Gentile direttore,
sono a dir poco sconcertata da quanto sta trasmettendo la tv
nostrana da qualche tempo a questa parte. Penso in particolare a certi
servizi in cui si parla della bellezza delle famiglie gay, con tanto di
figli ottenuti per fecondazione artificiale ricorrendo a compravendita
di ovuli, di spermatozoi, utero in affitto... Persino al Festival di
Sanremo l’insistenza è stata grande, sin dalla prima serata che ha visto
una coppia di omosessuali raccontare tramite vignette la propria storia
d’amore, con il lieto fine del matrimonio da celebrare a New York
perché il nostro Paese (retrogrado!) non lo permette tra persone di
sesso uguale. E noi telespettatori siamo costretti a sorbirci queste
scelte di direttori di testata e autori di programmi senza poter fare
niente. Non sto discutendo la "dignità" della persona omosessuale, sulla
quale non si può e non si deve obiettare, ma sulla pretesa di ritenere
"normale" una famiglia dove i bambini vengono progettati in laboratorio
(e questo vale anche per le coppie eterosessuali) e dove i bambini
cresceranno con due genitori di sesso uguale. Non è "normale" un
matrimonio tra due persone di sesso uguale, perché il matrimonio
consiste nell’unione di un uomo e una donna, nella loro complementarietà
anche sessuale. Vorrei sapere perché, all’improvviso, opporsi alla
"cultura gender" è diventato un peccato degno di linciaggio sociale? E
cosa possiamo fare per far capire ai nostri figli che crescere con
questa mentalità è deleterio per la società umana?
Miriam Valentini
Caro direttore, non le pare sintomatico che in Italia e nel resto
d’Europa mentre infuria la crisi economica i capi di Governo e i
Parlamenti dedichino tanto tempo al problema del riconoscimento delle
coppie omosessuali? Un osservatore imparziale direbbe, quantomeno, che
per il momento le priorità sono altre! Tutto ciò alimenta il sospetto
che ci sia qualcuno che agiti questo tipo di argomenti per distrarre i
popoli dai problemi economici creati dalle speculazioni dell’alta
finanza internazionale orientate a dare un profitto a pochi e impoverire
i molti. Il risultato è la demolizione del diritto naturale e
contemporaneamente l’impoverimento delle popolazioni. Direi che la
priorità è invece senza dubbio quella di ridurre il debito pubblico per
cercare di sfuggire al ricatto finanziario e alla tenaglia che produce.
La saluto cordialmente e complimenti per il suo giornale che credo sia
tra i pochi fuori dal coro.
Mario Muro, Ladispoli (Rm)
Possiamo fare una cosa essenziale, gentile signora Valentini. Possiamo continuare a spiegare ai nostri figli – e a dimostrare, prima di tutto, con la nostra vita – che rispettare le persone, e farlo sempre e con tutte, senza discriminare mai per alcun motivo, non vuole affatto dire "fare confusione" e rassegnarsi a essa. Penso che l’amore non si possa e non si debba discutere (si può approvare o e disapprovare, ma questa è storia antica come il mondo), e soprattutto so che non si riconosce e non si stabilisce per legge. Perciò penso anche che chi desidera, o addirittura pretende, una norma che dia "pari dignità" all’amore tra persone dello stesso sesso compie un’operazione sbagliata e persino pericolosa. Perciò ritengo che chi chiede, o addirittura reclama, una legge che affermi il "diritto ai figli" anche per le coppie omosessuali dimentica che i figli sono soggetti e non oggetti di diritto. Credo, insomma, che dovremmo tornare a essere tutti consapevoli del fatto che norme e regolamenti non possono cambiare la natura e che la natura dice che siamo maschi e femmine, e che la vita si perpetua così. L’alternativa, se si nega quella insuperabile e feconda differenza, è ridurre l’umanità a "prodotto" di laboratorio e di commercio. Per questo, gentile signora, coi nostri figli – come con chiunque – dobbiamo avere la forza, la lucidità e l’amore necessari per vivere e parlare chiaro. Sapendo bene di ritrovarci così, in questo tempo della storia dell’uomo, e in special modo nella nostra porzione di mondo, ad andare anche incredibilmente controcorrente. Ma ne vale la pena. A lei, caro signor Muro, mi verrebbe da dire semplicemente grazie. Perché mi pare che siamo in bella sintonia. E il fondo del 7 febbraio di Massimo Calvi («Nozze gay in Italia, un dibattito surreale») ne è una recente conferma. è proprio così: le priorità sono altre. A cominciare dalla difesa del lavoro e dell’impresa e del varo di una lungimirante politica a favore della famiglia con figli. Chi fa politica dovrebbe decidersi non solo a capirlo, ma ad agire di conseguenza.