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Capodanno
E anche stanotte come ieri è capodanno: tanto buio, tanto freddo e poca voglia di dormire, che sognare fa paura, forse più di questo cielo senza stelle. La falena ribelle che ci fa in mezzo alla strada? Vaga tra qualche faro che la inebria, lontana un'altra notte dal suo letargo. |
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Home sweet home
Cercando lo schema ogni giorno migliore abitiamo vite sempre più piene fitte di griglie, tabelle e direzioni, precedenze, giustizie, noie ed eccezioni; al punto di sentirle creature, sapendole sempre prigioni. Finché stanchi soffiamo queste sbarre di fumo, ma tanta libertà in un respiro ci fa troppa paura. E allora aggiungiamo una freccia, domani una griglia cerchiamo uno schema migliore perché in fondo è accogliente la nostra prigione. |
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Tregua
Non sentire non è una soluzione: non ascoltare, e sarai parte del problema, o un altro guscio, troppo grande da vedere.
Però senti che inaspettata pace, che silenzio, quale dolcemente falsa quiete... |
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Vorrei
Ho perso la mia strada distratto tentativo domande senza tempo. Vorrei farti assaggiare il mio dolore insegnarti l'egoismo dell'amore.
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Zibaldone adriano
Nessun poeta mai ci canterà Cosa c'è di molto strano se c'è una luce. per sentirci pienamente noi non c'è colpa e tu lo sai. Circondato da un deserto di quello che vorrei è matta la vita. Amica mia il sole adesso che per il freddo non sboccia mai si è nascosto dietro a un dito. |
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Tictac, tictac, tictac
E intanto muore qualche punto esclamativo, coperto dal rumore dei rintocchi e di campane la vita e il tempo, cause d'arte, chissà quanto casuali. Ti guardi intorno e smetti, rassegnato e un po' impaurito: brusio interiore di molteplici interrogativi la vita.
Arte e stagioni, nebbia di dubbi e d'ambigui perché; caso mai per caso, punti di sfogo, nascondimenti di chissà quanti altri mali, quali essenze, chissà quali e poi chi c'è. |
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Permettete una domanda?
Sapete voi dirmi, grandiosi scienziati, studiosi di quello ch'avviene in natura, geniali inventori di buoni rimedi, o d'armi cattive da fine del mondo, sapete voi dirmi, con calcoli astrusi, con anni di conti e di formule strane, vi chiedo, sapete cos'è più veloce: la luce che mai non è stata raggiunta, che ancora dà dubbi di moto e natura; il tempo, che varia secondo il momento, che scorre a partire da dentro di nöi; la mente, che mentre tu dici una cosa, già cento ne pensa, e non v'è chi la fermi? E mentre cercate la giusta risposta gettate un'occhiata ad un raggio di sole, che gira in un'ora che dura un minuto, nel quale i pensieri si fanno a milioni.
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Abitudine
Nei deserti di pietra del mio rosso rosso cuore: e la città coi suoi dedali tentacoli, folle amplesso di agi e amenità, sta già assediando la semiurbanità. Oggi smetto e non so come si fa tenere un passo che non sia sbagliato: per ogni nuova bellezza marcio e vedo nuove rovine crepitare sotto il sole. Oggi smetto domani chi lo sa.
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Sogno o destino
Nei deserti di pietra del mio rosso rosso cuore non mi potrai svegliare dal mio sogno della vita, mai nemmeno dopo avermi conosciuto,
e aver capito che non sento io le tue campane, o esserti chiesto se sei tu che invece non hai più galline.
Ma chissà forse più semplicemente non si può.
C'è concesso solo un giro sulla nave dei ricordi, non si vede ma si sa dov'è il giardino dei fantasmi seppellito in fondo al mare. L'importante è non uscire dai binari: forse allora riuscirei ad aprire gli occhi pochi istanti,
uno soltanto per vederti.
Ma ho paura a deragliare, tra le rocce c'è una crepa penso sempre di cadere
o peggio ancora di volare.
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Pulsazioni
Nei deserti di pietra del mio rosso rosso cuore c'è un problema e sono i gatti che si ostinano a morire, e i padroni che s'ingegnano e gli danno un nuovo nome. C'è un dottore e niente galli dove il Sole va a dormire: non è dato di sapere, ma tra i cretti corre un'eco il sonno è stanco e fa fatica, troppi raggi da legare. C'è un amico sconosciuto dentro quel furgone giallo corro sopra le sue tracce ancora calde sull'asfalto, ma la faccia sullo specchio non s'addice troppo bene alla mimica del braccio tra la leva e il poggiatesta. Poi di colpo s'impazzisce:
questa notte subitanea è fatta a pezzi di dolore
e malinconico disprezzo. Pazzesca la bufera impazza
su impazziti tergi-vetri, spruzza e vomita e rimpiazza
ciò che smezza,
e caro è il prezzo d'ogni tessera spezzata in questo puzzle.
La tempesta ancora spazza via ogni cosa
da spiazzati frangi-nebbia. Anche le stelle come briciole sprizzata ormai la gioia, resta solo uno scocciare di cristalli sotto i piedi di chi ha stretto troppo il pugno con la bocca un po' frizzante, e oramai non cambia niente...
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In sua movenza
Dal mio vagone ascolto le voci che viaggiano sopra i binari, dialogo sereno con questo bellissimo ciarlare.
Se ti dicono che parlo da solo ridi se vuoi ma non ti stupire, e prima di crederci ricorda di scegliere tra chi mi vede, tu che puoi, e confonderti in quel sonoro mare. C'è sempre una nave che porta al deserto: ma forse nemmeno ti serve, forse qui sai nuotare e non lo sai.
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Siesta
Nei deserti di pietra del mio rosso rosso cuore c'è un gioco mediocre di rime banali, un campo di vetri che cresce un bel fiore dai petali d'oro e un ricordo di ali un giorno spiegate a portare l'amore, o almeno a cercarlo, spietate e immortali di gioia, di pace, poesia e di dolore. Eclissi di sole, fiori e temporali lampano bassi sul lago del fervore.
Verrà il giorno di capirla tutta questa bellezza.
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Inaudita
Nei deserti di pietra del mio rosso rosso cuore è impossibile combattere la guerra del domani da eroe (valoroso senzatempo). Ci sono giorni di pace, e poi giorni difficili dove la guerra passa e tutto tace. Scorre silenziosa sotto i piedi, non lo dice: tra le maglie dell’asfalto e le rovine sarebbe confortante anche lo scoppio di una bomba. Invece confondere le idee è la mia arma di riserva: la nebbia nucleare che mi implode dentro il cuore. Il solo modo che conosco per nuotare senza mare.
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Più in là
Nei deserti di pietra del mio rosso rosso cuore dentro un sogno insanguinato c'è un amore che piange l'abbandono. Con la colpa per tutore tutto stagna nella notte del rumore: volontà, passione, pensiero... Errore, anche. Tutto è chiuso sotto il velo del rimorso che confonde il desiderio, tutto sommerso.
C'è un popolo di carta che si fuma la speranza nell'attesa dell'Eroe Frantume, che già s'è perso tra l'oblio e l'insicurezza, unico velo, forse, che squarciare non sa. Arriverà? C'è bisogno davvero di lui, per sentire le lacrime? Per ascoltare le sue disobbedienze, quel capriccio di saggezza e umanità.
C'è un ciuccio strappato tra la polvere ed il sole dove dormono i varani. Dove il vento sferza la vita e fa bruciare le ferite. Ma il male non è il sangue, il male sta più in là.
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Il banco sulla strada
Nei deserti di pietra del mio rosso rosso cuore tutte le strade che è possibile inventare conducono in salita. C'è una chiave del mistero come vipera in un masso: ad ogni angolo girato il vento spira sempre contro, sassi e polvere negli occhi e come un muro contro l'anima che guida i nostri passi. Forse non ci credo quando parli del destino: ma se giocassi la tua parte ti direi le stesse cose, le regole son note, sceglierei le stesse carte. Strategie un po' limitate, il rischio sempre alto stratega non lo sono, provo solo a stare al passo. Che poi il destino, più che il vento che confonde cuori e picche, è l'istinto che ci fa scegliere il posto. Più del mazzo guarda l'uomo e la partita dove porta il giorno che sarà finita. Di tutte le strade che è possibile evitare il problema principale è di seguirne una soltanto.
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Filtro
Nei deserti di pietra del mio rosso rosso cuore non c’è che un solo fiume, e l’ho chiamato tempo. L’ho visto poche volte perché vive sotto terra, ma so che è controvento. Lui non segue la corrente quasi mai; può sembrare indifferente, e se lo è non i sassi né il deserto son capaci di saperlo. Cose grandi della gente sono melma rovinata, come legni infradiciati grandi cose nella mente date al mare, che qualcuno ha detto aria, qualcun altro dice che scherzava. Ma qualche confusione, come briciola provoca alluvioni, la roccia s’impaluda. L’acqua s’insinua in ogni crepa, forse arriva, forse s’asciuga in superficie.
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