Pregunta:
Usted habla de que muchas veces aprendemos a relacionarnos con la otra
persona a través de las máscaras. Me pregunto, ¿qué pasaría con un
esfuerzo unilateral? ¿Cómo va a reaccionar la otra persona que está
aferrada a un juego y a unas reglas ya establecidas? ¿Existe algo
positivo en mis máscaras?
Nunca
he visto nada positivo en las máscaras. Están puestas para proteger y
defender, ¿a qué? ¿De qué? Del mundo, de la gente, de los demás. ¿Qué
es, exactamente, lo que yo protejo con mis máscaras? ¿Qué defiendo? Si
yo lo comprendo, quizás esté más decidido a despojarme de ellas.
Usted
habla de un esfuerzo unilateral: si yo hago todos los esfuerzos y el
otro no hace nada… si yo me quito la máscara y él no se la quita, debo
comprender que tenemos que desistir de la idea y del deseo de cambiar al
otro. Solamente él se puede cambiar a sí mismo. Yo no puedo… apenas
puedo cambiar ciertas cosas mías, las que yo veo que no son buenas o que
no me resultan.
Si
quiero una comunicación, una unión, una verdadera relación con el otro,
necesito ver cuáles son los factores que no permiten e inclusive
impiden, esa relación. Y la presencia de máscaras, tanto en mí como en
el otro, obviamente impiden un acercamiento honesto. Entonces comprendo
que debo bajar la máscara, o por lo menos tratar de hacerlo. No puedo
estar pendiente de que el otro esté haciendo lo mismo. Si yo hago este
tipo de cálculos: “Si él lo hace, yo lo voy a hacer; si no lo hace, no
lo voy a hacer”, jamás se producirá la unión. Lo que debo hacer, lo que
tengo que hacer, es no calcular nada. El calculo va completamente en
contra de una buena relación.
Yo
necesito –y ya es bastante difícil– mirarme sólo a mí, tratar de
acercarme al otro sin máscaras y realmente intentar quedarme así por un
tiempo, aunque sea corto. Después podré ver lo que eso produce y si
logro resultados en mí y en el otro, eso me dará la fuerza para seguir
tratando. Pero lo primero es tratar. Yo le podría decir a usted qué
efectos produce este tratar, sobre uno mismo y sobre el otro, pero mi
palabra no puede sustituir su tratar.
“COME UNO COSTRUISCE IL SUO LETTO, COSì CI DORME” di De Salzmann de Etievan, Nathalie Postato da Gurdjieff Grupos Traduzione di Rita Napoli e Mario Fabi
RAPPORTO CON L’ALTRO *
Se per voi togliersi le maschere significa solo mostrare all’ altro tutti i propri difetti ... non preoccupatevi, lui li sa già.
Togliermi
la maschera mi avrebbe mostrato come sono, profondamente dentro di me. E
questo è quello che non vogliamo fare: ci togliamo la maschera solo per
convenienza, per dire all'altro, "Guarda, io sono arrabbiato con te."
Ma
non è quello che voglio dire. Questo è qualcosa di negativo e facile da
fare. Mi riferisco a raggiungere qualcosa di più interiore in me,
qualcosa di più intimo, veramente mio, impossibile ad esprimersi. In
generale, prendiamo le maschere più leggere nelle quali crediamo meno,
ma le più radicate, con le quali siamo identificati di più, non le
rimuoviamo. E il problema è quello di rimuoverle tutte e questo è molto
difficile, costa molto,e non siamo abituati a esigere da noi così tanto.
Ma se ci proviamo, un giorno potrà esserci la comunicazione da me a te.
Domanda:
Lei dice spesso che molte volte impariamo a relazionarsi con l'altra
persona attraverso le maschere. Mi chiedo, cosa avverrebbe se si fa uno
sforzo unilaterale? Come reagirà l'altra persona che si aggrappa ad un
gioco e a regole già stabilite? C'è qualcosa di positivo nelle mie
maschere?
Risposta:
Non ho mai visto nulla di positivo nelle maschere. Sono messe a
proteggere e difendere, cosa? Da cosa? Dal Mondo, dalla gente, dagli
altri. Che cosa è, esattamente, ciò che io proteggo con la mia maschera?
Quello che difendo? Se io lo capisco, forse sarò più determinato a
spogliarmi di essa.
Lei
parla di uno sforzo unilaterale: se io faccio tutti gli sforzi e
l'altro non fa niente ... se io mi tolgo la maschera e lui non la
rimuove, devo capire che dobbiamo abbandonare l'idea e la voglia di
cambiare l'altro. Solo lui può cambiare se stesso. Io non posso ...
posso solo cambiare certe cose su di me, che vedo non essere buone o che
non sono me.
Se
voglio una comunicazione, un unione, un vero e proprio rapporto con
l'altro, ho bisogno di vedere quali sono i fattori che non permettono o
addirittura impediscono quel rapporto. E la presenza di maschere, sia le
mie che dell'altro, ovviamente, impediscono un approccio onesto. Allora
capisco che devo abbandonare la maschera, o almeno provarci. Non posso
essere consapevole del fatto che l'altro stia facendo la stessa cosa. Se
faccio questo tipo di calcolo: "Se lui lo fa, anch’io lo faccio; se no,
non lo farò ", giammai l'unione si verificherà. Quello che devo fare,
quello che ho da fare è non calcolare nulla. Il calcolo va completamente
contro un buon rapporto.
Io
ho bisogno -ed è già abbastanza difficile, di guardare solo me
stesso,cercando di avvicinarmi all'altro senza maschere e davvero
cercare di osservarmi per un po', per quanto breve. Poi potrò vedere ciò
che questo produce e se otterrò risultati in me e, nell'altro, che mi
darà la forza di continuare a provare. Ma la prima cosa è provare.
Potrei dire a voi quali effetti produce questo provare, su sé stessi e
sull'altro, ma la mia parola non può sostituire la pratica (il vostro
provare).