Ci sono persone che tengono tutto dentro, come
spugne bevono ciò che la vita inevitabilmente gli
ha portato: piaceri, e dolori. Guardano così ai piaceri
passati con gli occhi della nostalgia, e ringhiano ai
dolori provati con i denti della rabbia.
Ci sono persone che non lasciano andare il passato.
Lo trattengono, ci costruiscono sopra la propria identità,
si amalgamano come un unico impasto intorno ai propri
successi e ai propri errori. Guardano così la vita con
amarezza, oppure con troppa sicurezza.
Ci sono persone che non riescono a guardare avanti.
“Perché?” “Perché a me?” si dannano l’anima con domande
di cui forse non avranno mai risposta. E affannano il respiro
dietro a dubbi che rendono i loro passi verso il futuro incerti.
E quindi poco efficaci.
Ci sono persone poi che non accettano ciò che è successo.
“No” gridano al passato, e “no” rinfacciano alla vita di adesso.
Non sanno farsene una ragione, non vogliono. Troppo difficile
perdonare, troppo insensato andare oltre.
E poi ci sono persone che fanno della vita un cammino.
Ogni tanto, solo ogni tanto si voltano indietro ma solo per
essere fiere della strada percorsa. Queste persone non vogliono
schiacciare la propria esistenza, no, non la vogliono comprimere
sotto un masso di ricordi. Queste persone, non accettano solo
una cosa: continuare a trascinarsi dietro ciò che è bene
lasciare indietro.
Le esperienze del passato, che si chiamino famiglia, che si
chiamino genitori, amici, scuola, o che si chiamino amori,
educazione, repressione, quelle esperienze vanno collocate nel
loro giusto posto. Nel loro giusto tempo. Il tempo di ieri.
Ciò che è passato, infatti, non si può più modificare.
Mentre ciò che ci aspetta davanti, è tutto ancora da definire.
Qualche volta, quindi, come si impara a ricordare… bisognerebbe
imparare a dimenticare.
E la vita, forse, sarebbe meno pesante.
dr. Succi©
Annamaria