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De: haiku04 (Mensaje original) |
Enviado: 27/05/2010 00:26 |
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Preghiera alla Poesia
Oh, tu bene mi pesi l’anima, poesia: tu sai se io manco e mi perdo, tu che allora ti neghi e taci.
Poesia, mi confesso con te che sei la mia voce profonda: tu lo sai, tu lo sai che ho tradito, ho camminato sul prato d’oro che fu mio cuore, ho rotto l’erba, rovinata la terra – poesia – quella terra dove tu mi dicesti il più dolce di tutti i tuoi canti, dove un mattino per la prima volta vidi volar nel sereno l’allodola e con gli occhi cercai di salire – Poesia, poesia che rimani il mio profondo rimorso, oh aiutami tu a ritrovare il mio alto paese abbandonato – Poesia che ti doni soltanto a chi con occhi di pianto si cerca – oh rifammi tu degna di te, poesia che mi guardi.
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De: haiku04 |
Enviado: 04/04/2011 00:01 |
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Esempi
Anima, sii come il pino: che tutto l’inverno distende nella bianca aria vuota le tue braccia fiorenti e non cede, non cede, nemmeno se il vento, recandogli da tutti i boschi il suono di tutte le foglie cadute, gli sussurra parole d’abbandono; nemmeno se la neve, gravandolo con tutto il peso del suo freddo candore, immolla le fronde e le trae violentemente verso il nero suolo. Anima, sii come il pino: e poi arriverà la primavera e tu la sentirai venire da lontano, col gemito di tutti i rami nudi che soffriranno, per rinverdire. Ma nei tuoi rami vivi la divina primavera avrà la voce di tutti i più canori uccelli ed ai tuoi piedi fiorirà di primule e di giacinti azzurri la zolla a cui t’aggrappi nei giorni della pace come nei giorni del pianto.
Anima, sii come la montagna: che quando tutta la valle è un grande lago di viola e i tocchi delle campane vi affiorano come bianche ninfee di suono, lei sola, in alto, si tende ad un muto colloquio col sole. La fascia l’ombra sempre più da presso e pare, intorno alla nivea fronte, una capigliatura greve che la rovesci, che la trattenga dal balzare aerea verso il suo amore. Ma l’amore del sole appassionatamente la cinge d’uno splendore supremo, appassionatamente bacia con i suoi raggi le nubi che salgono da lei. Salgono libere, lente svincolate dall’ombra, sovrane al di là d’ogni tenebra, come pensieri dell’anima eterna verso l’eterna luce.
Pasturo, 10 aprile 1931
Lieve offerta
Vorrei che la mia anima ti fosse leggera come le estreme foglie dei pioppi, che s'accendono di sole in cima ai tronchi fasciati di nebbia -
Vorrei condurti con le mie parole per un deserto viale, segnato d'esili ombre - fino ad una valle d'erboso silenzio, al lago - ove tinnisce per un fiato d'aria il canneto e le libellule si trastullano con l'acqua non profonda -
Vorrei che la mia anima ti fosse leggera, che la mia poesia ti fosse un ponte, sottile e saldo, bianco - sulle oscure voragini della terra.
5 dicembre 1934
Pianura
Certe sere vorrei salire sui campanili della pianura, veder le grandi nuvole rosa lente sull'orizzonte come montagne intessute di raggi.
Vorrei capire dal cenno dei pioppi dove passa il fiume e quale aria trascina; saper dire dove nascerà il sole domani e quale via percorrerà, segnata sul riso già imbiondito, sui grani.
Vorrei toccare con le mia dita l'orlo delle campane, quando cade il giorno e si leva la brezza: sentir passare nel bronzo il battito di grandi voli lontani.
Nostalgia
C'è una finestra in mezzo alle nubi: potresti affondare nei cumuli rosa le braccia e affacciarti di là nell'oro.. Chi non ti lascia? Perchè Di là c'è tua madre - lo sai - tua madre col volto proteso che aspetta il tuo volto.
Kingston, 25 agosto 1931
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Che belle sono ... di una delicatezza ed una intensità particolari !
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L'allodola
Dopo il bacio – dall'ombra degli olmi sulla strada uscivamo per ritornare: sorridevamo al domani come bimbi tranquilli. Le nostre mani congiunte componevano una tenace conchiglia che custodiva la pace. Ed io ero piana quasi tu fossi un santo che placa la vana tempesta e cammina sul lago. Io ero un immenso cielo d'estate all'alba su sconfinate distese di grano. Ed il mio cuore una trillante allodola che misurava la serenità.
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Voce di donna
Io nacqui sposa di te soldato.
So che a marce e a guerre
lunghe stagioni ti divelgon da me.
Curva sul focolare aduno bragi,
sopra il tuo letto ho disteso un vessillo -
ma se ti penso all’addiaccio
piove sul mio corpo autunnale
come su un bosco tagliato.
Quando balena il cielo di settembre
e pare un’arma gigantesca sui monti,
salvie rosse mi sbocciano sul cuore:
che tu mi chiami,
che tu mi usi
con la fiducia che dai alle cose,
come acqua che versi sulle mani
o lana che ti avvolgi intorno al petto.
Sono la scarna siepe del tuo orto
che sta muta a fiorire
sotto convogli di zingare stelle.
*18 settembre 1937*
A.Pozzi
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