Più la tecnologia progredisce, più si ha l’impressione di essere spiati. Da Facebook a Whatsapp, dai motori di ricerca alle mail, molti pensano che, se si ha un segreto, è meglio rivelarlo a un amico a voce che via social network o posta elettronica. Ma finora, più che una certezza, era una sensazione. Certo, quandoEdward Snowden ha raccontato dello spionaggio attuato dalla Nsa, National security agency americana, anche l’Italia ha tremato, ma non si aveva ancora ben chiaro come potessero venir usate le inutili conversazioni del cittadino medio né come riuscissero a monitorare gli scambi di messaggi e mail.
A lanciare un nuovo allarme, ora, è il Garante della privacy, che ha dichiarato: «Email e telefonate degli italiani sono a rischio». Perché? Per «criticità nel sistema che gestisce le telecomunicazioni e livelli di sicurezza inadeguati». In altre parole, le società che dovrebbero garantire l’interscambio di comunicazioni tra cittadini non hanno sistemi inattaccabili. Anzi: se qualcuno fosse interessato a duplicare tutte le nostre informazioni (un paese antagonista? Una nazione concorrente sui mercati?), non gli sarebbe difficile.