
C’era una volta un giovane di 33 anni che parlando di fratellanza,
amore, uguaglianza…
cose così, tradito e vilipeso finì inchiodato su una croce.
Gli piantarono chiodi nelle mani e nei piedi, una lancia nel costato,
qualche sputo, e lo lasciarono morire lì.
Quella croce è diventata nel tempo un simbolo e da simbolo una spada,
una etichetta, un pretesto… tante cose,
ma troppo spesso tutto fuori che la testimonianza della fratellanza e dell’amore
che quel povero Cristo andava insegnando.
Un giorno, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato fuori legge
quei due pezzi di legno incrociati con appeso il figlio di Dio.
In sostanza no, cioè, non proprio fuori legge, ma insomma,
“non appendibile al muro nelle scuole”,
ecco questo sì, in quanto
“violazione della libertà dei genitori ad educare i figli
secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni”.
Un atto politico, per chiunque pare, un atto sul quale schierarsi e dividersi ancora.
Proteste: “L’Europa ha radici cristiane”,
“Il crocifisso è un simbolo universale” etc etc…
per imbonirsi Chiesa, cattolici, e i partiti che li rappresentano…
la campana più forte ha suonato così.
C’era una volta un giovane di 33 anni
che parlando di fratellanza, amore, uguaglianza…
cose così, tradito e vilipeso finì inchiodato su una croce.
Gli piantarono chiodi nelle mani e nei piedi, una lancia nel costato,
qualche sputo, e lo lasciarono morire lì.
Ma la voglia di farlo morire altre 1000 volte non è mai passata all’uomo,
agli atei bestemmiatori come ai cristiani bugiardi e di facciata,
che fanno le guerre,
che frodano il fisco che poi non ha da pagare la sanità,
che vanno a puttane, che divorziano e si risposano ma guai agli altri se lo fanno…
E che questa volta hanno levato gli scudi,
ancora, per difendere un simbolo e contrapporlo magari
a quello degli invadenti miscredenti islamici.
Una sceneggiata.
Perché i simboli contano sì,
ma vanno rispettati e portati nel cuore,
tradotti negli atti di tutti i giorni, per non lasciare i nostri fratelli,
anche loro, a morire sulle loro croci delle loro disperazioni quotidiane.
I simboli non vanno semplicemente appesi al muro per lavarsi la coscienza
e ritrovare riferimenti rassicuranti, abitudinari e nulla più.
I cristiani sinceri sono i primi ad essere offesi,
sia da chi lo vuole levare sia da chi lo vuole lasciare come simbolo,
sì sì, e nulla più. Da chi ne fa una opportunistica battaglia politica.
Bambini, chiedete ai vostri insegnanti di parlarvi del dio cristiano,
di quello islamico, di tutti, di Dio insomma,
e dell’uomo bianco e di quello meno bianco o proprio nero, di tutti insomma.
Disegnateli, colorateli e appendeteli tutti sui muri delle vostre classi.
Ascoltate i vostri cuori e quelli delle persone pulite e amorevoli.
Il resto no, l’ipocrisia non s’appende al muro,
lasciatela nelle tasche zozze degli adulti falsi.