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General: MERCOLEDI 24 SETTEMBRE: BUONGIORNO !
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Respuesta  Mensaje 1 de 2 en el tema 
De: ○●MAX●○  (Mensaje original) Enviado: 24/09/2014 03:27








Vorei....



Vorrei
volare da te
su aeroplani ci cartapesta,
per darti calore
e frescura,
riparo e consiglio.
Vorrei
portarti
il giocattolo del sogno
e offrirti il mio palmo
per versarvi
il tuo pianto.
Vorrei
attenderti
ogni giorno
dietro l'uscio,
ed invece mi spengo
poco per volta
senza scordare
il tuo volto...
Vorrei..
ma la mia disperazione
procede all'unisono
con la tua essenza.
E l'assenza di te
è mancanza di me..



Claudia Amadei


















Il vostro Max
















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Respuesta  Mensaje 2 de 2 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN Enviado: 24/09/2014 12:52
 
Rompevo i giocattoli. Al momento di  riceverli guardavo con sospetto quegli
oggetti che dovevano appartenermi.  Non dava certo piacere a voi essere
ricambiati dalla mia diffidenza iniziale  anziché dalla gioia. L’emozione di
averli mi preoccupava più che  eccitarmi. Mi assicuravo dei miei diritti
chiedendo: è mio? Sì, lo era, ma non  aveva il senso che intendevo io,
perché era collegato alle solite  necessità e veniva dopo il non fare
chiasso, il non sporcarsi e negli orari  stabiliti. Era un mio a povere dosi, un
mio da bambini, mentre invece il  giocattolo mi faceva desiderare
un’immensa libertà in cui lo spazio per  giocare e il tempo che avrei trascorso
così, erano pure quelli miei, senza  confini. è mio?, chiedevo. “Sì, ma non
lo rompere.” Un Natale non me ne fu  comprato nessuno, perché avevo
continuato a romperli tutti, quelli  dell’anno prima. Vi eravate dispiaciuti
e me l’avevate detto che quell’anno  non me ne avreste comprati. Tu mi
rimproveravi lo spreco commesso di  fronte a tanti bambini che non ne
avevano nessuno. Oggi ripenso anche  ai sacrifici che facevate per
consentirvi quelle spese, anche se  non parlavate di problemi di soldi. Più
tardi, e molto, capii i vostri conti  striminziti che spremevate per
ricavare di che imbastire un Natale.  Ma da bambino non capivo quello che
dicevate. Il giocattolo era mio in un  modo che non sapevo dimostrare.
Aveva una sua durata nella quale  l’avrei conosciuto, maneggiato,
lasciato. Poi finiva. Avrei dovuto
riporlo in qualche posto, poi forse  l’avresti regalato a qualche altro
bambino come facevi con quelli della  sorellina. Avrei dovuto fare così, ma
mi restava invece una parte enorme  della sua durata che consisteva
nell’attimo della sua fine. Le cose  hanno un momento in cui sono
improvvisamente diverse. Un legno  appena spaccato, una pietra staccata
da un suo posto forse millenario: per  un momento solo hanno un volto
segreto conosciuto solo da chi è  testimone dell’improvviso
cambiamento. Per un solo momento  sono così, perché dopo un secondo
sono diventati vecchi di cento anni.  Accadde così anche all’universo,
dicono, che è invecchiato nei primi  secondi della sua formazione più che
nei miliardi di anni successivi. La  morte non è uguale per tutte le cose:
ci sono oggetti che cominciano a  invecchiare solo dopo aver
attraversato la morte. Un giocattolo  invecchia dopo che si è rotto, dopo
che è morto. Le cose hanno un volto segreto che
un bambino può scrutare. Rompevo il  giocattolo: non per la insignificante
curiosità di vedere cosa ci fosse  dentro, come fosse fatto, ma per
vedere l’attimo in cui era di colpo  disfatto, prima di perdersi
nell’indistinto dei suoi pezzi. Dura  poco il gioco. Sapevo che durava
quanto l’attimo in cui si sarebbe rotto,  o che quell’attimo valeva tutta la sua
durata precedente. Solo allora il gioco  era di chi l’aveva avuto in mano, solo
allora era mio del tutto. Solo in morte  la vita è interamente di chi l’ha
vissuta, e il possesso è senza  donatori, senza rimproveri.
Ti parlo, mamma, che sei così giovane  rispetto a me per una sera, di
quest’antico tuo regalo del quale mi  sembra di poter completare il
possesso proprio ora. è mia la vita  che mi desti? Stasera sì, è mia del
tutto.
Erri De Luca da "Non ora, non qui"
 
Annamaria


 
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