Il campanello d’allarme era suonato venerdì, con i leader ad arringare sui palchi davanti alle piazze semivuote degli ultimi comizi elettorali. Ma se Pd e Pdl non immaginavano un tracollo di votanti di quasi 15 punti percentuali rispetto alle precedenti amministrative, il più sorpreso è Beppe Grillo, che dal suo mondo virtuale del blog non aveva previsto il tracollo dei consensi. I partiti di maggioranza interpretano i dati che ridimensionano di gran lunga le aspettative di M5S come la risposta al rifiuto di qualunque tipo di dialogo costruttivo. E al contrario, in una lettura speculare, nella mancata affermazione dei cinquestelle la risposta degli elettori al "governo di servizio" per far fronte alle emergenze del Paese.
Di fatto, però, si conta il partito del "no", che in molti dei 563 comuni in cui si è votato sfiora il 50 per cento. Il calo più vistoso rispetto alle precedenti elezioni comunali si è registrato in Toscana con una diminuzione di elettori pari al 20,52 per cento, seguita dal Lazio con il 19,35, dall’Emilia Romagna con il 18,84, dalla Lombardia con il 18,53 per cento e dal Veneto con il 17,21. Tiene invece l’affluenza in Campania, dove il calo dei votanti si contiene, con un meno 4,7 per cento e in Puglia, con il 5,08 per cento in meno di elettori (seguite da Calabria con il 5,11, Sardegna con il 5,59, Molise con il 5,99, Basilicata con il 6,81 e Abruzzo con il 7,95 per cento. Tra questi dati estremi, si attestano le rinunce a scegliere i propri rappresentanti in Liguria, dove l’astensionismo cresce dell’11,65 per cento, il Piemonte con +14,37, le Marche con +15,40 e l’Umbria con il 16,17 per cento di aumento. In Sicilia si voterà fra due settimane, in Valle d’Aosta si è votato solo domenica per le regionali mentre non sono in calendario elezioni in Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.
Al termine della giornata, i leader di maggioranza (e non solo), fanno i primi bilanci. Se nel Pd i risultati confortanti fanno tirare un sospiro di sollievo, dopo il timore del tracollo, è Silvio Berlusconi a mostrarsi maggiormente teso. O meglio, il Cavaliere non si mostra, perché preferisce restare ancora un giorno in Sardegna. Ma con i suoi fa il punto di una situazione che non sembra premiarlo per la sua battaglia contro l’Imu e per il senso di responsabilità più volte rimarcato, con cui è riuscito a collaborare per dar vita al governo di larghe intese.
Se dunque Letta, Epifani e il Pd capitalizzano almeno in parte l’esperienza dell’esecutivo, il Pdl sperava in qualcosa di più. E allora Berlusconi torna a lavorare sull’opinione degli elettori e dei non elettori, cercando di interpretarne la domanda, soprattutto quella inespressa degli astensionsti. E pur tenendo dritta la barra della maggioranza pro-Letta, il Cavaliere chiede al premier di essere ascoltato di più nei suggerimenti per rilanciare l’economia. La soddisfazione per il tracollo di Grillo, comunque, è tanta, e non è solo in casa pidiellina.
Da Largo del Nazareno, Stefano Di Traglia, ex portavoce di Pier Luigi Bersani, non ha dubbi: «Mi pare – ironizza – che si possa dire che il M5S e Beppe Grillo abbiano perso la loro grande occasione di cambiamento. Chissà se ripassa...».
La stessa domanda, però, se la fanno anche in casa grillina, dove nessuno dei candidati stellati riesce ad accedere al ballottaggio. Alla fine il "Tutti a casa" dell’ex comico gridato a ogni comizio si rivolta contro il Movimento, che vede dimezzare i consensi, quando anche non ridurli di un terzo. Il vero tracollo si registra già domenica, alle regionali della Val d’Aosta. Qui M5S ottiene il 6,62 per cento dei consensi, perdendo quasi un elettore su tre. Il flop si registra un po’ ovunque. A Imperia, Grillo passa dal 33,6 per cento delle politiche all’8,8 di ieri. A Roma il calo dei consensi è dal 27 al 13. A Siena non funziona la campagna denigratoria dopo lo scandalo Mps. Qui gli stellati vanno giù dal 21 all’8,8. E non va meglio nella patria di Crimi, Brescia, dove dal 16,6 per cento si passa al 7,7.
Di fatto, però, si conta il partito del "no", che in molti dei 563 comuni in cui si è votato sfiora il 50 per cento. Il calo più vistoso rispetto alle precedenti elezioni comunali si è registrato in Toscana con una diminuzione di elettori pari al 20,52 per cento, seguita dal Lazio con il 19,35, dall’Emilia Romagna con il 18,84, dalla Lombardia con il 18,53 per cento e dal Veneto con il 17,21. Tiene invece l’affluenza in Campania, dove il calo dei votanti si contiene, con un meno 4,7 per cento e in Puglia, con il 5,08 per cento in meno di elettori (seguite da Calabria con il 5,11, Sardegna con il 5,59, Molise con il 5,99, Basilicata con il 6,81 e Abruzzo con il 7,95 per cento. Tra questi dati estremi, si attestano le rinunce a scegliere i propri rappresentanti in Liguria, dove l’astensionismo cresce dell’11,65 per cento, il Piemonte con +14,37, le Marche con +15,40 e l’Umbria con il 16,17 per cento di aumento. In Sicilia si voterà fra due settimane, in Valle d’Aosta si è votato solo domenica per le regionali mentre non sono in calendario elezioni in Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.
Al termine della giornata, i leader di maggioranza (e non solo), fanno i primi bilanci. Se nel Pd i risultati confortanti fanno tirare un sospiro di sollievo, dopo il timore del tracollo, è Silvio Berlusconi a mostrarsi maggiormente teso. O meglio, il Cavaliere non si mostra, perché preferisce restare ancora un giorno in Sardegna. Ma con i suoi fa il punto di una situazione che non sembra premiarlo per la sua battaglia contro l’Imu e per il senso di responsabilità più volte rimarcato, con cui è riuscito a collaborare per dar vita al governo di larghe intese.
Se dunque Letta, Epifani e il Pd capitalizzano almeno in parte l’esperienza dell’esecutivo, il Pdl sperava in qualcosa di più. E allora Berlusconi torna a lavorare sull’opinione degli elettori e dei non elettori, cercando di interpretarne la domanda, soprattutto quella inespressa degli astensionsti. E pur tenendo dritta la barra della maggioranza pro-Letta, il Cavaliere chiede al premier di essere ascoltato di più nei suggerimenti per rilanciare l’economia. La soddisfazione per il tracollo di Grillo, comunque, è tanta, e non è solo in casa pidiellina.
Da Largo del Nazareno, Stefano Di Traglia, ex portavoce di Pier Luigi Bersani, non ha dubbi: «Mi pare – ironizza – che si possa dire che il M5S e Beppe Grillo abbiano perso la loro grande occasione di cambiamento. Chissà se ripassa...».
La stessa domanda, però, se la fanno anche in casa grillina, dove nessuno dei candidati stellati riesce ad accedere al ballottaggio. Alla fine il "Tutti a casa" dell’ex comico gridato a ogni comizio si rivolta contro il Movimento, che vede dimezzare i consensi, quando anche non ridurli di un terzo. Il vero tracollo si registra già domenica, alle regionali della Val d’Aosta. Qui M5S ottiene il 6,62 per cento dei consensi, perdendo quasi un elettore su tre. Il flop si registra un po’ ovunque. A Imperia, Grillo passa dal 33,6 per cento delle politiche all’8,8 di ieri. A Roma il calo dei consensi è dal 27 al 13. A Siena non funziona la campagna denigratoria dopo lo scandalo Mps. Qui gli stellati vanno giù dal 21 all’8,8. E non va meglio nella patria di Crimi, Brescia, dove dal 16,6 per cento si passa al 7,7.