscente, memori dei grandi
doni che ha voluto elargire alla "famiglia del Rinnovamento", in ultimo,
proprio nei giorni scorsi, il dono della Fondazione Vaticana "Centro
Internazionale Famiglia di Nazareth" a noi affidata per la diffusione del
Magistero della Chiesa nel mondo, in special modo in Terra Santa. Da questo
momento il Rinnovamento nello Spirito indice un tempo speciale di preghiera di
intercessione, denominato "Muro di Fuoco", che vedrà coinvolte tutte le Diocesi
d'Italia, a sostegno del Papa e della Chiesa tutta. Non è tempo di dietrologie:
il Papa ci invita a guardare avanti. Lui ha aperto per noi la porta della fede con una forza
testimoniale rara. L'ha varcata per primo e ora chiede a noi di proseguire il
cammino. La nostra cattolicità è cum
Petro. Oggi, più che mai, siamo debitori alla Chiesa di amore e di
comunione. E non vogliamo perdere la gioia della speranza, seppure oggi
tribolata, come Benedetto XVI ci ha chiesto di fare sin da quando si è
presentato al mondo il giorno della sua elezione.
rns-italia
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De: haiku04 |
Enviado: 12/02/2013 12:22 |
A mente più lucida, dopo la buriana di ieri, mi sento di dire, a livello personale, che il Papa, chiunque esso sia, ha il grande potere di radunare intorno a sè la moltitudine dei cattolici di tutto il mondo, e per poter fare questo ha bisogno di essere, soprattutto psicologicamente, all'altezza delle situazione. Se, essendo umano, poichè il Papa non è figura divina ma umana, non se la sente più, l'unica cosa da fare è lasciare il posto ad un altro. Purtroppo per lui è sempre stato paragonato, e schiacciato, dall'operato e dal carisma del suo predecessore, e per i fedeli verrà spontaneo anche il paragone tra differenza della conclusione del mandato... Penso comunque che il peso di questa decisione non sarà facile da portare per quello che è stato Benedetto XVI. |
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Certo che verrà e vine spontaneo fare paragoni, ma in questo momento servono innanzitutto e soprattutto pregare, per lui, per la chiesa, per quelli che saranno chiamati a eleggere il nuovo pontefice e per noi
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poichè il Papa non è figura divina ma umana,
certo ma ha il mandato di Cristo e il sostegno dello Spirito santo in modo particolare e dunque non possiamo pensare che certe decisoni siano prese solo dal punto di vista umano
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De: haiku04 |
Enviado: 12/02/2013 13:03 |
La maggior parte della gente vorrà credere ad una fragilità umana, ad un'autocritica su quello che non poteva più fare. Se tu propendi per il fattore divino (il mandato di Cristo), allora doveva "portare la sua croce" sino in fondo! |
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Ma nel momento in cui decide di dimettersi da Papa, Benedetto XVI infrange un tabù plurisecolare, quasi teologico. Fa capire al Vaticano che nessuno è insostituibile: nemmeno l'uomo che siede sulla «Cattedra di Pietro». E apre la porta a una potenziale ondata di dimissioni. Soprattutto, addita al Conclave la drammaticità della situazione della Chiesa. Dà indirettamente ragione a quegli episcopati mondiali, in particolare occidentali, che da mesi osservano la Roma papale come un nido di conflitti e manovre fra cordate che da tempo pensano solo alla successione. L'annuncio delle dimissioni avviene in coincidenza con l'anniversario dei Patti lateranensi...e nel bel mezzo di una campagna elettorale: al punto che ieri alcuni leader si chiedevano se interrompere per un giorno i comizi. Ma già si guarda avanti. Bertone ha chiesto di incontrare per una decina di minuti il capo dello Stato Giorgio Napolitano prima della festa in ambasciata di oggi pomeriggio. E il «toto-Papa» impazza, con le scommesse fuorvianti sull'«italiano» o il «non italiano». Stavolta, in realtà, sarà un Conclave diverso. Il sacrificio di Benedetto XVI, per quanto controverso, mette tutti davanti a responsabilità ineludibili.
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Benedetto XVI infrange un tabù plurisecolare, quasi teologico
Tabù plurisecolare, quasi teolgico?
Gli altri papi che hanno scelto di rimanere fino alla morte sono forse stati obbligati?
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Monsignor Bettazzi L'ex vescovo di Ivrea: "Anche Wojtyla voleva dimettersi. Il nuovo Papa non sarà europeo"
“Benedetto
XVI ha deciso di dimettersi per non lasciare la guida della Chiesa in
mano ai collaboratori come avvenne con Wojtyla. Anche Giovanni Paolo II
voleva ritirarsi ma non glielo permisero”.
Fu esattamente un anno fa, il 13 febbraio del 2012, quando Monsignor Luigi Bettazzi, ex Vescovo di Ivrea, anticipò in diretta radiofonica l'ipotesi che il Papa potesse dimettersi.
Erano quelli i giorni in cui si parlava di un presunto attentato a Josef Ratzinger
e Bettazzi spiegava che, a suo avviso, quella voce sarebbe stata fatta
circolare all'unico fine di preparare la comunità cattolica al
successivo annuncio del ritiro.
“Ratzinger ha intenzione di dimettersi?”, gli chiesero. La risposta fu: “Io credo di sì, penso che lui si senta molto stanco, basta vederlo, è uno abituato agli studi”.
Pertanto, di fronte ai problemi emersi nella Chiesa, alle tensioni
all’interno della Curia, il Pontefice avrebbe potuto pensare “che di queste cose se ne occuperà il nuovo Papa”.
Monsignor
Bettazzi, oggi la sua profezia si avvera. Cosa la indusse allora a
pensare che il Papa si sentisse tanto stanco da poter decidere di
lasciare il pontificato?
La
conoscenza dello spirito di servizio di Benedetto XVI. Quando lui
stesso si è reso conto di non poter più assolvere al suo servizio ha
deciso di ritirarsi.
Che giudizio dà lei di una scelta così clamorosa?
Dimettersi
è stato un grande atto di umiltà, di fede e di spirito di servizio. Del
resto a noi vescovi chiedono di dare le dimissioni a 75 anni e un
cardinale, compiuti gli 80 anni, non può più eleggere il Papa, quindi mi
sembra coerente che un pontefice possa dire di essere anche lui un uomo
e decidere di lasciare il suo incarico a un altro che possa svolgerlo
più efficacemente.
E'
una visione della missione di Papa molto diversa rispetto a quella di
Wojtyla che resistette fino all'ultimo suo giorno di vita...
Anche
Wojtyla voleva dare le dimissioni, ma non gliel'hanno lasciato fare.
Questo lo disse pubblicamente la signora Wanda Poltawska che dopo essere
sopravvissuta al campo di concentramento divenne sua sorella spirituale
e gli era vicinissima.
Chi non avrebbe permesso a Papa Wojtyla di dare le dimissioni?
I suoi collaboratori naturalmente. Perché volevano fare loro.
E'
possibile, a suo avviso, che Ratzinger, dimettendosi, abbia anche
voluto esprimere un giudizio negativo sulla scelta di Wojtyla di non
farlo?
Di
fronte alla volontà di Papa Wojtyla di non scendere dalla Croce ci
siamo commossi tutti, ma è anche vero che bisogna essere in grado di
restarci sulla Croce e negli ultimi anni Giovanni Paolo II non lo era
più. Benedetto XVI si è reso conto di non poter continuare a guidare la
Chiesa con la necessaria energia fisica e spirituale e piuttosto che
lasciare tutto in mano ai collaboratori ha preferito ritirarsi per
lasciare assolvere la sua missione a un nuovo Papa.
Crede che Benedetto XVI, che risiederà in Vaticano, continuerà comunque a esercitare una qualche influenza?
No
assolutamente. Come ero certo che prima o poi si sarebbe dimesso, così
sono sicuro che non eserciterà alcuna influenza diretta. Ogni Papa tiene
conto del comportamento del suo predecessore per non smentirlo, ma
ritengo che un uomo di tanta fede e discrezione, come lo è Ratzinger,
non farà mai nessun tipo di pressione.
Chi sarà eletto Papa?
Mi fido dello Spirito Santo e lo prego di illuminare i cardinali.
Sì, ma lei cosa prevede?
La nostra Europa è un po' vecchia e stanca. Credo che il nuovo Papa arriverà dall'Africa o dall'America Latina.
http://news.panorama.it/cronaca/Monsignor-Bettazzi-profezia-Papa
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Un giudizio prettamente personale: ieri quando ho visto la carellata dei potenziali aspiranti alla sedia papale,mi ha colpito emotivamente quel Cardinale di colore......non so, e' stato un attimo, ma l'ho visto bene insediato..........Mi piace crederlo e poi e' anche giovane!....Allarghiamo gli orizzonti......
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Certo lasciamo fare allo Spirito e preghiamo che ispiri con forza, potenza e verità.
Ma una cosa mi preoccupa ed è che NOI non siamo pronti a certe svolte.
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LA RINUNCIA DI BENEDETTO XVI: UN PASSO INDIETRO? NO, UN PASSO AVANTI
Nel cuore di ciascuno di noi almeno
per un attimo c'è stata delusione, ma i criteri di giudizio solo umani
devono lasciare il posto a quelli di ordine trascendente
di Tommaso Scandroglio
Ogni parola del Papa, lo sappiamo bene, deve essere letta con
attenzione, perché colui che parla e scrive è il Vicario di Cristo sulla
Terra. Ma a maggior ragione quando lo scritto riguarda "una decisione
di grande importanza per la vita della Chiesa" quale quella presa da
Benedetto XVI poche ore fa. Ogni riga e parola assume quindi un
significato non solo giuridico, oppure programmatico o meramente
biografico, bensì anche di ordine soprannaturale. Leggiamo un
passaggio dell'annuncio del Papa: "Sono ben consapevole che questo
ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo
con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando". [...]
Il Pontefice ha scelto questa seconda strada. Da una parte quindi la
sofferenza, sia fisica che soprattutto morale e spirituale. Quest'ultima
non è difficile intuire che è nata nel cuore di Benedetto XVI dal
constatare che la barca di Pietro è sempre più piena d'acqua anche
perché molti suoi occupanti provocano nello scafo continue falle. Una
sofferenza sopportata e vivificata dalla preghiera e offerta come
strumento di santificazione per tutta la Chiesa. Dall'altra le opere e
le parole, cioè la vita attiva, l'evangelizzazione, la concretezza dei
progetti pastorali, i discorsi, le lettere, le encicliche e molto altro
che la sofferenza impedisce di portare a termine. Da una parte una
candela che si consuma nel dare luce sino alla fine, dall'altra la
scelta pragmatica non di arrendersi agli anni che passano ma di passare
il testimone per il bene maggiore della Chiesa. Dobbiamo essere
sinceri: nel cuore di ciascuno di noi almeno per un attimo c'è stata
delusione, mista a costernazione, come se ci fossimo sentiti traditi da
una scelta che a pelle sentiamo di minor pregio (come non pensare agli
apostoli increduli e scandalizzati di sapere il loro Maestro morto in
croce?). "Rinuncia" è infatti il termine che più hanno in bocca i
commentatori, una parola che sa di sconfitta. Il Papa ha gettato la
spugna ed ha vinto il mondo, ci viene quasi da dire. Meglio ha fatto
Giovanni Paolo II che ha lottato sino alla fine ed è rimasto al suo
posto – quel posto a cui è stato chiamato da Dio - fino alla morte. Ma
quando si tratta del Vicario di Cristo e quando, come in questo caso,
si tratta del teologo Joseph Aloisius Ratzinger, i criteri di giudizio
solo umani devono lasciare il posto a quelli di ordine trascendente,
evitando di cedere a facili riduzionismi. Qui non abbiamo
l'amministratore delegato di Eni che ha lasciato il posto per motivi di
salute. Qui stiamo parlando del successore di Pietro che deve condurre
gli uomini verso la salvezza. è dal Cielo che occorre guardare tutta
questa vicenda. Allora dato che lo stesso Pontefice ha sottolineato
il fatto che la sua decisione non assomiglia ad un'agevole scorciatoia
ma esito di reiterati esami di coscienza fatti al cospetto di Dio ("dopo
aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio") dobbiamo
nutrire la certezza che la sua decisione è quella che Dio stesso gli ha
indicato. Il criterio che Benedetto XVI ha seguito è l'unico valido da
seguire non solo per decisioni di questo calibro ma per qualsiasi
decisione di qualsiasi Papa: il maggior bene della Chiesa. Il
martirio, il consumarsi sino allo stremo è via obbligatoria solo se Dio
lo chiede perché in quella circostanza e per quella persona è la via più
efficace per contribuire al bene della Chiesa. Ma parimenti il
passaggio di testimone. Cosa serve ora alla Chiesa? La testimonianza
della sofferenza o le opere compiute da chi non è ancora intaccato in
modo sensibile nella propria vigoria fisica e interiore? Chi meglio del
Papa può rispondere a questo interrogativo? E Benedetto XVI ha dato la
risposta che Dio gli ha ispirato nel cuore. Allora in questa prospettiva
la scelta del Papa è stata la via indicata dalla Provvidenza, non un
passo indietro ma un passo avanti nel misterioso cammino dell'economia
della salvezza. Un pontificato vissuto come la Via Crucis di Gesù, se
vogliamo, è più facile da interpretare, più alla nostra portata da
decifrare, perché richiama immediatamente un atto eroico, una
identificazione confortante e quasi plastica con il Crocefisso. La via
dell'umile nascondimento – "un semplice e umile lavoratore nella vigna
del Signore" si definì il Papa appena eletto – del riconoscimento che
oggi la barca di Pietro ha bisogno di vigorosi rematori comporta per noi
un maggior sforzo per quel muscolo spirituale che è la fede, proprio
quella virtù teologale che il Papa ci ha chiesto di meditare e
approfondire quest'anno. In questo senso la decisione del Sommo
Pontefice ci obbliga a privilegiare la prospettiva teologica – e
Ratinger è teologo - ed in particolare quella escatologica orientata
alla salvezza eterna, prospettiva più ardua da assumere. In quest'angolo
di visuale ultramondano forse si nasconde anche l'indicazione che
dobbiamo assegnare valore più che alla persona di Joseph Ratzinger al
munus, all'ufficio di Pontefice che non muore mai perché passa da uomo a
uomo, al di là delle contingenze, delle sofferenze e degli acciacchi. E
dunque per paradosso la rinuncia di Benedetto XVI fa risplendere ancor
di più l'importanza del ruolo di Pontefice, più che mettere l'accento
sull'uomo che lo Spirito Santo ha scelto perché temporaneamente assuma
questo altissimo incarico. Un ufficio che richiama quella frase della
Bibbia piena di mistero: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di
Melchisedec». La scelta di Benedetto XVI allora rimanda in modo
trascendente alla perennità del ministero petrino, ministero che rimarrà
fino alla fine dei tempi perché Cristo è eternamente vivo e dunque
altrettanto vivo deve essere l'ufficio di Vicario. Ma nello stesso tempo
la decisione del Papa ci fa riflettere sulla caducità dell'essere
umano, lui sì stretto d'assedio da infiniti limiti.
Fonte: La nuova Bussola Quotidiana, 11-02-2013
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Tutto cio' che si scrive e si dice in questo momento, sono soltanto concetture,poiche' e' ora di vedere i fatti, anzi piu' che fatti,il cambiamento strutturale del pensiero della Chiesa che fino ad oggi era fermo a domande senza risposte validi e intelligenti......Il mondo e' andato avanti e anche la capacita' di pensiero dell'umanita', che si fa delle domande,alle quali fino ad oggi non si e' mai saputo dare delle risposte. Sono anche molti preti che sono reticenti ad operare dei cambiamenti. Per esempio nel Padre Nostro e' da tempo che si dovrebbe cambiare la frase "NON C'INDURRE IN TENTAZIONI" perche' come si fa a pensare che sia Dio ad indurci in tentazione?!, mentre si dovrebbe dire un qualcosa, come "fa che non cada in tentazioni"......perche' nella preghiera e' un aiuto che si chiede..... |
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Oltre alla già citata modifica del «Padre
Nostro» (per il momento soltanto nel testo evangelico, (e non abbandonarci alla tentazione) e non nella
preghiera, ma è possibile che venga adeguata anche quella nel nuovo
messale)
Certo forse per evitare che qualcuno pensio che Dio possa positivamente indurre qualcuno in tentazione, o essere Egli stesso causa di tentazione. Si tratterebbe veramente di uno scandalo , perché è
molto facile ricordare, con San Giacomo, che “Nessuno, quando è
tentato, dica: "Sono tentato da Dio"; perché Dio non può essere tentato
al male ed egli non tenta nessuno” (Gc 1,13).
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