Lo sai si può partire andare e basta, senza spiegazioni fogli, né un’attesa e a noi a quel punto resta solo il volto sul cuscino come una sindone, un’impronta: restano i momenti mai voluti, gli episodi. E resta come squarcio la domanda sempre feroce, sempre sanguinante: “ho delle colpe?” e “ha capito?” Lei ha capito che mi manca?
Di notte, quando l'amore come un pendolo oscilla tra Sempre e Mai la tua parola incrocia le lune del cuore e il tuo occhio grigio e azzurro dona alla terra lo sguardo del cielo.
Dal bosco lontano, nero di sogno, ci arriva il vento di ciò che è passato, e quello che abbiamo dimenticato ci gira intorno, enorme come sa esserlo solo lo spettro di ciò che sarà.
Quello che ora si leva e discende riguarda ciò che è più profondamente nascosto: è così che il tempo - cieco come lo sguardo che ci offriamo - ci bacia sulla bocca.
C’è un solo viaggio possibile: quello che facciamo nel nostro mondo interiore. Non credo che si possa viaggiare di più nel nostro pianeta. Così come non credo che si viaggi per tornare. L’uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito, perchè, nel frattempo, lui stesso è cambiato. Da sè stessi non si può fuggire. Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza. In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l’uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l’uomo deve poter viaggiare.
Tu, mio sentire il tempo, la sorte, la vita, non abbandonarmi mai. Sii aspro e dolce, aprimi le porte dell'anima, e canta quel che sai.
Non tralasciare ciò che l'occhio umano non scorge: i minimi frantumi, il lento sfarinìo delle rocce, il lontano mormorìo degli astri, l'aria, il vento.
E più rammenta il moto della polvere quando, nuda, s'adagia sulle cose. E' nell'invisibile dissolvere il sè che la vita traccia le sue pòse.
Ma poi tutto si muove e si trasforma, anche ciò che non sembra che si muova. E anche l'eterno, che non lascia orma, nell'ignoto si muta e si rinnova.
Sperdutamente amanti, per il mondo, Amare! Che confusione senza pari! Quanti errori! baciare volti invece di maschere amate. Universo in equivoci: minerali in fiore, che vogano nel cielo, sirene e coralli sulle nevi perenni, e nel fondo del mare, costellazioni ormai stanche, transfughe dalla gran notte orfana dove muoiono i palombari. Noi due. Che smarrimento! Questa strada, l’altra, quella? Le carte, false, scombussolando le rotte, giocano a farci smarrire, fra rischi senza faro. I giorni ed i baci sono in errore: non hanno termine dove dicono. Ma per amare dobbiamo imbarcarci su tutti i progetti che passano, senza chiedere nulla, pieni, pieni di fede nell’errore di ieri, di oggi, di domani, che non può mancare. Dell’allegria purissima di sbagliare e trovarci sulle soglie, sui margini tremuli di vittoria, senza voglia di vincere. Con il giubilo unico di vivere una vita innocente tra errori, e che non vuole altro che essere, amare, amarsi nell’immensa altezza di un amore che si ama ormai con tanto distacco da tutto ciò che non è lui, che si muove ormai al di sopra di trionfi o di sconfitte, ebbro nella pura gloria della sua certezza.