Nella boccia dei pesci rossi finisci.
…A quanto pare, ogni tanto gli adulti si
prendono una pausa per sedersi a contemplare
il disastro della loro vita.
Allora si lamentano senza capire e, come
mosche che sbattono sempre contro lo stesso
vetro, si agitano, soffrono, deperiscono,
si deprimono e si chiedono quale meccanismo
li abbia portati dove non volevano andare.
Per i più intelligenti diventa perfino una religione:
ah, spregevole vacuità dell’esistenza borghese!
Alcuni cinici di questo tipo cenano alla tavola di
papà: «Cosa ne è stato dei nostri sogni di gioventù?»
si domandano con aria disincantata e soddisfatta.
«Sono volati via, e la vita è proprio bastarda».
Non sopporto questa finta lucidità dell’età matura.
La verità è che sono come tutti gli altri, ragazzini
che non capiscono cosa sia successo e che
giocano a fare i duri mentre avrebbero voglia di piangere.
Una gioventù passata a cercare di mettere a frutto
la propria intelligenza, a spremere come un limone
i propri studi e ad assicurarsi una posizione al vertice,
e poi tutta una vita a chiedersi sbalorditi perché tali
speranze siano sfociate in un’esistenza così vana.
La gente crede di inseguire le stelle e finisce come
un pesce rosso in una boccia.
Mi chiedo se non sarebbe più semplice insegnare fin
da subito ai bambini che la vita è assurda…
Questo toglierebbe all'infanzia alcuni momenti felici,
ma farebbe guadagnare un bel pò di tempo all'adulto,
senza contare che si eviterebbe un trauma,
quello della boccia...
Muriel Barbery da "L'eleganza del riccio" - Ed. E/O

BUONA GIORNATA
Annamaria