- Come “mangiare” schermi cibernetici e insalate di
microchip per vivere ignari e beati
Guardate la data!!! Figuriamoci ora!
lunedì 27 aprile 2009
Di
Antonella Randazzo
Per far sopravvivere il sistema attuale urge una trasformazione delle masse.
Non basta più l’ipnosi collettiva, occorre rendere i singoli individui come
“robotizzati”, ovvero mentalmente ed emotivamente controllati, al fine di
eliminare completamente ogni pericolo di evoluzione e di indipendenza. Tale
progetto può suscitare ilarità per la sua apparente assurdità, ma in realtà è
già in atto da diverso tempo, nella totale inconsapevolezza della maggior parte
degli abitanti del pianeta. Le prove a sostegno di ciò sono talmente tante che
si potrebbe scrivere un trattato. In questa sede saranno brevemente considerati
gli aspetti più evidenti. Non si tratta soltanto del controllo mediatico, ma
anche di altre tecniche per controllare la vita emotiva e sociale. A confronto
la rigidezza dei metodi gesuitici impallidisce.
Il nuovo robot si sta costruendo attraverso programmi mediatici, prodotti
tecnologici e giochi virtuali. Egli non si accorgerà di essere tale, e potrà
essere diretto da chi possiede i poteri di azionare i suoi meccanismi.
Il sistema ci vuole diversi da come siamo. Ci vuole disposti a credere alle
panzane mediatiche senza alcun senso critico. Vuole che ci sentiamo inadeguati,
di scarso valore, complessati se siamo precari, disoccupati o al verde,
incapaci di vivere una vita “piena” e dunque disposti a diventare
“programmati”, a costo di sentire stress e infelicità.
Con i suoi metodi altamente manipolativi, l'assetto attuale ci vuole inclini ad
accettare uno stile di vita improntato al materialismo consumistico e
all'egocentrismo, come se fossimo incapaci di ritenerci più di un corpo fisico
e di un insieme di pulsioni istintive.
Con la stessa tecnologia ci vengono poi offerti palliativi per tentare di
sfuggire all'infelicità. Sono stati persino prodotti "giochi" per
creare un'altra esistenza, o chat in cui sempre più persone trascorrono tutto
il tempo libero, sottraendolo alla vera socializzazione o ad attività creative.
Il nuovo robot umano socializza all'interno di precisi canali, prova le emozioni
concesse dal sistema, utilizza prodotti tecnologici e non si fida granché della
sua personale esperienza.
Nel mondo ricco, si esalta la tecnologia come fosse la fonte per eccellenza del
progresso umano, offrendo "effetti speciali" accattivanti per convincere
e nascondere la condizione alienante in cui l'uomo contemporaneo si trova a
vivere.
Sempre più persone, soprattutto europee, statunitensi e giapponesi, trascorrono
il tempo libero all'interno di una "realtà" virtuale, in cui vivono
rapporti umani, di coppia o erotici.
Come ho già avuto modo di spiegare in passato, gli aspetti negativi di
Internet, da capire e contrastare, sono tanti. Il contesto della rete non può
includere la percezione di oggetti o persone reali, mancano gli aspetti
emotivi, che soltanto nel mondo concreto esistono. E’ ovvio che i computer non
possono mai sostituirsi alla realtà, e può essere dannoso credere di poter fare
a meno dell'esperienza reale, sostituendola del tutto o in parte con quella
virtuale.
Lo schermo crea una “realtà”, che può condizionare quando non si ha
consapevolezza dei meccanismi e si accettano alcuni aspetti perché popolari o
per abitudine.
Il problema è capire come la realtà virtuale incide sul nostro modo di essere e
sul comportamento, modificando abitudini, potenzialità cognitive, modi di
essere e rapporti sociali.
Molti studiosi parlano di riduzione delle complesse potenzialità umane,
impoverendo la qualità delle relazioni sociali e l'uso umano di risorse che il
computer non potrà mai avere, come l'intuito, la capacità di complessi
collegamenti semantici, o lo scambio di "energia" vitale. In altre
parole, la ricchezza della comunicazione e della conoscenza "reale"
può essere limitata in qualità e quantità dall’uso massiccio del computer per
stabilire rapporti sociali o per altri usi.
Su Internet si può creare una suddivisione in "greggi", all'interno
dei quali si creano significati fondamentali che possono essere trasformati in
etichette o diventare dogmatici, riproponendo la medesima realtà di massificazione
e di mancanza di libertà di pensiero presente negli altri media.
Inoltre, su Internet si potrebbero ricreare quei meccanismi propri della folla,
studiati dalla psicologia sociale. Si tratta di meccanismi che prevedono il
superamento delle comuni regole sociali grazie all'anonimato o alla possibilità
di un'identificazione fittizia. Il senso dell'anonimato, nelle folle, accresce
la possibilità di comportamento non costruttivo o istintivo, ovvero si sfoga il
senso di oppressione che il sistema potenzia nell’individuo.
Oggi proliferano i social network, e sempre più persone trascorrono molto del
loro tempo libero davanti allo schermo del computer.
Sta di fatto che l’aderire in massa a ciò che lo stesso sistema produce
potrebbe rappresentare uno scacco alla possibilità di distruggere l’attuale
sistema, nella misura in cui si accettano i palliativi in forma di svago e
canali di socializzazione.
Non dimentichiamo che in un mondo davvero libero non si tende ad essere tutti
uguali e non si corre a fare in massa tutti le stesse cose.
Il maggior dovere degli esseri umani allo stato attuale delle cose dovrebbe
essere quello di agire per salvare il futuro del pianeta dalla distruttività a
cui lo sta portando l’attuale gruppo al potere. Ovviamente ogni persona può
utilizzare il suo tempo come vuole, ma occorre essere consapevoli che il
sistema stesso elabora ninnoli e svaghi per impedire alle persone di porre
attenzione a ciò che è davvero importante.
Negli ultimi tempi è esploso il fenomeno Facebook, che promette di poter
contattare persone note o vecchi amici. Questo mese gli utenti del social
network sarebbero saliti a ben 200 milioni, superando il rivale MySpace. In
Italia gli utenti che hanno navigato su Facebook sarebbero oltre 10 milioni.
Facebook sembrerebbe offrire soltanto vantaggi, offrendo un servizio di
contatti sociali del tutto straordinario. Ma come mai è sostenuto dalle stesse
società che promuovono il sistema e che in altri ambiti saccheggiano o
controllano?
Qual è l’inghippo?
Ovviamente qui non si sta criticando chi si iscrive ai social network perché
credo che ogni persona sia libera di fare ciò che vuole, e penso anche che gli
iscritti non abbiano tutti la medesima assiduità e la loro iscrizione ha
diverse motivazioni, da rispettare. Qui si vuole soltanto mostrare l’altra
faccia del fenomeno, quella che non sarà mai discussa da Bruno Vespa a “Porta a
Porta”.
Il fenomeno dei social network ha lati che vale la pena considerare. Non si
vuole certo demonizzare la possibilità offerta dal web di socializzare, ma si
vogliono analizzare i possibili retroscena di queste opportunità offerte con
estrema facilità a tutti. L’apparente asetticità contrasta con il legame
stretto che il social network ha col sistema e con le sue caratteristiche. Alcuni
autori notano che di solito la comunicazione tende ad essere appiattita,
semplificata e privata delle caratteristiche empatiche che potrebbe avere nella
realtà.
Osservano Cinzia Arruzza e Felice Mometti nell’articolo "Una repubblica fondata sul web":
“«Facebook» è uno strumento di
comunicazione che uccide la comunicazione nel momento stesso in cui la produce.
è un'immensa catena di montaggio di produzione di parole private di un
soggetto. Questa enorme circolazione di parole, di commenti, di note e di
immagini non ha spesso altra ragione se non il desiderio di presenza, e dunque
di esistenza in rete, indipendentemente dal contenuto della comunicazione, dal
suo soggetto e dalla relazione reale tra i soggetti della comunicazione. Si
stanno moltiplicando anche i casi di censura che riguardano ad esempio gruppi
di madri che allattano i figli, dibattiti sull'aids e i preservativi, alcuni
partiti politici, video che mettono alla berlina giornalisti televisivi,
account cancellati all'improvviso e senza motivo. Le regole di «Facebook»
vietano la pubblicazione di materiale genericamente offensivo e che può
danneggiare la «compagnia». Il potere discrezionale per stabilire ciò che viola
le condizioni d'uso di «Facebook» è talmente elevato arrivando a prevedere il cambiamento
delle stesse condizioni senza preavviso. A volte si esagera provocando la
reazione degli utenti, come alcune settimane fa, quando la società proprietaria
di «Facebook» ha tentato di appropriarsi del copyright di tutto il materiale
messo in rete sul social network anche di utenti che disattivassero la propria
iscrizione. Certo i gestori del sito hanno fatto un passo indietro, non
specificando tuttavia i limiti e le condizioni di uso dell'immensa mole di
testi, video, foto e applicazioni prodotti dagli utenti. Ancor più grave è
l'opacità del funzionamento del software di pubblicità mirata, che appare ogni
volta che un utente si connette al proprio profilo in base alla frequenza di
navigazione, ai gruppi a cui si è iscritti, alla nazionalità, allo stato
civile… l'approccio semplicistico o individuale al social network, per cui si
crede di poterlo utilizzare in modo politicamente utile, semplicemente perché
si fanno veicolare contenuti «partigiani», si creano gruppi e cause, si
organizzano eventi, rischia di sottovalutare la potenza dei meccanismi
impersonali che lo regolano e di non far altro che alimentare il Minotauro.
Questa riflessione è tanto più urgente, quanto più il fenomeno «Facebook» sta
diventando dilagante, un autentico fenomeno di massa, che potenzialmente
modificherà le forme di comunicazione e di relazione anche fuori dalla
rete”.(1)
Il social network è una rete sociale che mette in contatto persone per i più
svariati motivi, per creare legami sociali, per motivi di lavoro, per creare gruppi
a tema, ecc. Le reti sociali su Internet mettono in scena gli stessi limiti
intrinseci della rete.
Alcuni si iscrivono a queste reti per l’effetto “lo fanno tanti e lo faccio
anch’io” senza riflettere particolarmente e ritenendo il fatto così comune e
popolare da trascinare l’attenzione.
I social network online si diffusero a partire dal 2003, e oggi i più popolari
sono Facebook e Myspace. Su questi social network si tende addirittura a creare
un particolare linguaggio, riproponendo l’appiattimento semantico proprio della
cultura di massa.
Per entrare a far parte di un social network online basta creare un profilo
personale, e fornire un proprio indirizzo email. Si possono precisare
esperienze musicali, lavorative, gusti artistici, propensioni ideologiche ecc.,
al fine auspicare i contatti con altri utenti che si identificano con le
caratteristiche indicate, fino a creare una cerchia di contatti più o meno
ampia. Si possono creare community tematiche sulla base di passioni, idee, aree
di business, ecc.
Su Facebook è noto il caso dei “fake”, ovvero dei falsi profili di persone che
non si sono mai iscritte al sito. Persino il papa avrebbe ben quattro fake.
Spesso non si può essere certi dell’identità della persona contattata, e
chiunque può definirsi in qualsiasi modo, tanto le possibilità di verifica non
ci sono se non si incontra la persona nella realtà.
Altro fatto risaputo è la difficoltà a togliere dal sito il materiale inviato,
anche quando la persona interessata non ha mai voluto inviare la tal foto che
la ritrae. La trafila per eliminare il materiale inviato è lunga e occorre
provare di essere stati “taggati”, ovvero di essere vittima di qualcuno che ha
voluto inviare senza autorizzazione quel materiale. In teoria il materiale
inviato può essere rimosso quando si vuole, ma la programmatrice Cristina
D'Arienzo ha provato a caricare un'immagine sul suo profilo e poi a rimuoverla,
ma notava che la foto rimaneva comunque raggiungibile nel web.
Sembrerebbe dunque che Facebook, anche quando l’utente chiede la cancellazione,
si arroghi il diritto di conservare dati o informazioni.
Chi ha cercato di cancellare il suo profilo si è visto sparire il profilo e il
materiale inviato, che però rimaneva raggiungibile da chiunque nel web. In
altre parole, si può far cancellare l’account ma i dati inseriti rimangono. E’
chiaro che si tratta di violazione della legge sulla privacy. Proprio per
violazione della privacy è stata sollevata una causa collettiva presso la Corte Distrettuale
di San Jose, in California.
A tutela della privacy si è fatto sentire anche il Commissario europeo per la Società dell'Informazione Viviane Reding che accusa i social
network di non avere tutela della privacy dei propri utenti. Il commissario
chiarisce il punto di vista dell'Unione Europea attraverso un videomessaggio,
in cui dice:
"Le informazioni su una persona possono essere usate solo con il suo
previo consenso: non possiamo rinunciare a questo principio di base e avere
tutti i nostri dati registrati in cambio di una promessa di pubblicità più
mirata".(2)
Il comico Dario Cassini ironizza su
Facebook: “Sono il primo comico italiano schierato contro questo lavaggio del
cervello di Facebook!!... Che cos’è facebook?... a che serve?... serve a fare
amicizia… ma la cosa drammatica è che la gente ti chiede amicizia, posso
diventare amico tuo … ma la realtà è che gli amici fanno effetto, … guardi sul
tuo monitor “Dario ha 5400 amici” son tanti… cammini dentro casa e pensi “è
fantastico, ho 5400 amici” … e ti domandi quant’è bella l’amicizia… poi un
attimo dopo ti fermi e pensi “ma se io ho 5400 amici come mai pure stanotte sto
in mutande solo come un cane davanti a ‘sto computer e mi sto mangiando un
sofficino solo … e se va bene fra una mezzora trovo coraggio e faccio
finalmente un po’ di sesso da solo”… facebook ha un solo fine nella vita:
togliere le ansie alla gente… gli ex cercano le ex e le ex cercano gli ex,
perché in un mondo dove la certezza non esiste, dove il sentimento è flagellato
dove l’amore non è mai la risposta giusta … ho bisogno di sapere che te (la ex)
stai messa molto peggio di me”.(3)
I social network servono anche ad attrarre pubblicità e occasioni di marketing.
Ad esempio, esistono le SocialAds, che consistono nella possibilità di inserire
messaggi pubblicitari sulla home page personale, e le Facebook pages, che
contengono marchi e i prodotti pubblicizzati dalle società.
Ma l’opportunità più notevole offerta è quella della pubblicità indiretta, che
consiste, ad esempio, nel parlar bene di un ristorante, negozio o prodotto,
apparentemente in modo del tutto spontaneo. Di fatto, specie se a parlare di un
dato prodotto è un personaggio influente o popolare, l’effetto pubblicitario è
garantito. Per questo motivo, a proposito del “marketing conversazionale” si
parla di una “nuova era della pubblicità”, assai più sottile ed efficace dei
soliti spot televisivi che molti ormai glissano. Ovviamente questo non vuol
dire che tutti quelli che parlano di un prodotto o di un servizio lo facciano
per fini pubblicitari, ma che di certo alcuni lo fanno.
Esistono altri modi tecnologici per appiattire la realtà o per controllare gli
individui.
Secondo alcuni studiosi, il controllo dei cittadini avverrà in futuro
attraverso sofisticate apparecchiature elettroniche piccolissime, dette microchip.
Il microchip potrà essere un grande fratello posto dentro il nostro stesso
corpo, e sarà reso accettabile da una propaganda che mira a far credere che si
tratti di un oggetto utile per la "sicurezza" o la salute. In questa
propaganda sarà detto che chi lo porta non potrà essere rapito, che il genitore
potrà proteggere meglio il bambino, che alcuni microchip curano malattie o
aiutano in determinate patologie, ecc. In realtà si tratta di apparecchiature
che pongono il soggetto sotto il potere di chi le controlla.
Grazie alla propaganda, la famiglia statunitense Jacobs (4) si è convinta a farsi impiantare sottopelle il VeriChip,
un modello di microchip lungo 11,1 millimetri, con un diametro di 2,1 millimetri e una
frequenza di 125 kHz.
Si tratta di un microcomputer in grado di dialogare con un normale computer. Al
suo interno, per il momento, verranno registrati tutti i dati medici dei
Jacobs.
Alcuni tipi di microchip di ultima generazione, detti Bio-chip, hanno le
dimensioni di un chicco di riso, e contengono un "transponder" e una
batteria al litio.
Transponder è un sistema che permette l'immagazzinamento in microcircuiti
integrati delle informazioni, e la lettura attraverso onde a distanza. Uno di
questi modelli è chiamato Mondex, ed è distribuito in 20 paesi, fra cui il
Canada, la Cina,
la Gran Bretagna,
Israele, l'Indonesia, la
Malesia, le Filippine, il Nicaragua e l'Honduras. Di solito
questi microchip vengono inseriti nel palmo della mano destra. Secondo alcuni
esperti, come il dott. Carl Sanders,
se la batteria al litio si dovesse rompere causerebbe danni all'organismo e
dolori molto forti.
Già dal 1993 l'azienda
americana Destron Idi, del Colorado, costruisce e pubblicizza microchip
elettronici di identificazione (LD.I.CHIPS), e da tempo alcuni microchip sono
utilizzati per il controllo e l'identificazione degli animali d'allevamento e
degli animali domestici.
L’idea di impiantare chip a scopo di controllo divenne nota dagli anni Novanta,
ma soltanto dopo l'11 settembre i media iniziarono a rafforzare la propaganda a
favore dell'inserimento di etichette RFID all’interno del corpo umano, per
motivi di "sicurezza". Molti militanti per i diritti umani hanno
sollevato la questione della privacy e del controllo, cercando di frenare il fenomeno.
Tuttavia, sembrerebbe che le ditte che producono microchip abbiano venduto
migliaia di prodotti, di cui almeno un migliaio è stato impiantato in umani.
Secondo Angela Fulcher, vice
presidente del marketing di VeriChip, il microchip "Viene utilizzato al
posto di altre applicazioni biometriche, come le impronte digitali".(5)
I clienti latino-americani li comprerebbero per motivi di sicurezza, ad esempio
in Messico sono stati venduti col pretesto che ci sono molti rapimenti di
minori.
Una società dell’Arizona, la Technology Systems International, ha creato
etichette RFID per controllare i detenuti. I bracciali per detenuti di TSI
trasmettono segnali ogni due secondi a una batteria di antenne montate sul
penitenziario. Un computer può determinare la posizione esatta di ogni detenuto
e ne può controllare gli spostamenti.
La tecnologia TSI viene utilizzata anche negli ospedali, per controllare gli
spostamenti degli individui all’interno dell’ospedale e lanciare un allarme se
un paziente dovesse stare male. Oppure per monitorare i pazienti affetti dal
morbo di Alzheimer.
Scriveva il giornale londinese "Sunday Times" del 16 aprile 1995:
"In futuro gli scienziati vogliono inserire microchip elettronici nelle
nostre teste, in modo che potremo collegarci direttamente all'autostrada
informatica. I ricercatori britannici fanno parte del team internazionale che
lavora al progetto di un impianto che traduca il pensiero umano nel linguaggio
informatico".
Oggi ci sarebbero diverse persone con microchip negli Stati Uniti, in Sud
America e in Gran Bretagna.
Il controllo robotizzante renderà la vita sociale sempre più “virtuale” o
superficiale, e, come nei "reality", potrà essere improntata al
litigio, al pettegolezzo, all’incomunicabilità e al senso di solitudine, vuoto
e separazione.
La vita emotiva "reale" sarà appiattita dallo stile di vita e dal
bisogno di ottundimento che deriverà sempre più dai problemi economici,
lavorativi e affettivi che le persone dovranno affrontare. Saranno allora i
mass media a stimolare le risposte emotive, attraverso programmi spazzatura che
evocheranno le risposte emotive più immediate, provocando una pseudo-catarsi.
Le emozioni saranno canalizzate su binari non pericolosi, facendo in modo che
la vera rabbia per la condizione frustrante in cui si vive divenga bisogno di
rimanere agli aspetti più superficiali dell'esistenza, magari criticando le
scelte degli altri o facendo pettegolezzi.
I reality puntano a mostrare scene di accesa emotività, (pianto, litigi,
eccitazione emotiva, ecc.) per coinvolgere gli spettatori in un clima di
disordine emotivo, e per fare in modo che le persone si svaghino pensando ai
problemi altrui anziché meditare sulla vera realtà. Dunque, i reality, oltre ad
avere una funzione (come altri programmi) di diffusione di una realtà falsata e
ridotta agli aspetti più immediati, assolvono anche alla funzione di
stornamento delle emozioni e dei pensieri da cose che potrebbero essere
scottanti verso cose futili, transeunti e inutili.
I reality vengono congegnati in modo da stimolare gli aspetti meno nobili della
realtà umana, attraverso l'insulto, il pettegolezzo, il litigio e la volgarità.
Viene mostrata un'emotività straripante, talvolta non equilibrata. Ad esempio,
alcuni protagonisti, dopo pochi giorni che si trovano nella casa del
"Grande Fratello", piangono a dirotto quando hanno modo di parlare
con i parenti. Ma nella vita normale tutti noi possiamo allontanarci dai
parenti per alcuni giorni (ad esempio quando andiamo in vacanza o per lavoro) e
non piangiamo a dirotto quando torniamo. Nei reality tutto viene esasperato, ed
è promossa una sorta di "ritorno al primitivo". Ad esempio può essere
posto in primo piano il problema del cibo, del russare o del lavarsi; viene
negata la lettura dei libri e i corpi diventano protagonisti nei commenti e
nelle critiche.
Con la scusa del "gioco", attraverso il "Grande Fratello"
si diseducano i giovani al vivere pacifico, alla serenità con i propri simili e
alla solidarietà. Vengono mostrate in particolar modo le scene di litigi, di
seduzione sessuale o di attrito fra i partecipanti. Addirittura, anche dopo la
fine del programma, i protagonisti sono invitati in altri programmi (come
"Questa Domenica") in cui vengono in vari modi aizzati gli uni contro
gli altri oppure spinti a far emergere gli attriti e i rancori vissuti dentro
la casa. Si tratta di una pedagogia dello scontro o della sessualizzazione dei
rapporti, in linea con ciò che prevale anche negli altri programmi televisivi o
negli altri media.
Alcuni studiosi hanno trovato nel reality "Grande fratello" una
metafora dell’esistenza. Infatti, come nella vita reale esiste un potere che
osserva, impone regole, punisce o premia. Tale sistema di potere impone anche
il livello di esistenza, favorendo la regressione quasi a livello animale. Impone
anche le performance, gli imprevisti e le sorprese. Come nel “Truman Show” le
persone sono accuratamente sorvegliate in modo tale che il “gioco” riesca bene.
Nella realtà si tratta di controllare per impedire il realizzarsi di una
libertà che porterebbe ad elaborare proprie regole e dunque a distruggere il
sistema precedente.
Anche i serial televisivi, le telenovele o le soap opera (Sentieri, Beautiful,
Centovetrine, Febbre d'Amore, ecc.) influiscono sulla mente delle persone,
presentando i fatti all'interno di una cornice emozionale quotidiana. Lo scopo
principale di queste produzioni è di far vivere emozioni, provocate non dalla
vita reale ma da fatti irreali e spesso assurdi. Gli eventi sono intrecciati
fra loro in modo tale da attrarre l'attenzione sui personaggi, sul loro operato
e sulle loro scelte, evitando di far attendere la conclusione, che tarderà ad
arrivare, dato che tali produzioni possono durare anche molti anni. Il pubblico
è generalmente femminile, anche se negli ultimi anni è cresciuto il numero dei
telespettatori maschi. Le trame delle soap opera puntano a suscitare un
"appagamento compensatorio" in esistenze in cui la routine quotidiana
è noiosa e spesso problematica. Presentare personaggi attraenti, eleganti,
ricchi, petrolieri, creatori di moda, gestori di grandi alberghi o medici
importanti, significa rendere le persone comuni partecipi, seppure
fittiziamente, di ambienti che probabilmente non avvicineranno mai nella
realtà. Gli spettatori seguiranno gli eventi con l'illusione di arricchire la
propria esistenza, e ne saranno così coinvolti che ne parleranno come si
trattasse di persone reali, cercando di prevedere le future mosse dei
personaggi o criticandoli per i loro errori.
In queste produzioni gli uomini e le donne sono spesso in contrasto o nemici, e
anche quando sono marito e moglie appare il tradimento o la mancanza di amore.
Spesso chi attende un figlio ha tradito e il bambino non è del marito o del
compagno. In altri casi si è innamorati di un altro pur avendo un marito. I
temi fissi sono dunque il contrasto, anche molto acceso, fra le persone, il
tradimento, l'inganno e la promiscuità sessuale. Lo scopo è quello di seminare
sfiducia nei rapporti umani e nella coppia. Gli uomini e le donne appaiono
inaffidabili, infantili, oppure vittime di tradimento e inganni. Se non si è
carnefici si deve essere per forza vittime. Gli amori sono sempre difficili e
contrastati. Gli ostacoli possono essere di vario genere, e quando alcuni
vengono risolti ne appaiono altri. Non c'è quasi mai una coppia felice a lungo.
Spesso gli eventi delle soap opera sono creati in modo tale da generare ansia e
inquietudine, persino quando ci sarebbe una via logica di risolvere il problema
posto.
Talvolta vengono poste situazioni inverosimili o assurde (la persona morta che
ritorna, la persona che cambia volto, i gemelli uno buono e l'altro cattivo,
ecc.), ma ciò nonostante le persone possono continuare ad identificarsi con i
personaggi. Le scene di crudeltà, delitti, o aggressività, accrescono l'inquietudine
dello spettatore. Spendere la propria esistenza guardando per ore programmi
spazzatura o produzioni di dubbia qualità, significa anche non avere esperienze
di crescita collettiva, e sentire il vuoto dovuto alla solitudine e alla
mancata realizzazione delle potenzialità personali.
Nel provare emozioni stimolate dall'esterno, l’uomo di oggi può perdere il
riferimento alle proprie esperienze e alle proprie vere emozioni, che
potrebbero essere di rabbia contro il sistema; oppure potrebbe emergere il
bisogno di vivere un'esistenza di maggiore qualità sociale e umana.
La manipolazione emotiva avviene anche in ciò che è diventato il rapporto fra i
sessi, nei continui tentativi di svilire tale rapporto attraverso varie
tecniche.
Per diversi secoli la nostra cultura si è prodigata ad alimentare il senso
romantico dei rapporti uomo/donna. Tale romanticismo si manifestava attraverso
il vedere l'amata (Petrarca),
attraverso l'amore ostacolato (Shakespeare),
o attraverso l'amore proibito (Dante).
In tutti i casi c'è l'incontro con la persona amata, che alimenta l'unicità
dell'altro, concentrandosi sulle peculiarità spirituali di chi fa scaturire il
sentimento amoroso.
Da alcuni decenni la nostra cultura è entrata in una nuova fase, in cui i
rapporti uomo/donna si sono caricati di elementi nefasti, e caratterizzati da
difficoltà comunicative, divisioni ontologiche o sociali e da reciproca
diffidenza. L'amore romantico sembra essere diventato frutto di fantasia,
sganciato dall'essere dell'altro, e poco duraturo. Negli ultimi decenni, i mass
media hanno potenziato gli aspetti sessuali del rapporto uomo/donna, attraverso
le pubblicità e i messaggi diretti o indiretti di tipo sessuale. La cultura di
massa ci vede tutti conformisti, e allo stesso tempo in lotta. Le produzioni
cinematografiche sono ormai quasi tutte destabilizzanti per i rapporti di
coppia: le famiglie sono presentate come "allargate" o disgregate da
separazioni o divorzi, e le coppie di innamorati sono sempre più in
"crisi", o vivono "evasioni", indicate implicitamente come
"comuni".
In alcuni casi sembra che non sia più il tempo dei rapporti amorosi, ma dei
rapporti "di consumo". Chi non sta al gioco finisce per apparire
retrogrado, poco aggiornato sui tempi o, nella peggiore delle ipotesi, un
inibito sessuale. Le chat offrono talvolta uno spaccato di ciò che oggi sono
diventati i rapporti uomo/donna: un mix di incomunicabilità, superficialità,
senso di vuoto e paura. Spesso si evita ogni autentica comunicazione, chiusi
nella prigionia di se stessi, spersonalizzati e con un'illusione di libertà,
ridotta a possibili rapporti sessuali. Davanti allo schermo anche i residui di
spontaneità, che si manifesterebbero nella realtà, vengono a mancare, lasciando
il posto ad un'atmosfera fittizia, in cui si pensa di "divertirsi", o
di "provare sensazioni".
Internet è diventato anche un "luogo" virtuale che produce effetti
sul pensiero e sul comportamento. Tali effetti risentono del mancato
approfondimento intellettuale: molte persone si sono disabituate alla lettura
trascorrendo ore davanti allo schermo (della TV o del computer), e questo
produce effetti passivizzanti che sono funzionali all'appiattimento culturale
proprio della cultura di massa. Secondo una statistica del 2003, elaborata
dallo Eurobarometer Survey on European Partecipation in Cultural Activities, in
un anno, gli italiani che leggono almeno un libro sono il 42,2%. Questo vuol
dire che quasi il 60% degli italiani non legge nemmeno un libro all'anno. Ciò
significa che il tempo libero viene utilizzato per stare davanti ad uno
schermo, con tutto ciò che ne deriva.
Dunque, oggi anche i rapporti sociali possono trovare in Internet un luogo di
nascita e di crescita. Ciò è guardato come positivo e destinato all'espansione.
Scrive la professoressa di Economia aziendale Andreina Mandelli: "Possiamo
pensare alla rete come modello di organizzazione dei nostri pensieri e della
nostra socialità".(6)
Ma di che tipo di socialità si tratta?
Il modello di comunicazione che la rete offre ha caratteristiche precise. Gli
individui sono posti davanti allo schermo, soli, privi di ogni contatto reale
ed emotivo con l'altro. Inevitabilmente essi vedranno se stessi, ma soltanto
come insieme di proiezioni da far vivere attraverso il contatto fittizio con
l'altro.
Le "esperienze" delle chat per coppie, possono essere talvolta lo
specchio delle nevrosi di incomunicabilità fra i sessi.
Molti, complice il senso di anonimato, possono ritenere di dover assecondare
gli aspetti più immediati nella ricerca di svago, di gioco o di evasione dal
quotidiano. Alla fine, possono crearsi "rapporti di consumo", che
trascinano all'interno di una realtà in cui la realizzazione di un più alto
livello nei rapporti uomo/donna viene impedita, ed emerge la sfiducia, quando
non il totale disincanto, a che possa esistere tale più alto livello.
Gli esseri umani sembrano essere diventati adattabili a tutto, anche a ciò che
peggiora la loro esistenza, e molti scelgono di dare un'impronta misera e
superficiale alla loro vita, che esclude ogni possibilità di vera crescita con
se stessi e con gli altri.
L’esistenza è molto più della sensazione del momento, molto più dei rapporti
sociali virtuali, e molto più dei tanti palliativi mediatici e tecnologici
offerti dal sistema per sviare l’attenzione da ciò che realmente siamo e da ciò
che potremmo fare per abbattere un assetto fatto di inganni, crimini e
controllo.
Diventare automi controllati oppure riprendere la propria umanità: è il bivio
in cui si trovano i popoli nella civiltà contemporanea.
Articolo correlato:
“Infelicità umana e disumanizzazione”
http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/01/infelicit-umana-e-disumanizzazione.html
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NOTE
1) http://www.millepiani.net/archivesfilosofici/2009/04/05/una_repubblica_fondata_sul_web.html
2) http://ec.europa.eu/commission_barroso/reding/video/index_en.htm
3) http://nofacebooked.altervista.org/2009/02/
4) Fonte: "Sette" de "Il Corriere della Sera", #15, 2002.
5) CNET News.com, 14 Settembre 2004.
6) Mandelli Andreina, "Il mondo
in rete", Egea, Milano 2000, p. 9.