Le
estate degli ottanta erano estati
che
cominciavano prima
a
maggio ti strappavano i libri dopo solo sei ore
alle
otto di sera non avevi nemmeno voglia
di
mangiare
soffiava
il mare da riviera di chiaia
gli
autobus soffiavano di capelli neri
di
occhi neri pungenti
di
seni raccolti in cotone nero
che
occhieggiava dalle camicette aperte
che vibravano come il mare
non
si può vivere a napoli senza respirarne
a
fondo i colori
e
respirandole senti che qualcosa si sta confondendo
nelle
tue vene
Credo
marechiaro sia un grande molo
dove
scegliere se vivere il vento i profumi dell’aria
con
il foulard di pochi soldi.... tanto lottare
ma
alla fine riuscire a salire sulla sua barca a vela
Alla
fine magari ti saresti svegliato aprendo le finestre
al
profumo che veniva dal tirreno delle magie
avresti
bevuto a coppa da quel cotone nero
avresti
litigato con quegli occhioni sempre gelosi neri
avresti
riso o pianto entro quei capelli neri
Avresti
girato per i mercati comprando delle rose
avresti
preso il pesce appena pescato
chiaccherato
ai barbieri
bevuto
due o tre caffè senza pagare
L’avresti
vista bella come il sole
tua
su un tavolo
tua
sottobraccio scegliendo ogni volta
una
pizzeria sul molo
L’avresti
vista piangere… quando la bellezza
che
arrivava dal vento dei faraglioli gli scavava
grandi
vie nel cuore
L’estate
che gonfiava le macchine
era
troppo bella per indovinare fino a fondo il suo sorriso
Frachitiè
accumpagname stasera
il
grande ingegnere sulla solla dei suoi anni
aveva
scelto me per lasciarmi il suo cammino
Il
mio cuore allora mi diceva .. come mai tifi van basten
se
hai l’azzurro nelle vene
Ritagli
di quelle estati
grovigli
ai concerti… caldi…
gambe
fresche che si strinsero quella volta
sulla
mia mano che nella ola
per
non cadere sentì uno scoglio diverso
Mangiavo
uno due cinque ghiaccioli
con
i piedi nudi tesi alla finestra
mozzarelle
e pomodori con un filo di origiano
A pranzo e a volte anche a cena
mozzarelline della terra di benevento
puntate nella maglietta tipo lacoste
comprate al mercato
composte su jeans da fermare il fiato
chissà su quali piatti nella cucina
si sono poi chinate nelle sere
di tv e di fritto fra i vetri appannati
Le barche dondolavano leggere
le macchine si gonfiavano fra le luci
avevamo pochi soldi in tasca
il biglietto dell'autobus non timbrato nelle dita
scienza delle costruzioni... idraulica
pasta lasciata la sera fra due piatti
e nell'aria.... nell' estate che veniva
" piccerè... non te scetà
e non ce vo na strega che ti vo arrubbà ....