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El rincón de la poesía: Poeti latinoamericani anche in italiano
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Respuesta  Mensaje 1 de 2 en el tema 
De: 2158Fenice  (Mensaje original) Enviado: 21/05/2013 05:29

                                                                                                                                                                                                                 

Mario Benedetti

 

Ésta es mi casa

 

No cabe duda. Ésta es mi casa
aquí sucedo, aquí
me engaño inmensamente.
Ésta es mi casa detenida en el tiempo.

Llega el otoño y me defiende,
la primavera y me condena.
Tengo millones de huéspedes
que ríen y comen,
copulan y duermen,
juegan y piensan,
millones de huéspedes que se aburren
y tienen pesadillas y ataques de nervios.

No cabe duda. Ésta es mi casa.
Todos los perros y campanarios
pasan frente a ella.
Pero a mi casa la azotan los rayos
y un día se va a partir en dos.

Y yo no sabré dónde guarecerme
porque todas las puertas dan afuera del mundo.
 
 
QUESTA E' LA MIA CASA


Non c'è dubbio. Questa è la mia casa
qui avvengo, qui
mi inganno immensamente.
Questa è la mia casa ferma nel tempo.

Arriva l'autunno e mi difende,
la primavera e mi condanna.
Ho milioni di ospiti
che ridono e che mangiano,
s'accoppiano e dormono,
giocano e pensano.
milioni di ospiti che si annoiano,
che hanno incubi e attacchi di nervi.

Non c'è dubbio. Questa è la mia casa.
Tutti i cani ed i campanili
ci passano di fronte.
Ma la mia casa è sferzata dai fulmini
e un giorno si spaccherà in due.

E io non saprò dove ripararmi
perchè tutte le sue porte danno fuori dal mondo.

da Soltanto nel frattempo 1948-1950
 
 
" Existe la raza de aquellos que no llegan a las palabras más que movidos por sus emociones,
y la raza de los que no llegan a las emociones más que movidos por las palabras ".  Victoria Ocampo
 

Il nome di Silvina Ocampo viene spesso associato, in senso riduttivo, a quello della sorella maggiore Victoria, a quello di suo marito Bioy Casares, a quello di Borges. Questa dimensione “satellitare” ha fatto sì che la sua opera fosse oscurata dai grandi nomi intorno a cui sembrava semplicemente ruotare, e a lungo è stata ignorata tanto dalla critica quanto dai lettori. In realtà, la produzione letteraria di Silvina Ocampo merita grande attenzione.
Nacque a Buenos Aires nel 1906, in una famiglia numerosa ed aristocratica. Assecondando le sue inclinazioni artistiche, studiò musica e a Parigi, con Giorgio De Chirico, disegno, per poi dedicarsi alla letteratura. Partecipò al circolo letterario legato alla rivista «Sur» e si dedicò alla poesia, al teatro e alla narrativa. In quest’ultimo ambito vanno ricordati Autobiografía de Irene (1948), La furia y otros cuentos (1959), Los días de la noche (1983), Cornelia ante el espejo (1988), Y así sucesivamente (1987).
Alcune opere sono il frutto di collaborazioni: con Adolfo Bioy Casares (con cui si sposò nel 1940) ha pubblicato Los que aman, odian, nel 1946, mentre con Juan Rodolfo Wilcock ha composto un’opera teatrale nel 1956: Los Traidores. Con Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares ha pubblicato la famosa Antología de la literatura fantástica.
è morta a Buenos Aires nel 1993.
In italiano sono state tradotte molte opere narrative di Silvina Ocampo: oltre alla famosa Antologia del racconto fantastico, riedita da Einaudi ancora nel 2007, sono stati pubblicati Autobiografia di Irene (2000), E così via (1989), Chi ama odia (1988), Porfiria (1973), I giorni della notte (1976). Sono stati anche pubblicati alcuni testi di letteratura infantile, come Il cavallo alato e L’arancia meravigliosa.

 

Critica - di Michele Lupo

 

Nemmeno essere dentro e in prima fila nella «scuola di Buenos Aires» e dei «cuentistas», gli scrittori di racconti fantastici che di tanto prestigio hanno goduto in Europa, ha fatto crescere più di tanto l’apprezzamento di Silvina Ocampo fuori dalla cerchia ristretta di pochi cultori forse non meno eccentrici di lei. Né, ogni volta che se n’è scritto o parlato, si è riusciti a evitare il riferimento alle sue prestigiose e ingombranti parentele, dalla sorella Victoria al marito Adolfo Bioy Casares, autentiche star della letteratura argentina del secolo scorso – per non dire dell’amicizia con Calvino, Wilcock o De Chirico di cui fu allieva pittrice. Ancora, assieme al marito e a Borges, la Ocampo realizzò la celebre Antologia della letteratura fantastica. Forse questa singolare scrittrice, capace di visioni strambe ed ellittiche ma spesso infallibili, avrebbe meritato uno spazio nel pantheon letterario meno incerto e sospettoso di quello che le è toccato in sorte.

La scrittura di Ocampo (pittrice più che potenziale…) è una festa per gli occhi, spesso le sue scene sono piene di dettagli, di vere e proprie collisioni visive che di colpo si risolvono – e certo Borges c’entra – in un esito metafisico improvviso e imprevisto.

Rispetto alla voga sudamericana che avvinse molti lettori italiani alcuni decenni fa, nell’arte di Silvina Ocampo, almeno in alcuni dei racconti qui presenti, vi è però qualcosa che in parte spiega la mancanza di un pubblico numeroso. A volte v’è un che di eccessivamente concettoso, una certa freddezza quand’anche non priva di sinistra amabilità, che mentre decifra e misura la distanza fra le persone, specie fra gli adulti e i bambini (filo conduttore di questi racconti), di fatto impegna il lettore su un piano che non è quello dell’empatia con i personaggi – spesso le loro azioni disorientano, i bambini di questa raccolta essendo imprevedibili, appunto innocentemente crudeli.

Così possono disorientare le scelte stilistiche della scrittrice, specie per i lettori frettolosi di oggi. Non aiuta il compiacimento intellettualistico per uno humor raffinato quanto elusivo, che rende problematica la partecipazione alla già misteriosa crudeltà dei bambini. Essa sembra provenire da un mondo altro, in una versione peculiare di un fantastico a noi prossimo, più sinistro che magico, di ragazzini beffardi pronti a creare effetti di realtà in alcuni casi illuminata di una luce nuova e mai vista prima; la condensazione delle immagini permette di esplorare microuniversi della coscienza vertiginosi, ma altre volte invece queste storie non sfuggono all’impressione di una eccessiva preoccupazione stilistica in cui le cose si perdono nell’ordito dell’artificio letterario.

I racconti sono quasi sempre molto brevi, di diseguale valore e costante enigmaticità. Come, è spesso stato notato, la personalità della scrittrice porteña. Però vale la pena di leggerli.

 
I racconti brevi


L’opera di Silvina Ocampo si caratterizza per una graffiante soggettività libera da ogni paura: nulla è ciò che sembra. Ogni suo personaggio sa descrivere con assoluta precisione ciò che osserva, ma da una prospettiva che fa tremare la realtà. Personalità eccentrica e complicata, arricchita da una sinistra amabilità e da una costante enigmaticità, spiazza e disorienta.
Lo sguardo che getta sul mondo è quello di una poetessa capace di cogliere, nei gesti più naturali e quotidiani, l’inquietante teatralità e doppiezza, denudando i sentimenti più nascosti.  Atipica, trasgressiva, spregiudicata, contraddittoria, donna che sorprende con una misura dell’eccesso che smonta i linguaggi tradizionali, negando qualsiasi riscontro di aspettative. Nel mondo narrato da Silvina Ocampo gli oggetti non se ne stanno mai dove dovrebbero, arrivando spesso ad una umanizzazione che affascina.
L’opera di Ocampo ha dovuto attendere a lungo il suo riconoscimento, tardivo ma entusiasta, da parte della critica che ha saputo infine cogliere, oltre le contraddizioni e i paradossi, forme particolarmente raffinate.

E così via
/ Silvina Ocampo ; trad. di Alessandro Meregalli e Angelo Morino. - 11. ed. - Torino : Einaudi, c1989. - 126 p. ; 23 cm

I racconti, quasi tutti brevi della raccolta sono molto ineguali sia per tono sia per ispirazione. Accanto a narrazioni feroci come Il rivale, esplorazione di una passione amorosa lungamente imbrigliata che sfocia in una tragedia ambigua, o Il destino, breve racconto che riesce a evocare emozioni torbide senza mai una parola di troppo, o ancora Le conversazioni, intreccio di passioni adolescenti e di attrazioni inconfessate, ve ne sono altre rarefatte e piene di humour come Lenzuola di terra, che dipinge il destino ineluttabile ma non tragico di un «vero» giardiniere, o La musica della pioggia, incontro tra intellettuali e un genio musicale molto precoce...

La penna magica : e altri racconti
/ Silvina Ocampo. - Roma : Editori Riuniti, 1989. - 204 p. ; 22 cm. - (I David ; 110)

I racconti di "La penna magica" oscillano tra una volontà scientifica di trasformazione della realtà e la rivelazione dell'orrore del quotidiano che si esprime in occasioni innocenti come la festa di compleanno di un bambino che i genitori hanno lasciato solo dove le invitate negano i regali ("Le invitate"). Un cameriere, per continuare a servire fedelmente i suoi clienti, e a sbeffeggiarli, ritorna dall'aldilà ("1l sinistro dell'Ecuador"). Una storia d'amore può non essere altro che un preludio al cannibalismo ("La parrucca")... Ne "L'albero inciso" è un bambino a uccidere il nonno pugnalandolo al cuore, per una causa parimenti futile: il nonno l'aveva castigato. Così lo schema dell'azione si sviluppa spesso a partire da situazioni banali, ma che smettono di essere banali per le loro cause, le loro conseguenze, e soprattutto per il brivido di certezza che percorre i fatti; la sicurezza che tutto debba essere così, che è bene sia così: non esistono colpevolezze. E per questo, la prevedibile inquietudine che queste storie provocano è un problema che riguarda essenzialmente il lettore, giacché i personaggi scivolano con serena indifferenza sull'orrore o sull'incomprensibilità.

Viaggio dimenticato
/ Silvina Ocampo ; a cura di Lucio D'Arcangelo. - Roma : Lucarini, c1989. - 106 p. ; 23 cm. - (Il Labirinto ; 20)

"Viaggio dimenticato" deve il suo fascino a ciò che non è detto ed è solo adombrato, a ciò che sta dietro il racconto: immagini, sequenze o flash dotati di una strana forza, che come nei sogni non significano propriamente, ma illudono a qualcosa di remoto, che abbiamo perduto per sempre. In "La testa attaccata al vetro", "Il venditore di statue" e "Il passaporto perduto", il fantastico ha la consistenza dei sogni, o degli incubi. Altre volte sono gli equivoci quotidiani, le sottili astuzie della vita, ad alimentare il racconto,come in "Speranza a Flores" e "Il vestito verde oliva", o le fatalità più cieche, quelle che in "Soffitto di lucernari" e "Il ritratto fatto male", fanno esplodere crimini domestici a lungo covati... Si percepisce in questi racconti come un retrogusto che non riusciamo a identificare, e che ci spinge a provare ancora, a inseguire una conoscenza che risulterà alla fine sicuramente mortale.

Autobiografia di Irene / Silvina Ocampo ; trad. di Angelo Morino. - Palermo : Sellerio, c2000. - 150 p. ; 17 cm. - (La memoria ; 482)

I cinque racconti riuniti sotto il titolo Autobiografia di Irene appaiono nel 1948, a Buenos Aires. I protagonisti di questi cinque racconti sono bambini, uomini e donne che sembrano non avere ancora la coscienza del male (e la capacità di servirsene) come gli altri della successiva produzione letteraria della scrittrice,ma l'indagine psicologica e morale,la rappresentazione minuziosa di ambienti,la ricchezza e l'acutezza poetica dei mezzi stilistici,raggiungono già un elevato grado di giudizio.

Isis / Silvina Ocampo ; traduzione di Francesca Lazzarato  ; traduzione di Francesca Lazzarato ; illustrazioni di Pablo Auladell. - Roma : Orecchio acerbo, c2007. - [16] c. : ill. ; 32 cm. - (Lampi)

 
Imperturbabile, silenziosa, immobile, schiva. Nulla pare interessarla, né le bambole, né i libri, né gli amici. Passa ore e ore affacciata alla finestra, ma i suoi occhi verdi sembrano non accorgersi della vita che le scorre a fianco. "A che le serve avere gli occhi così grandi, se non vede nulla?", dice la gente. Ma non è che Isis non veda, Isis non guarda. Non vuole essere distratta. Non vuole che la vita, i desideri, le speranze degli altri la distolgano dalla sua misteriosa metamorfosi. Lo sguardo fantastico di Silvina Ocampo, attraverso l'interpretazione di uno dei più interessanti fumettisti spagnoli contemporanei, apre scorci di realtà oltre l'assurdo.

Un'innocente crudeltà
/ Silvina Ocampo ; a cura di Francesca Lazzarato. - Roma : La Nuova frontiera, 2010. - 185 p. ; 21 cm. - (Il basilisco)

è impossibile, leggendo i racconti di Silvina Ocampo, non concordare con Borges che li definiva di una "innocente crudeltà" soprattutto quando riguardano l'infanzia, tema prediletto dall'autrice che lo coniugava alla morte, a un sotterraneo erotismo, a un umorismo lieve e sinistro e al repertorio di tabù, paure, segreti e sospetti racchiusi nel cerchio in apparenza protettivo della famiglia. Il filo conduttore di questa antologia è appunto rappresentato da bambini e bambine narrati senza concessioni al mito dell'infanzia come "età d'oro" e intenti a spiare il mondo dietro porte socchiuse, a decifrarlo, a commettere serafici delitti quanto a esserne vittime. Il tutto illuminato da uno sguardo di straordinaria originalità e dalla splendida scrittura della più grande autrice argentina del '900.

 

Silvina Ocampo

Ruego

Quiero otras sombras de oro, otras palmeras
con otros vuelos de aves extranjeras,
quiero calles distintas, en la nieve,
un barro diferente cuando llueve,
quiero el férvido olor de otras maderas,
quiero el fuego con llamas forasteras,
otras canciones, otras asperezas,
que no haya conocido mis tristezas.

 

Richiesta

Voglio altre ombre dorate, altre palme
con altri voli di uccelli stranieri
voglio strade differenti, nella neve,
una fanghiglia differente quando piove,
voglio il fervido odore di altri legni,
voglio il fuoco con fiamme forestiere,
altre canzoni, altre asprezze,
che non abbia conosciuto le mie tristezze.
(traduzione: Federico Guerrini)

 
 
 
Feliz Martes
 
Fenice
 
 
 
 
 



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Respuesta  Mensaje 2 de 2 en el tema 
De: karmyna Enviado: 22/05/2013 02:07
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