Speranze
Se avessi conservato il tepore delle carezze, ora non sentirei la lacerante pena nel congedo della sera. Non scriverei parole avvolgendole in abbracci mancati. Non ascolterei l'eco di un dolore che odora di sogni agitati. Che partorisce risvegli smarriti, nel sordo ripercuotersi di un canto lontano. Non trascinerei al mio fianco l'ombra di allora, fantasma di antica gioia. Placherei le tempeste chiuse nei palmi, protette dalle unghie conficcate nei pugni chiusi. Aprirei lentamente le mani, e lascerei scaturire carezze intrise di nuove speranze.
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