Il 60esimo Festival.
Sanremo, Benigni tra gag e Inno di Mameli.
Il comico entrato a cavallo. Poi la "Lezione Magistrale".
Roberto Benigni è stato l'ospite d'onore della terza serata del Festival di Sanremo, il 17 febbraio. Il comico, che ha esordito con un «Viva l'Italia», si è presentato in sella a un cavallo bianco e ha prontamente ironizzato: «Lo ha pagato la Rai, come addomestica i cavalli la Rai!». E ha poi aggiunto: «Avevo un po' di dubbi ad entrare a cavallo perché di questi tempi ai cavalieri non va tanto bene». A seguire una pioggia di gag, innestate sulla lettura esegetica dell'inno di Mameli, sul modello di quello dei canti della Divina Commedia. Infine, il premio Nobel ha recitato i versi di Mameli.
Entrata a cavallo come Garibaldi
A tutto Inno, da Ruby al Risorgimento
«Sono qui solo per parlare dell'inno di Mameli» ha provato a convincere il comico sul palco dell'Ariston. Mentre spiegava i passaggi cruciali dell'inno, si è fatto però trascinare nella consueta incontenibile ironia: «La nostra nazione ha 150 anni. Una bambina, una minorenne». E poi: «Mameli quando scrisse l'inno aveva vent'anni, quindi era minorenne, perché la maggiore età si raggiungeva a ventuno. Comunque con 'sta storia delle minorenne non se ne può più». Oltretutto, «la cosa è nata proprio a Sanremo, con la Cinquetti che cantava Non ho l'età e si spacciava per la nipote di Claudio Villa». E quando alla fine ha pronucniato il nome di Ruby Rubacuori, si è rivolto al premier: «Silvio, se non ti piace, cambia canale, vai sul due: ma no, c'é Santoro!». Ancora su Ruby: «Abbiamo perso tempo a capire se era la nipote di Mubarak, ma bastava fare una cosa semplicissima, andare all'anagrafe in Egitto e vedere se Mubarak di cognome fa Rubacuori».
Nella spiegazione dell'inno il premio Oscar si è rivolto direttamente anche al leader della Lega Nord Umberto Bossi. «Dov'è la vittoria, le porga la chioma, ché schiava di Roma Iddio la creò. Umberto, è la vittoria che è schiava di Roma, non l'Italia! Umberto, il soggetto è la vittoria!». Per poi affondare: «Il federalismo è un'altra cosa. Qui parliamo dell'unità del Paese, che è la ricomposizione quasi religiosa di un corpo fatto a pezzi». E ancora, più avanti: «L'unità è talmente bella che permette pure che qualcuno dice: non la festeggio!».
Dall'Impero Romano,passando per la Divina Commedia che ha dettato le basi della lingua ed i colori della bandiera ( Paradiso - entrata di Beatrice vestita di verde,bianco e rosso) non tutti conoscono questa verità,fino ai giorni nostri tutto racchiuso e raccontato nelle parole dell'Inno italiano. Grazie Benigni hai tenuto per un'ora la platea dell'Ariston e gli italiani davanti agli schermi senza difficolta' come era prevedibile da un grande della Cultura come te.Da troppo tempo ci eravamo scordati da dove veniamo e chi siamo, perchè l'ignoranza regna sovrana.Fenice