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De: Butterfy (Mensaje original) |
Enviado: 24/05/2013 07:42 |
In un paese di cui non ricordo il nome, due ragazzi notarono che da diversi giorni, alcune aquile si recavano spesso presso un fiume vicino alla loro casa, per bere. Vedendo che alcune erano giovani e piccole, decisero di catturarne una per farla diventare il loro cucciolo. Catturarono un topo, prepararono una gabbia e la lasciarono aperta nella parte superiore, con il topo legato dentro, in modo che l’aquila vedendolo cercasse di mangiarlo.Furono sufficienti pochi minuti e un’aquila cadde nel tranello ed entrò nella gabbia; a quel punto la gabbia venne chiusa e la giovane aquila rimase prigioniera al suo interno.I ragazzi soddisfatti, andarono via.Nei giorni successivi ritornarono per portare da mangiare all’animale che non appena li vedeva, si aggrappava alle sbarre emettendo suoni aggressivi, rifiutando il cibo.Dopo tre o quattro giorni, pensando che l’aquila sarebbe morta di fame e non provando più soddisfazione nel seguire quello stupido gioco, i ragazzi decisero di aprire la parte superiore della gabbia per liberarla.Poiché l’aquila è un animale potenzialmente pericoloso, uno dei due la distrasse avvicinando un bastone alla gabbia, mentre l’altro la scoperchiò, ma accadde l’impensabile: l’aquila non usciva dalla gabbia. Il suo piccolo cervello, nei tre o quattro giorni di prigionia aveva schematizzato le pareti della gabbia come l’unico mondo esistente e a causa di ciò, non era più in grado di uscire, sarebbe stato sufficiente guardare verso l’alto per notare che la gabbia era aperta. I ragazzi ritornarono spesso per controllare, ma l’aquila era sempre lì. Si aggrappava arrabbiata alla gabbia ogni volta che li vedeva, ma non volava via.Sarebbe sicuramente morta di fame di lì a poco. Per fortuna una guardia forestale, vedendo la gabbia e comprendendo cosa fosse successo, narcotizzò l’aquila e la portò in un ricovero per rapaci. Trovandosi in un nuovo ambiente e dovendosi riadattare, dopo qualche giorno l’istinto del volo prese il sopravvento e l’aquila ritornò libera.
Molto spesso l’individuo si comporta come quell’aquila, si lascia imprigionare dalle sue convinzioni e dai suoi pensieri che lo rinchiudono in un piccolo mondo. Infatti quando si è tristi o comunque in difficoltà, la mente ripiega su se stessa e diventa estremamente difficile essere consapevoli del proprio agire, in quanto la parte del cervello responsabile delle emozioni, prende in ostaggio il pensiero, facendolo continuamente rotolare su se stesso. Le emozioni sono cose che ci accadono, perché noi non creiamo le emozioni, ma le situazioni in grado di modularle, purtroppo quando siamo tristi o comunque in difficoltà, diventano il movente per i futuri comportamenti. |
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Noi siamo ciò che i nostri pensieri ci convincono di essere, per cui se non siamo soddisfatti, dobbiamo innanzitutto modificare i pensieri che ci remano contro, se vogliamo che gli eventi iniziano a sorriderci. Certo non è facile, ma questo non può essere una motivazione per non agire... |
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Le tue convinzioni diventano i tuoi pensieri
I tuoi pensieri diventano le tue parole Le tue parole diventano le tue azioni Le tue azioni diventano le tue abitudini Le tue abitudini diventano i tuoi valori I tuoi valori diventano il tuo destino (Gandhi)
Ogni volta che, sin dalla nascita, persone da noi considerate “autorevoli” (genitori, nonni, insegnanti, sacerdoti, ecc.) ci hanno trasmesso, ovviamente a fin di bene, una qualsiasi informazione, noi l’abbiamo assunta quale assolutamente vera, e quindi certa. L’abbiamo fatta nostra e riflessa nella vita quotidiana, impostandoci mentalmente per vivere proprio nell’osservanza di quella informazione. Si è creato uno stato paragonabile a una vera e propria suggestione ipnotizzante alla quale si è stati inconsciamente sottoposti. Tutte le nostre esperienze di vita, da lì in poi, si sono plasmate attorno a questa informazione. |
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A me pare che Gandhi dica esattamente l'opposto, ed è quello che sta succedendo ora, ognuno si fa testimone delle sue convinzioni, trasformandole in parole, poi in azioni, quindi abitudini, e da li in valori ed ovvimante destino perchè noi siamo quelli che siamo conviti di essere e dunque la verità è la nostra verità e a questa verità cerchiamo di assoggettare tutti gli altri
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