Notai
che questa volte fu lei a stringermi la mano, la ritrasse, me la
strinse ancora, ed io l’abbracciai dai fianchi, senza parlare, e
rimasi nei sui capelli fra i monti intorno che circondavano quella
valle buona nella sera.
Il
cuore diventò un battito solo mentre ci avvicinavamo a quella
chiesa, andiamo a trovarla, manca mezz’ora alle otto.
Il
prete sbuffò, disse che tra poco doveva chiudere, risposi
invece
che venivo dalla Sicilia apposta, che ero un architetto e che dovevo
assolutamente proporre un concorso di progettazione per una chiesa
prendendo a riferimento dalle arcate di che avessero il sapore della
poesia e della storia, non ne fu convinto ma mi ascoltò.
Continuai
dicendo che le nuove chiese sembrano senza spiritualità, e
che
è importante avere invece ambienti che contengono l’essenza di
qualcosa, ed io ho pensato che tratteggiare il volto di Ilaria quasi
in trasparenza era qualcosa di unico, e che nessuno meglio di chi
cura e vive questa dimensione lo puo’ capire.
Piegò
il capo come per risentire le ultime parole.
“ La
mia assistente sta andando a comprare un notes per riprendere
l’insieme, no, nessuna foto, e poi lo sa, le foto sono immateriali…
“
Rimase,
si guardò intorno ed allargò le braccia, gli dissi che dieci minuti
sarebbero bastati ad una buona mano, e che poteva venire anche lui a
controllare mentre lei disegnava.
“ No,
devo ancora rimettere qualcosa a posto sull’altare per domani, ma
mi raccomando, nè un minuto di più.
Quando
Iselle ritornò con il notes e la matita in mano mi disse scuotendo
il capo
“ che
imbroglione… che imbroglione che sei… e con queste che ci devo
fare
-
Tu disegna, disegna
Ed
in quel momento, mentre l’altare era lontano provai ad
accarezzargli le spalle mi fermai su quella pelle luminosa, e nelle
penombre mi accorsi da quanto non provavo una cosa simile. Mi
scappò…da una vita
Poi
guardando Ilaria pensavo che quel viso, il silenzio di quegli occhi
che parlavano anche se chiusi mi trasportassero in una dimensione
che... conoscevo... ed Iselle mi parve avesse altri capelli intorno
al medesimo sorriso.
Disegnava
a caso, anzi non disegnava, raggiunse la mia mano sulla spalla, “
tienimi,
“ No,
sto bene, di un bene che non capisco, è come se non fossimo qui, ma
in un posto che non era la prima volta che ci andavamo, un posto che
mi riconoscesse, e soprattutto, aiutami a dirlo, conoscesse anche ..
Gli
strinsi forte la mano ormai saldata alla mia..
“ Avete
disegnato
-
Si
grazie, ci basta, lei è stato gentile, solo che vederla, rapisce,
“ Rapisce…
lo dice a me.. anche me dopo quasi trent’anni che sto qui,
lasciate comunque qualcosa all’offerta, sa, abbiamo tanti lavori