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Respuesta  Mensaje 1 de 9 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN  (Mensaje original) Enviado: 21/03/2014 06:40
 
 
 
giardino

  Verde profumo

Dormirò un po’
al davanzale della finestra
come una tenda ostinata
sulle macerie di una dimora
oppure un sorriso che si affaccia
su un villaggio di grida,
punirò l’ansia che ci opprime
mentre sfioriamo la sopportazione del paradiso.

Mi manchi

allontanerò un po’ il tuo viso
poiché la mia casa è pioggia
la mia porta è un uragano
anche se gli scorpioni dell’anima
mi riportano al cospetto della tua follia.

Mi manchi

mi appoggio a un’ombra con monotonia
sospinta dalla noia, dal freddo, dai rumori
perchè rifiutata in silenzio e continuamente.
Ogni volta in cui ricordavo
che il tuo cuore è consacrato al passato
e che io sono solo il verde profumo,
il corpo ti attraversava con dignità
e le notti erano solitarie.

Golala Nuri

 



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Respuesta  Mensaje 2 de 9 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN Enviado: 24/03/2014 06:06

  A chi lo sa

S'io sapessi cantare
come il sole di giugno nel ventre della spiga,
l'obliquo invincibile sole;
s'io sapessi gridare
gridare gridare gridare come il mare
quando s'impenna nel ludibrio d'aquilone;
s'io sapessi, s'io potessi
usurpare il linguaggio della pioggia
che insegna all'erba crudeli dolcezze...
oh allora ogni mattino,
e non con questa voce roca d'uomo,
vorrei dirti che t'amo
e sui muri del mio cieco cammino
scrivere la letizia del tuo nome,
le tre sillabe sante e misteriose,
il mio sigillo di nuova speranza,
il mio pane, il mio vino,
il mio viatico buono.

Gesualdo Bufalino da "L’amaro miele" -


Respuesta  Mensaje 3 de 9 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN Enviado: 26/03/2014 07:27

Ah se in questo silenzio

Ah se in questo silenzio
con questa purezza
tu diventassi terra tra le mie braccia,
in questo silenzio, con questa purezza
tra le mie braccia
sotto l’ombrello dei miei capelli
quando il terreno del mio giovane corpo
ti beve
come una pioggia delicata
o una carezza di luna

Forugh Farrokhzad


Respuesta  Mensaje 4 de 9 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN Enviado: 29/03/2014 05:24
 
 

Il poeta
non crea
ne inventa
trae
una parte
di sé
Uccidendola
ogni volta
Muore e
rivive
in ogni verso

Anileda Xeka


Respuesta  Mensaje 5 de 9 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN Enviado: 04/04/2014 03:47
 
 
 

Senza bussare

Se ti vorrò bene, puoi entrare da me
senza bussare
ma rifletti a fondo,
ti farò stendere sul mio pagliericcio
paglia frusciante si respira con la polvere.
Ti porterò acqua fresca nella brocca
e prima che tu te ne vada pulirò le tue scarpe
qui nessuno ci disturba,
in pace puoi rattoppare curva le nostre cose.
Il silenzio è un gran silenzio, parlo anche a te se parlo
e se sei stanca ti puoi accomodare sulla mia unica sedia,
se fa caldo puoi toglierti sciarpa e colletto
se hai fame ti do della carta pulita per piatto
e se c'è dell'altro
lasciane allora anche a me, pur io
sono sempre affamato.
Se ti vorrò bene, puoi entrare da me
senza bussare
ma rifletti a fondo,
mi dispiacerebbe se poi tu mi evitassi a lungo.

Attila József


Respuesta  Mensaje 6 de 9 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN Enviado: 08/06/2014 10:28

Non ci è dato di essere. Noi siamo
soltanto un fiume, aderiamo ad ogni forma:
al giorno ed alla notte, al duomo e alla caverna
passiamo oltre, l'ansia di essere ci incalza.
Forma su forma riempiamo senza tregua,
nessuna ci diviene patria, gioia o pena,
sempre siamo in cammino, ospiti sempre,
non cè campo né aratro per noi, né pane cresce.
E non sappiamo cosa Dio ci serbi,
gioca con noi, argilla nella mano,
muta e cedevole che non piange o ride,
mille volte impastata e mai bruciata.
Potessimo, una volta, farci pietra, durare!
Questa è la nostra eterna nostalgia,
ma un brivido perdura a raggelarci
e non cè pace sulla nostra via

Hermann Hesse


Respuesta  Mensaje 7 de 9 en el tema 
De: haiku04 Enviado: 09/06/2014 15:15

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTO 

Devo molto
a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro

 e in libertà con loro,

e questo l'amore non può darlo,

nè riesce a toglierlo.

Non li aspetto

dalla porta alla finestra.

Paziente

quasi come una meridiana,

capisco

ciò che l'amore non capisce,

perdono

ciò che l'amore mai perdonerebbe.

Da un incontro a una lettera

passa non un'eternità,

ma solo qualche giorno o settimana. 

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi. 

E quando ci separano

sette monti e fiumi,

sono monti e fiumi

che trovi su ogni atlante.

E' merito loro

se vivo in tre dimensioni,

in uno spazio non lirico e non retorico,

con un orizzonte vero, perché mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

« Non devo loro nulla » -
direbbe l'amore
sulla questione aperta.

Wislawa Szymborska

  
 
Quanto dovremmo essere grati a chi non amiamo? Leggendo questi versi, tanto, tantissimo. 
Non riusciamo a immaginare la nostra vita senza le persone che amiamo: sono il senso dell'esistenza, si vive per loro.
Ma l'amore dona non solo gioia e appagamento, porta inevitabilmente con sè anche ansia, paure, dolore...
ed ecco che la separazione degli amanti dura un'eternità, le distanze diventano insopportabili, prima o poi succede qualcosa
che non si può capire e quasi mai perdonare...Come diventa invece tutto più semplice, quando l'amore non si mette in mezzo!
Nessun condizionamento dettato dai sentimenti, nessuna idea di possesso...
le mani vuote di chi non amiamo sono piene della nostra libertà.
 
 
 

Respuesta  Mensaje 8 de 9 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN Enviado: 09/06/2014 15:29
 
 

Ode alla notte
Vieni, Notte antichissima e identica,
Notte Regina nata detronizzata,
Notte internamente uguale al silenzio, Notte
con le stelle, lustrini rapidi
sul tuo vestito frangiato di Infinito.

Vieni vagamente,
vieni lievemente,
vieni sola, solenne, con le mani cadute
lungo i fianchi, vieni
e porta i lontani monti a ridosso degli alberi vicini,
fondi in un campo tuo tutti i campi che vedo,
fai della montagna un solo blocco del tuo corpo,
cancella in essa tutte le differenze che vedo da lontano di giorno,
tutte le strade che la salgono,
tutti i vari alberi che la fanno verde scuro in lontananza,

tutte le case bianche che fumano fra gli alberi
e lascia solo una luce, un'altra luce e un'altra ancora,
nella distanza imprecisa e vagamente perturbatrice,
nella distanza subitamente impossibile da percorrere.

Nostra Signora
delle cose impossibili che cerchiamo invano,
dei sogni che ci visitano al crepuscolo, alla finestra,
dei propositi che ci accarezzano
sulle ampie terrazze degli alberghi cosmopoliti sul mare,
al suono europeo delle musiche e delle voci lontane e vicine,
e che ci dolgono perché sappiamo che mai li realizzeremo.

Vieni e cullaci,
vieni e consolaci,
baciaci silenziosamente sulla fronte,
cosi lievemente sulla fronte che non ci accorgiamo d'essere baciati
se non per una differenza nell'anima
e un vago singulto che parte misericordiosamente
dall'antichissimo di noi
laddove hanno radici quegli alberi di meraviglia
i cui frutti sono i sogni che culliamo e amiamo,
perché li sappiamo senza relazione con ciò che ci può
essere nella vita.

Vieni solennissima,
solennissima e colma
di una nascosta voglia di singhiozzare,
forse perché grande è l'anima e piccola è la vita,
e non tutti i gesti possono uscire dal nostro corpo,
e arriviamo solo fin dove arriva il nostro braccio
e vediamo solo fin dove vede il nostro sguardo.

Vieni, dolorosa,
Mater Dolorosa delle Angosce dei Timidi,
Turris Eburnea delle Tristezze dei Disprezzati,
fresca mano sulla fronte febbricitante degli Umili,
sapore d'acqua di fonte sulle labbra riarse degli Stanchi.

Vieni, dal fondo
dell'orizzonte livido,
vieni e strappami
dal suolo dell'angustia in cui io vegeto,
dal suolo di inquietudine e vita-di-troppo e false sensazioni
dal quale naturalmente sono spuntato.

Coglimi dal mio suolo, margherita trascurata,
e fra erbe alte margherita ombreggiata,
petalo per petalo leggi in me non so quale destino
e sfogliami per il tuo piacere,
per il tuo piacere silenzioso e fresco.

Un petalo di me lancialo verso il Nord,
dove sorgono le città di oggi il cui rumore ho amato come un corpo.
Un altro petalo di me lancialo verso il Sud
dove sono i mari e le avventure che si sognano.

Un altro petalo verso Occidente,
dove brucia incandescente tutto ciò che forse è il futuro,
e ci sono rumori di grandi macchine e grandi deserti rocciosi
dove le anime inselvatichiscono e la morale non arriva.

E l'altro, gli altri, tutti gli altri petali
– oh occulto rintocco di campane a martello nella mia anima! –
affidali all'Oriente,
l'Oriente da cui viene tutto, il giorno e la fede,
l'Oriente pomposo e fanatico e caldo,
l'Oriente eccessivo che io non vedrò mai,
l'Oriente buddhista, bramanico, scintoista,
l'Oriente che è tutto quanto noi non abbiamo,
tutto quanto noi non siamo,
l'Oriente dove – chissà – forse ancor oggi vive Cristo,
dove forse Dio esiste corporalmente imperando su tutto...

Vieni sopra i mari,
sopra i mari maggiori,
sopra il mare dagli orizzonti incerti,
vieni e passa la mano sul suo dorso ferino,
e calmalo misteriosamente,
o domatrice ipnotica delle cose brulicanti!

Vieni, premurosa,
vieni, materna,
in punta di piedi, infermiera antichissima che ti sedesti
al capezzale degli dei delle fedi ormai perdute,
e che vedesti nascere Geova e Giove,
e sorridesti perché per te tutto è falso, salvo la tenebra e il silenzio,
e il grande Spazio Misterioso al di la di essi... Vieni, Notte silenziosa ed estatica,
avvolgi nel tuo mantello leggero
il mio cuore... Serenamente, come una brezza nella sera lenta,
tranquillamente, come un gesto materno che rassicura,
con le stelle che brillano (o Travestita dell'Oltre!),
polvere di oro sui tuoi capelli neri,
e la luna calante, maschera misteriosa sul tuo volto.

Tutti i suoni suonano in un altro modo quando tu giungi
Quando tu entri ogni voce si abbassa
Nessuno ti vede entrare
Nessuno si accorge di quando sei entrata,
se non all'improvviso, nel vedere che tutto si raccoglie,
che tutto perde i contorni e i colori,
e che nel cielo alto, ancora chiaramente azzurro e bianco all'orizzonte,
già falce nitida, o circolo giallastro, o mero diffuso biancore, la luna comincia il suo giorno.
 Fernando Pessoa

 
 

Respuesta  Mensaje 9 de 9 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN Enviado: 27/06/2014 05:46
 

  La solitudine
 
La solitudine è come la pioggia.
Si alza dal mare verso sera;
dalle pianure lontane, distanti,
sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.
E proprio dal cielo ricade sulla città.

Piove quaggiù nelle ore crepuscolari,
allorché tutti i vicoli si volgono verso il mattino
e i corpi, che nulla hanno trovato,
delusi e affranti si lasciano l'un l'altro;
e persone che si odiano a vicenda
sono costrette a dormire insieme in un letto unico:

è allora che la solitudine scorre insieme ai fiumi.

Rainer Maria Rilke



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